Al 30 Aprile 2010 il rapporto metalli studiato dal prof Carlini

Al 30 aprile il rapporto metalli studiato dal prof Carlini

Aggiornamento al 30 aprile 2010 di Giovanni Carlini

Fonti:
– Quotazioni Ufficiali London Metal Exchange – indici LME, COMEX e NYMEX.,
– Quotidiano: Il Sole 24Ore e suo sito “Metalli 24 materie prime”
– Associazioni: Assofermet e Camera di Commercio di Milano

CONSIDERAZIONI A CARATTERE GENERALE E PROIEZIONI FUTURE

Le linee di tendenza
Come noto a tutti, i prezzi delle materie prime sono in costante crescita grazie all’ingresso massiccio (maggiore rispetto a quanto avvenuto dal 2004) in questo settore della speculazione. Prima si avventuravano nei metalli di base solo intrepidi investitori, oggi il pensionato che passeggia nella piazza del paese, discute di ferro e alluminio allo stesso livello di azioni Fiat e IBM od obbligazioni tipo BOT e CCT. Apparentemente questo processo potrebbe sembrare un passo in avanti verso la democratizzazione del mercato (perché se molti ne hanno delle porzioni, nessuno può imporre le tendenze) ma in realtà, osservando da trent’anni il mondo della finanza, ho sempre visto un crollo, piuttosto severo, ogni volta che il bene, l’azione, o l’obbligazione si sgancia dal suo reale ancoraggio al mondo del fare e dell’impiegare. Oggi i prezzi non rispettano “i fondamentali” si dice in gergo, ma si vuol intendere che il prezzo non rispecchia i costi d’estrazione e il suo valore d’uso nella trasformazione in manufatto. Questo fenomeno tecnicamente si chiama “rottura del mercato”. Cosa ci sia da attendersi da questa tendenza, lo ha già espresso il Presidente degli Stati Uniti, quello del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, quindi della FED e della Banca Centrale Europea; ovvero il pericolo per un “secondo colpo” nella crisi, che gli economisti più lungimiranti descrissero un anno fa, come “curva a W”. Che poi questo pericolo si concretizzi (vedi Spagna e Grecia) è un altro argomento, resta il fatto che sia saggio pensarci e prepararsi. Ecco il punto. Filosofeggiare che accada o no, questo secondo colpo della crisi, non è saggio, il punto è cosa fare per prevenire questa ipotesi! I limiti della presente rubrica non consentono d’entrare nelle strategie aziendali, però una completa rivisitazione del metodo di fare impresa è il minimo per restare sul mercato.
Qui di seguito si dà notizia degli andamenti dei prezzi nei più mercati che indicano incrementi, ma sui quali s’invita il lettore più attento, a non confondere crescita dei valori con sicurezza del mercato e quindi ricchezza, perché questa è la vera trappola dei mesi che stiamo vivendo.
Uno sguardo sul mercato nordamericano: la tendenza degli zincati
Sul mercato americano le offerte cinesi, relative agli zincati a caldo (HDG) G30 (0,30 mm x 1,04 m) restano stabili a 900 dollari la tonnellata CFR FO porti del Golfo Usa mentre gli HDG G90 (0,48 mm x 1,219 m) salgono di 50 dollari negli ultimi sette giorni, portandosi a 950 dollari la tonnellata CFR FO porti del Golfo Usa. Le stesse merci importate dall’India hanno un andamento similare:gli HDG G30 sono in crescita tra i 50 e i 70 dollari la tonnellata, per cui quotano 1.000 dollari CFR FO porti del Golfo Usa. Gli HDG G90 sono anch’essi in salita di 60 dollari la tonnellata, portandosi a ridosso dei 1.000 dollari CFR porti del Golfo Usa.
Il terzo grande paese esportatore di zincati negli Usa, Taiwan, segue un percorso di prezzo similare ai cinesi e indiani. L’HDG G30 è in aumento di 50 o 70 dollari la tonnellata, giungendo a 1.000 – 1.020 dollari CFR FO porti del Golfo Usa. Gli HDG G90 proseguono la loro salita di prezzo tra i 50 e i 60 dollari la tonnellata, con prezzi intorno ai 1.000 dollari CFR FO porti del Golfo Usa.

