Busta paga e la struttura fiscale, un confronto con l’area Ocse. E’ il secondo studio su base fiscale che viene pubblicato in questo sito. Il filo conduttore di ogni intervento è sempre lo stesso. IL FISCO E’ UN ASPETTO POLITICO. Ne consegue che alle elezioni va penalizzato il partito di governo che non è stato capace. Questo è il messaggio che si vuole offrire al lettore. Nel momento in cui l’Italia è in mano alla sinistra dal 2011, le conseguenze sono ovvie.
Busta paga e la struttura fiscale. Che vuol dire? Significa che nel 2017 il 31,1% del salario lordo è destinato allo Stato. Il terzo di paga trattenuto si articola tra un 9,5% per contributi e 21,6 in tasse. Dove entra la politica in questa geometria? E’ chiaro che qui non si parla di politica intesa come partito, ma scelta di modello sociale.
Le tasse pagano e sostengono lo Stato. I contributi le malattie e pensioni. Non abbiamo forse una società sempre più anziana? Ecco che francamente il “solo” 9,5% per i contributi potrebbe essere decisamente “poco”. Al contrario il peso dell’apparato statale, nei termini di un quinto della busta paga, risulta eccessivo. La soluzione? L’applicò il Presidente Ronald Reagan negli anni Settanta: privatizzazione dei servizi statali. Ecco la quadratura del cerchio. Lo Stato si ritira dalla gestione diretta dei servizi.
Da insegnante, devo purtroppo ammettete che non ricevo 84.5oo euro in cultura, cortesia, creatività, intelligenza. Qualcosa non funziona!
A fronte di una tassazione del 31,1% sulla busta paga, l’Ocse si attesta sul 25,5%. Ancora una volta qualcosa non funziona e siamo a 2. Proseguendo, emerge che il costo del lavoro in Italia è pari a 55.609 dollari/anno. La media Ocse è di 50.200 dollari. Il ragionamento potrebbe proseguire ma non è il caso d’intristirsi. Certamente ora è chiaro che un argomento, come busta paga e la struttura fiscale, ha una diretta rilevanza politica.