La democrazia si trova oggettivamente a un bivio tra disinteresse nel voto e voglia di manifestare. Quanto sta accadendo sia a Roma sia a Washington (e negli Stati Uniti in generale) esprime nuove tendenze sociali e politiche.
Il caso Trump
Donald Trump è stato democraticamente eletto con un programma politico ben definito. Finalmente abbiamo un politico che applica quanto dichiara. Le manifestazioni di piazza non intaccano minimamente la tabella di marcia della nuova amministrazione. Questo sconvolge ma educa una massa di superficiali non democratici. Ovviamente il diritto di manifestare è sacro ma non quando pregiudiziale. Nei confronti di Trump, le manifestazioni sono un pregiudizio. Lo sono perchè in anticipo sul naturale sviluppo della Presidenza. Lo sono perchè il voto si è appena espresso e Trump ha vinto. Lo sono perchè la sinistra non sa accettare la democrazia. E’ quanto avviene anche in Gran Bretagna con la Brexit. La domanda ora cambia: perchè “un esercito” di persone snobba il voto e poi protesta? La risposta è una: diseducazione.
Il caso Roma
In effetti ci sono molti eventi che convergono su Roma. Il sindaco si è rivelato una ragazza non adeguata al ruolo. Non è finita. C’è anche un Papa che non è adeguato al ruolo. La Chiesa non è certamente una democrazia e non dev’esserlo. Certamente “il Papa Bergoglio” è un ottimo direttore di marketing, difettando nella direzione della Chiesa. E’ un uomo di parte, non riesce ad essere globale ed ecumenico. In questo caso però, verso e contro il Papa, le manifestazioni d’insofferenza hanno un ruolo importante.
Concludendo: che cosa sta avvenendo?
In Romania le manifestazioni di piazza hanno avuto successo contro il governo relativamente a una certa nuova legge. In Gran Bretagna, per quanto si protesti, non cambia la Brexit. Negli Usa la piazza è per chi ha perso nella politica. A Roma il Papa e il sindaco, se dessero le dimissioni sarebbe meglio. Qual’è il filo conduttore di questi eventi?