Linee di tendenza dei tubi saldati sul mercato indiano

Nel corso della primavera i prezzi dei tubi saldati indiani sono rimasti stabili, sia a livello locale che sull’export. La domanda locale è discreta, mentre sono leggermente diminuite le richieste provenienti dall’estero, in particolare dall’Europa, dove i prezzi interni risultano essere più convenienti. Attualmente, su questo mercato, le quotazioni dei tubi neri elettrosaldati (ERW) da 1″-6″ a norma BS 1387 sono comprese tra 780 e 820 dollari la tonnellata franco produttore, mentre quelle degli ERW neri da 7″-14″ gravitano attorno ai 790 franco produttore.
Sull’export i produttori indiani propongono gli ERW neri da 1″-6″ a norma BS 1387 tra i 750 e gli 800 dollari la tonnellata FOB, infine gli ERW zincati da 1″-6″ a norma BS 1387 sono a 850-900 dollari FOB.

Dove la crisi si fa pesante: la Spagna

Il mercato spagnolo del tubo senza saldatura rimane depresso, nel contesto di un’ economia nazionale in forti difficoltà, non è affatto escluso possano colpire altri paesi europei oltre già la Grecia. Si torna su un vecchio ragionamento più volte fatto: troppo velocemente si è liquidato il rischio di un secondo colpo della crisi. Nel dettaglio, una domanda troppo fiacca ha determinato una diminuzione dei prezzi locali di 30-60 dollari la tonnellata, in aprile.
Nel 2009 il PIL della Spagna è diminuito del 3,8%, il primo risultato negativo dopo 16 anni di crescita ininterrotta, mentre il tasso di disoccupazione è fra i più alti in Europa. Gli operatori sono convinti che sarà necessario molto tempo, per assistere a un risveglio del mercato del tubo senza saldatura, un risveglio che non potrà prescindere da un massiccio programma statale di investimenti verso le infrastrutture.
Andamento deludente della produzione industriale in Francia + 0,6
In base ai dati ufficiali, a gennaio 2010 la produzione industriale francese ha segnato un incremento dello 0,6% rispetto al mese precedente e un calo dello 0,7% in confronto allo stesso periodo del 2009. Nello specifico, l’output francese di prodotti in metallo è diminuito dell’1,8% su base mensile e dello 0,3% in termini d’anno. Ancora, la produzione dell’automotive ha segnato -2,7% e -1,6%, mentre quella del settore delle costruzioni una riduzione mensile dell’1,9% e annua del 2,5%.

In Russia andamento più che favorevole nell’import di metalli ferrosi

In base ai dati delle autorità doganali russe nello scorso mese di gennaio il paese ha esportato: 2,27 milioni di tonnellate di metalli ferrosi – esclusi rottame, ghisa e ferroleghe – con un incremento del 14,8% rispetto al medesimo periodo del 2009, 1,2 milioni di tonnellate di acciai semilavorati (+11,5%), 776.700 tonnellate di acciai piani (+31,5%), 1,33 milioni di tonnellate di minerali ferrosi e concentrato (+78,8%), 133.700 tonnellate di coke e semi-coke (+7,9%), 163.300 tonnellate di ghisa (-8,6%) e 58.100 tonnellate di ferroleghe (-5,4%).
Nel primo mese del 2010 la Russia ha importato 241.100 tonnellate di metalli ferrosi (sempre escludendo rottame, ghisa e ferroleghe), +128,3% su gennaio 2009, e 46.000 tonnellate di tubi in acciaio (+57,5%).

Dal Giappone forti incrementi per gli zincati a gennaio

Secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità giapponesi, a gennaio le acciaierie locali hanno ottenuto un output di fogli zincati pari a 1,1 milioni di tonnellate, registrando un aumento del 2,74% rispetto a dicembre e del 74,36% in confronto allo stesso mese dello scorso anno. Si tratta della più alta produzione mensile dall’ottobre 2008.

