Dopo la sberla, come si suol dire, verso l’industria siderurgica italiana ora il peggio.
Vediamo da dove cominciare. Essendo l’argomento complesso è opportuno procedere per punti semplificandone la presentazione:
– nel commercio di prodotti siderurgici (come in altri ambiti merceologici, ma in questo settore in forme ancora più importanti e inusuali) l’affidabilità del cliente è sostenuta da un’assicurazione che ne garantisce la solvibilità;
– sostanzialmente l’onorabilità dei debiti dei clienti è sorretta da una polizza assicurativa;
– le imprese d’intermediazione affidano un pacchetto di clienti all’assicurazione, vedendosi assegnare un rating d’affidabilità o anche il diniego alla copertura; (i rating assomigliano ai voti scolastici partendo da 1 a 10 oppure, in alcuni casi al contrario, ma basta solo informarsi sulla progressione sperando sempre in un 5 per ogni caso);
– gli aggiornamenti relativi a revoche o riduzioni parziali del fido sono quotidiani mediante dispacci inviati mezzo email;
– le compagnie d’assicurazione del credito in Italia sono sostanzialmente 4;
– un aspetto curioso è quando diverse compagnie indicano rating opposti sullo stesso nominativo, come se non avessero accesso a una comune centrale rischi e questo comportamento potrebbe anche causare la chiusura dell’attività! Emerge da qui un fatto nuovo: nell’era in cui Equitalia sbanda nell’applicazione della legge, producendo una frattura sociale, la selezione di mercato è realizzata da chi si affida a informazioni che possono anche essere discutibili. Qui i casi sono i più disparati e tristemente noti. Aziende che chiudono i battenti sepolte dalle cartelle esattoriali di Equitalia, con un innegabile danno sociale, misurabile anche in disoccupazione. È un tema scottante che verrà affrontato prossimamente.
Oggi siamo passati dall’era della privacy, alla “gogna pubblica”, in un’iper informazione non elaborata (superficiale e vecchia, ma i cui effetti sono attuali) che viaggia per raccomandata e nei terminali della pubblica amministrazione; Ecco in cosa si concretizza il dopo la sberla
– accade che il rivenditore che ha venduto al cliente affidabile (secondo il rating dell’assicurazione) si trova poi a dover gestire un insoluto imprevisto. In questo caso non si ha interesse a informare l’agenzia, subendo l’aumento del premio assicurativo (ovviamente dipende dall’entità dell’insoluto e dalle proposte offerte dal cliente per rimediare) Normalmente è la stessa agenzia d’assicurazione a invitare alla pazienza e tolleranza. Qui è opportuno rammentare quanto l’insoluto sia sempre la risultante di una scelta che favorisce uno a scapito dell’altro;
– pare che il sistema assicurativo, in ambito siderurgico, stia operando in condizioni difficili, ricevendo meno di quanto è costretto a liquidare. Ecco che viene naturale pensare a un’incognita, che potrebbe assumere le sembianze di “tracollo finanziario”. La sensazione è che la criticità del settore sia stata trasferita dai bilanci poco trasparenti degli operatori al sistema assicurativo, portando quest’ultimo a un rischio, neppure tanto remoto di collasso (quasi in analogia al sistema bancario come avvenuto nel 2009 in Europa e negli Usa).
Che si fa dopo la sberla?
Scrivere queste righe solo per mettere nero su bianco, quando tutti sanno-sospettano e non vogliono dire è troppo poco. I tempi impongono risposte, anche se spesso le persone non sono adeguate.
La soluzione è la stessa già applicata per le banche, non ultimo il Monte dei Paschi solo qualche mese fa.
Non serve nazionalizzare, ma rifinanziare le assicurazioni, come già per il sistema bancario.
Anzi, in questo caso, a differenza delle banche, che benché salvate da miseri fallimenti, proseguono nel lesinare credito alle imprese, nel caso del sistema assicurativo, il beneficio alle aziende è immediato. C’è però un altro problema: l’attuale legge fallimentare è troppo garantista, nel senso che consente a un esercito di furbetti, di scaricare le responsabilità e questo non può più accadere come già fatto, perché appesantisce il salvataggio del settore del credito nel siderurgico.
Si è corretto, si sta parlando di salvataggio anche se la sola parola appare allarmista. Si tratta di una strategia d’uscita dal “dopo la sberla”.
Unitamente ai 100 miliardi di euro (a seconda della giornata diventano 70 o 50) di debito della PA verso le imprese italiane, ora c’è da valutare eventualmente come intervenire con le assicurazioni che lavorano nel settore siderurgico, se mai dovessero chiedere aiuto. L’articolo è scritto per i lettori, ma in realtà è una grana per gli economisti, le associazioni di categoria e il Governo (evito commenti su quest’ultimo perché rischio d’essere caustico, non come uomo di parte, ma in qualità d’italiano).
Per quanto tempo possiamo resistere così senza una revisione del sistema