El Paso. Serve ragionarci. Taccuino americano 2019

El Paso e i fatti accaduti ieri meritano una riflessione. Prima di tutto vanno distinti due aspetti: quello criminale che segue le norme del codice penale e quello sociologico-politico, tutto aperto in discussione.

In questa sede non c’è interesse a commentare la parte penale che coinvolge un crimine di massa. Al contrario, sempre in questa sede, si desidera approfondire gli aspetti di politica sociale che emergono dai fatti di El Paso.

El Paso è una città degli Stati Uniti non il Messico del Nord. Ne consegue che negli Stati Uniti si parla americano e vigono le leggi statunitensi.

Rispetto a questo ragionamento in tutta la parte meridinale degli Stati Uniti ci sono radio e TV in spagnolo parlando liberamente una lingua straniera. Non è finita. Ne negozi statunitensi del sud, i clienti ispanici “pretendono” d’essere serviti nella loro lingua, pur residenti negli Usa. Qualcosa non quadra.

Ovviamente il problema non è solo semantico, ma culturale.

L’immigrazione inter razziale è fortemente sconsigliata (su questo aspetto l’Italia affonda miseramente) ma quando va per forza di cose accettata, serve un programma sociale d’assimilazione.

Il “melting pot” funziona quando tutti vogliono essere americani convergendo su un punto di comportamento comune e collettivo. Unica lingua, moneta, scuola, valori e possibilità lavorative. Con queste prospettive si giura sulla bandiera di un solo paese e si diventa americani.

Fuori dalla prospettiva del “melting pot” (minestrone di culture con un unico pasto e piatto dove mangiare e cuoco che cucina) nell’immigrazione inter razziale, resta molto probabile e di facile previsone lo scontro sociale.

I migliori processi d’integrazione avvengono SEMPRE nell’ambito della stessa cultura. Infatti gli irlandesi sono ben integrati con gli anglosassoni e a forza ci sono entrati anche gli italiani (latini). Comunque quest’ultimi, con tedeschi e irlandesi infine inglesi sono certamente Occidentali.

I latini sono una cultura molto vicina agli Occidentali, rappresentando però un assetto comportamentale ben definito, che è possibile integrare lavorandoci sopra su un piano di convergenza sociale se costretti alla convivenza.

E’ ovvio che qui si sta cercando d’allineare latini con Occidentali, non certamente islamici e africani.

In tutta questa riflessione c’è un concetto di fondo spesso oggi tradito: il CONCETTO DI NORMALITA’.

E’ normale quel comportamento comune tra la gente che crea compatezza sociale e serenità di relazione. E’ anormale quel comportamento “originale” che cerca l’esibizionismo e la visibilità a tutti i costi.

NASCE A QUESTO PUNTO UN PROBLEMA: quanta anormalità/originalità si può permettere una società democratica?

In Europa si è abusato nella tolleranza verso l’anormalità e per questo le società civili europee sono in aperta crisi (Brexit, Francia, fallimento dei conti italiani etc..).

La società statunitense sta facendo i conti con minoranze ricattatorie che non vogliono integrarsi.

Da qui il bisogno del muro al confine messicano per fermare l’ingresso facile e la formulazione di una nuova politica di convivenza sociale, che comprenda l’espulsione di chi non è americano.

All’Italia non resta che imparare, temendo alte El Paso nel cuore delle grandi città.

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