Il protezionismo è ormai una costante nel nuovo mercato
Il Dipartimento statunitense del Commercio (DOC) ha applicato norme antidumping a carattere provvisorio contro le importazioni di alcune tipologie di tubi senza saldatura a largo diametro (LD) in acciaio comune o legato dal Giappone. Come noto, le indagini del DOC, sono iniziate il 29 luglio 2009 esaminando le consegne effettuate dall’1 giugno 2008 al 31 maggio 2009 da JFE Steel Corporation, Nippon Steel Corporation, NKK Tubes e Sumitomo Metal Industries Ltd.

Il prezzo delle bramme
Da aprile in poi sul mercato globale le quotazioni delle bramme, sono cresciute notevolmente a causa della ridotta disponibilità di materiale. Attualmente variano tra i 540 ed 550 dollari la tonnellata FOB porti d’imbarco del CIS e del Brasile (ovvero100 dollari in più la tonnellata rispetto a marzo) e in alcuni casi, i prezzi hanno addirittura superato i 600 dollari FOB porti d’imbarco.
Data la limitata disponibilità di materiale, alcuni laminatoi sono tornati sul mercato per ripristinare i livelli di scorte, consentendo ai fornitori di rincarare i prezzi (non attendevano altro) grazie anche all’incremento delle quotazioni dei coil laminati a caldo. In ogni caso i compratori si stanno limitando applicando strategie del tipo “acquisti sul venduto” o di scorta minima.
Nel complesso la domanda di prodotti finiti resta debole. Da segnalare la “lamentela” dei laminatoi per margini di guadagno ridotti perché, a loro dire, i costi delle materie prime continuano a crescere senza avere la possibilità di scaricare integralmente il valore sugli acquirenti. Concetti come questi sono stati più volte sottolineati nella rubrica di LAMIERA come “rottura del mercato”, ovvero si spezza il collegamento tra prezzi e acquisti. Per questi motivi, la stragrande maggioranza degli operatori, dubitano che gli attuali livelli di prezzo siano sostenibili e credono che nel corso del secondo semestre, non potrà verificarsi un altro considerevole aumento delle quotazioni, attendendosi dei ridimensionamenti. Se poi a questa previsione si somma anche quella del Presidente degli Stati Uniti, che non esclude un “secondo colpo” della crisi se non fossero varate nuove regole per i mercati finanziari, il quadro generale torna fosco.
In aggiunta, con la rimessa in attività, nel secondo trimestre di quest’anno, di molti impianti, la disponibilità di materiale aumenterà, lasciando presumere che ciò possa far cessare l’andamento positivo dei prezzi anche al netto della speculazione che resta il vero “ago della bilancia” indipendentemente dai flussi di domanda-offerta.
Anche per questo motivo, si vedano i recenti propositi dei governi occidentali per regolare i flussi speculativi capaci di snaturare il mercato.

Dubbi in Cina sui laminati a caldo
Per l’intera primavera, in Cina, i prezzi dei coil laminati a caldo (HRC) hanno proseguito l’andamento positivo generale, nonostante le attività commerciali siano rallentate portando una certa incertezza in merito agli sviluppi futuri. Nel dettaglio, i due prodotti principali per questa categoria, che sono l’HR Q235B da 5,75 mm x 1.500 mm e il 2,75 mm per 1.250 mm, che quotano rispettivamente in aprile, mediamente 579 dollari la tonnellata e 601, sono considerati ancora in crescita. Sul futuro dei prezzi anche in questo ambito non ci sono le idee chiare. Alcuni commercianti ritengono che gli attuali alti livelli di scorte, non avranno eccessive ripercussioni sui prezzi degli HRC e che, prossimamente il mercato verrà sostenuto dai rincari del minerale ferroso. Altri nutrono aspettative meno incoraggianti, sostenendo che la domanda, da parte degli utilizzatori finali sia ancora troppo modesta per gli attuali livelli di scorte, il che potrebbe portare a un calo dei prezzi. I commercianti temono inoltre che il governo centrale, che attualmente sta esaminando le problematiche relative alle capacità di output in eccesso, possa adottare misure restrittive per ridurre la produzione. Sull’export i produttori cinesi propongono gli HRC a 580-600 dollari la tonnellata FOB. Nell’ultimo periodo i prezzi sono stati sostenuti dall’andamento del mercato locale anche se la domanda dei clienti esteri non ha mostrato alcun segno di miglioramento. Nei prossimi mesi i prezzi degli HRC saranno più instabili, dato che i commercianti adotteranno un atteggiamento d’attesa.

