E’ impressionante notare come tutti, in Europa, convengano sul fallimento politico del progetto d’Unione Europeo, avviato nel 1958 e oggi in aperta crisi. Attenzione all’uso delle parole: fallimento politico. Alla Ue (versione 1) s’imputa una non identificazione politica. Nessuno pone in dubbio il successo economico. Nonostante ciò non si può vivere di sola economia. Brexit è nata sopratutto per evitare l’assalto dell’immigrazione all’Europa dove l’Italia ha molta responsabilità. Alla fuori uscita britannica cova quella greca con Greexit. I greci hanno motivazioni squisitamente economiche per uscire sopratutto dall’euro più che dalla Ue. Nel frattempo s’affaccia l’Olanda come prossimo tentativo d’abbandono.
Tornado al tema di fondo, la Ue è riformabile? Onestamente si pensa di no. Il motivo di tanta negatività è nell’arroganza della comunità. L’appropriazione indebita dell’idea d’Europa dentro la Ue, quando coglie appena 27 paesi su 46. L’identificazione della moneta unica con l’Unione. La legislazione comunitaria sbagliata che mortifica le produzioni locali. L’assenza di programmi scolastici condivisi. Non c’è una polizia della Ue, un esercito. Addirittura mancano le divise uniche. Non parliamo di mezzi condivisi. Oggettivamente di comunitario nella Ue c’è poco.
Probabilmente è saggio salvare la parte buona dell’Unione: quella economica e rivedere il tentativo politico ancor oggi immaturo. Questo significa chiudere per fallimento la parte politica della Ue1. Sciogliere il Parlamento e ogni struttura annessa. Quindi procedere con un comitato di rilancio politico dell’Unione che formi un progetto. Infine ottenere il singolo voto favorevole per nazione e rilanciare il progetto per la Ue2. Tutto qui. Auguriamoci buon lavoro. Grazie Brexit.