Il crollo della Cina per aver troppo osato senza avere i fondamentali. Recentemente Il Sole 24 Ore (23 giugno 2017) pubblica un articolo quasi nascosto tra le pagine. L’argomento sono gli interessi applicati dalle banche in Cina. Emerge che quelli a breve, sono più alti di quelli sul lungo periodo. Esattamente come fu in Grecia prima del crollo.
Il crollo della Cina è stato molte volte descritto in queste pagine. Ne consegue che è un argomento abituale, dibattuto e studiato troppe volte. Adesso “deve avvenire sul serio”, lo stiamo attendendo. Finalmente ci sono degli ulteriori riscontri a conferma del crollo del sistema cinese. Il già citato quotidiano economico italiano, Il Sole 24 Ore, opera in regime di monopolio. Quindi la sua attendibilità è dubbia. Comunque a fine giugno 2017 segnala
Il titolo del giornale si chiama “Se la cura del debito va in testacoda” scritto da Vito Lops. Onestamente il giornalista confronta i fatti cinesi con quelli disastrosi della crisi greca. Non solo, conferma il declassamento del debito pubblico cinese. La prima volta da 28 anni e finalmente! Qualcuno si sta svegliando sulla Cina. Il riferimento è a Moody’s e al declassamento da Aa3 a Aa1.
L’articolo però subito rassicura il lettore (questa è la missione della Confindustria). Il quotidiano della Confindustria non deve creare allarmismo, tutto resta sempre soft. Su questo possiamo anche essere in accordo tranne celare il rischio. Questo nascondere per tranquillizzare è ritenuto controproducente.
La Cina è una trappola perché è cresciuta troppo e in poco tempo. Non solo. Mancano in Asia le condizioni base per lo sviluppo del mercato. I fondamentali a cui ci si riferisce si chiamano democrazia & mercato. Allo stato, in Cina, c’è dittatura & comunismo. In queste condizioni la Cina resta NON sicura per investimenti a lungo tempo. Si conferma il crollo della Cina e delle sue illusioni di capitalismo senza fondamentali.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini