Albergo spaziale. Prof Carlini corrispondente estero

Il passaggio dal presente al futuro si chiama fotovoltaico.

Il passaggio dal presente al futuro si chiama fotovoltaico.
di Giovanni Carlini da Las Vegas

L’idea di un albergo in orbita intorno alla Terra o sulla Luna, assomiglia più al concetto “balle spaziali” che a un effettivo progetto realisticamente studiato. Sicuramente chi dovesse partecipare a queste iniziative, in termini di studio e ricerca, non solo impara ma riceve un ritorno di pubblicità e autorevolezza immenso. Si tratta di quelle occasioni che non si possono perdere.

Il fotovoltaico quale fonte energetica nello spazio

Che l’albergo sia sotto il livello del mare o nello spazio, i suoi punti critici sono essenzialmente due: una tenuta idraulica che consenta, anche in fasi difficili la conservazione delle condizioni vitali all’interno della struttura e un approvvigionamento energetico fotovoltaico efficace.
Attualmente la NASA non ottiene una resa maggiore del 40% nel fotovoltaico. La realizzazione di strutture abitative permanenti (un laboratorio come una caserma o un albergo) fuori dalle normali condizioni che oggi conosciamo, richiede che il rapporto tra superficie esposta ed energia ottenuta, sia almeno 10 volte di più. Quindi la partita che si sta giocando per concretizzare opere di questo livello, non è tanto nel “costruire la fantasia”, quanto nel rivoluzionare le attuali tecnologie.

Che cosa si sta realizzando

L’idea di un albergo spaziale è sicuramente affascinante anche se le prospettive future dell’economia mondiale, non giustificano i budget con cui questi progetti sono stati lanciati qualche anno fa. Comunque che l’albergo sia lunare o in orbita intorno alla Terra, questa tendenza rientra in una serie di progetti per hotel di lusso che stanno arrivando a completamento.

I tempi di realizzazione

a) 2014 il Commercial Space Station Skywalker (www.bigelowaerospace.com)
b) 2015 il Galactic Suite (www.galacticsuite.com)
c) 2050 il Lunatic Hotel (www.lunararchitecture.com

Più nel dettaglio nel prossimo 2014 la Bigelow Aerospace aprirà al pubblico il “Commercial Space Station Skywalker”. L’albergo, assemblato negli stabilimenti di Las Vegas, già in questi mesi del 2010, il cui costo complessivo è per ora di 500 milioni di dollari, inclusa la messa in orbita, sarà collocato a 515 km dalla Terra. Una camera con vista costerà un milione di dollari a notte.
Sul Galatic Suite, in progetto per il 2015 ci sono molte informazioni pubblicitarie, ma poche tecniche.
Per il 2050 lo studio d’architettura di Londra, Wimberly Allison Tong & Goo www.watg.com e l’architetto olandese Hans-Jurgen Rombaut, dovrebbero inaugurare il “Lunatic Hotel”, un albergo sulla superficie lunare costituito da due torri.

Le conseguenze sullo stato della tecnica

Questo tipo di idee, che spesso ha portato sul lastrico coloro che erano ricchi prima di avventuracisi hanno comunque un senso, perché spingono enormemente la ricerca scientifica e il conseguente affinamento nelle tecniche costruttive, apportando migliorie nelle rese energetiche.
Qualsiasi progettista e impresa che partecipi a ognuna di queste realizzazioni, ne ha da guadagnare in crescita professionale, studio e quindi anche come pubblica immagine. Ciò indipendentemente dalla futura sostenibilità gestionale dell’albergo tra i suoi costi e ricavi.

Aspetti tecnici

L’albergo spaziale orbitante, costruito dalla Bigelow Aerospace, progressivamente posto in orbita, rappresenterà la prima struttura privata nello spazio. Il complesso è dotato di 140 pannelli solari fotovoltaici e di batterie per produrre l’energia, confermando quanto l’unica sicura fonte energetica nello spazio (e per il futuro) sia quella fotovoltaica. Nel 2014 è prevista l’apertura dell’intero complesso articolato su 3 celle BA330. In origine erano stati progettati 3 Sundancer di 180 metri cubi l’uno. Proseguendo nello studio ci si è accorti che il rapporto qualità prezzo non era conveniente, per cui si è dovuti arrivare al BA330 di 330 metri cubi.

La scelta d’alimentare i bisogni energetici dei BA330 con soluzioni fotovoltaiche, deriva dalla facilità con cui essi raccolgono i raggi solari in termini di 1.366 watts al mq, quando sul nostro pianeta la resa media oscilla tra i 60 e i 140 watts/mq a seconda del materiale con cui è costruito: silicio amorfo capace di 60 watts, silicio mono/policristallino con 140 watts e il tellururo di cadbio per 105 watts. L’obiettivo non è solo quello di garantire una resa maggiore 10 volte rispetto la Terra, ma una continuità nel tempo oggi sconosciuta, per ridurre il bisogno di manutenzione e sostituzioni. Attualmente la durata dei pannelli fotovoltaici è al massimo di 30 anni con garanzia fino al ventesimo e rese massime dell’80% del valore iniziale.
La sfida per la nuova tecnologia non è tanto quella d’arrivare a 50 anni di durata del pannello ma, pur mantenendo gli attuali tempi, contrarre il numero di manutenzioni necessarie.

La vera scommessa

Da indiscrezioni non confermate, provenienti dalla Bigelow, il vero quanto immediato obiettivo della casa costruttrice di Las Vegas, non è tanto quello di porre in orbita un albergo, quanto introdurre un livello di modiche e migliorie, nell’attuale tecnologia fotovoltaica, che sia rivoluzionario per rese e quindi numero di pannelli necessari.

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