Tempo fa, il Governo, ha emanato una disposizione per finanziare fino a 25mila euro le piccole imprese. Successivamente si è capito che non sono 25mila euro, ma il 25% della dichiarazione dei redditi dell’anno fiscale 2019. Comunque il Governo si fa garante del prestito. La procedura è stata affidata al sistema bancario.
22 giorni fa, il 15 aprile, una professionista di Milano, attiva nel settore della sanità, ha attivato la richiesta alla rispettiva banca. Tale richiesta è stata inoltrata utilizzando il modello Allegato 4-bis come previsto dalla legge.
Oggi, 7 maggio la banca finalmente risponde. L’Istituto di credito NON elargisce il 25% della dichiarazione dei redditi (pari a 5.800 euro) perchè:
- non ha ricevuto in pdf la richiesta;
- la banca richiede obbligatoriamente la presenza di un conto corrente “business”. Si precisa che il costo di questo conto è “esoso”. Un professionista dovrebbe avere 2 conti correnti bancari: privato e aziendale. SI PRECISA CHE NON C’E’ SANZIONE NEL SENSO CHE LA LEGGE NON OBBLIGA AD AVERE 2 CONTI CORRENTI BANCARI. Nonostante ciò, il dettaglio, rappresenta l’appiglio della Banca di Milano per non erogare il prestito “garantito”. L’allegato 4 – bis è respinto al mittente.
Questa situazione è ben diversa da quella dell’INPS che NON eroga i 600 euro su un conto corrente cointestato. L’INPS desidera l’individuazione del personaggio che gode del sostegno pubblico che deve avere un SUO conto corrente bancario.
Per il sistema bancario invece, che già da anni ha conoscenza del cliente, la tipologia del conto corrente bancario appare una scusa.
La banca milanese afferma che “è la legge che impone la presenza del conto aziendale”. Questo non è vero. La LEGGE IMPONE, MA NON SANZIONA LA PMI CHE NON USA IL CONTO AZIENDALE MA HA UN SOLO CONTO CORRENTE.