Tendenze in Italia sul prezzo del tondo da esportazione

I produttori italiani stanno offrendo in aprile, il tondo di medie dimensioni, per il mercato internazionale, a 430/ 435 dollari la tonnellata FOB.
Andamento del prezzo sulle travi ad ali larghe (WFB)
E’ entrato in vigore dalle spedizioni del 1 aprile 2010, il nuovo extra rottame di Nucor – Yamato applicato sui prodotti strutturali che sale a 257 dollari la tonnellata, con un incremento di 55 dollari rispetto a febbraio. I prezzi base restano invariati.

Riorganizzazione della rottamazione in Russia

In Russia dall’8 marzo è partita la rottamazione. Nell’operazione, che durerà fino al prossimo 1 novembre, sono coinvolte 73 società dedite alla raccolta e al trattamento del rottame (distribuite su tutto il territorio nazionale) e oltre 1.500 concessionarie autorizzate. Si attende che vengano venduti almeno 200.000 nuovi mezzi, nel contesto di un mercato che nel 2009 ha visto il volume d’affari dimezzarsi. Il programma dovrebbe contribuire allo sviluppo del settore locale dell’automotive – e al relativo indotto – nel quale figurano tutte le più importanti case automobilistiche del mondo. L’unico punto di debolezza è rappresentato dal fatto che in Russia sono relativamente poche le strutture per la rottamazione con regolare permesso, anche se, obiettivamente questa potrebbe essere l’occasione giusta per potenziare l’intera filiera.
Clamoroso calo nella produzione di tubi in Ucraina

Secondo gli ultimi dati ufficiali, a febbraio Khartsyzsk Pipe Works (KhPW), controllata dal produttore ucraino Metinvest Holding (Metinvest), ha prodotto 353 tonnellate di tubi a largo diametro (LD) registrando un calo del 98% rispetto a gennaio (18.877 tonnellate).
Nei primi due mesi del 2010 l’azienda ha prodotto complessivamente 19.230 tonnellate di tubi LD, mentre nello stesso arco temporale dello scorso anno, aveva ottenuto un output di 90.732 tonnellate L’impianto KhPW ha una capacità produttiva annua pari a 1,6 milioni di tonnellate, che corrisponde a un valore mensile di 125.000 tonnellate. I media ucraini sostengono che quest’anno, KhPW ha praticamente interrotto la produzione.

I conti e le prospettive della russa Sevestral

Severstal ha pubblicato i risultati finanziari dello scorso anno. Nel 2009 il produttore siderurgico russo ha fatturato 13,05 miliardi di dollari, con un calo del 41,70% in confronto al 2008, chiudendo l’anno in perdita di 1,03 miliardi di dollari. Al termine del periodo ottobre-dicembre i buoni andamenti di Severstal Russian Steel e Severstal Resources, hanno permesso al gruppo, di registrare buoni risultati. Grazie alla forte domanda proveniente dall’estero e ai bassi costi di produzione, la divisione russa del gruppo ha infatti raggiunto nuovamente i livelli di produzione pre-crisi.
Lo scorso anno l’azienda ha speso un miliardo di dollari in investimenti per immobilizzazioni mentre nel 2010 investirà oltre 1,4 miliardi; questo dato testimonia una ritrovata fiducia nelle prospettive di mercato. Attraverso questo programma il gruppo intende migliorare la propria integrazione verticale, aumentare la capacità produttiva delle mini-mill russe, per soddisfare i crescenti mercati locali delle infrastrutture e delle costruzioni, accrescendo la propria competitività sui mercati statunitensi dei prodotti ad alto valore aggiunto.
Finalmente la ricerca applicata ci offre un nuovo acciaio ultra resistente
L’acciaieria finlandese Ruukki ha annunciato il lancio di un nuovo acciaio strutturale, denominato Optim 960 QCW, il quale è dotato di elevata resistenza all’usura e alla corrosione atmosferica.
In un comunicato dell’azienda, si afferma che il materiale in questione risulta essere particolarmente indicato per la realizzazione di container, gru e bracci di lavoro, dove il metallo deve sopportare un notevole stress meccanico e, al contempo, esposto agli agenti atmosferici.

COMMENTO ALL’ANDAMENTO DEI PRINCIPALI METALLI

ALLUMINIO
Tra gli operatori c’è la consapevolezza che gli ultimi 2 anni non saranno facili da assorbire perché la ripresa non è rapida. Nonostante ciò, il peso dei metalli non ferrosi, nel sistema industriale italiano è aumentato grazie allo sviluppo di produzioni specializzate, come le barre d’ottone e gli estrusi d’alluminio. Tuttavia è difficile competere sul mercato internazionale, dove il 70% degli operatori sono di grandi dimensioni. L’alternativa potrebbe essere mettere in rete le PMI del “made in italy” poiché la vicinanza al cliente è assicurata dalla piccola dimensione a cui s’aggiunge la sinergia nella ricerca per nuovi prodotti. Chi aiuta il settore dell’alluminio, in questo momento, sono le aziende meccaniche e il comparto edile, che sta ricostruendo le scorte.
Restano in forte difficoltà i lavori di recupero e restauro, che per l’alluminio e il rame sono più importanti delle nuove costruzioni.
Le prospettive per quest’anno sono di un andamento “stop and go” con mesi di forte afflusso degli ordini, seguito da un periodo dove si respireranno nuovamente i momenti duri del 2009. Comunque le prospettive per l’alluminio nel 2010 appaiono buone, se verrà varato il “piano casa” e partiranno effettivamente i lavori per l’Expo a Milano.

RAME
A guastare la festa di un prezzo che monotonamente sale, incurante degli effetti reali, c’è stata finalmente l’accusa di frode alla banca statunitense che più ha spinto nella speculazione dei metalli non ferrosi e quindi sul rame. La Goldman Sachs è quella banca, ora nel mirino dell’autorità di controllo americana, che più di tutte, tramite anche un suo fondo d’investimento, ha speculato in questo settore. Si apre ora una nuova fase dove “si presenta il conto”, a chi artificialmente ha creato di sana pianta “un prezzo”, solo per far figurare delle interessanti performance.
Il futuro del prezzo del rame, ma dell’intero comparto, a questo punto, non appare così scontato una volta svelato il meccanismo di truffa che soggiace alla speculazione finora applicata all’intero settore.

PIOMBO
Filo conduttore di questo rapporto semilavorati di LAMIERA, aggiornato per aprile, è l’innovazione. Dopo aver esaminato le precedenti novità in questo campo, anche sul piombo si conferma la stessa tendenza per sfuggire a prezzi non più giustificati.
In tal senso l’americana Doe Run, in tre anni, sarà in grado di produrre piombo usando un nuovo procedimento più rispettoso delle necessità dell’ambiente, riducendo drasticamente sia le emissioni di anidride solforosa che al contempo alzando la disponibilità di metallo. Con queste premesse è difficile credere all’attuale assetto dei prezzi.

NICHEL
Dopo essere stato a lungo trascurato durante la ripresa dei prezzi nel 2009, il nichel sta ultimamente sorprendendo gli analisti per i suoi rialzi. Il motivo fondamentale è la elevata crescita della produzione d’acciaio inossidabile in Cina, che nel corrente trimestre, dovrebbe toccare il nuovo record di 2,77 milioni di tonnellate.
I principali laminatoi cinesi pare che siano impegnati per ordini validi anche per l’intero secondo trimestre dell’anno, tanto da non poter soddisfare le nuove richieste. Anche la produzione globale è in ripresa e si sta riportando su livelli pre- recessione. Per qualche mese a frenare i prezzi del nichel, aveva contribuito il continuo aumento dei depositi presso i magazzini LME. Con il diffondersi della notizia che il 65% circa delle giacenze era bloccato per operazioni di finanziamento a sfondo speculativo, ha perso la sua influenza negativa sui corsi. Un sollievo alla domanda di nichel, potrebbe venire dall’aumento sino al 30% della produzione cinese di “pig-iron”, un sostituto del metallo raffinato, ottenuto dalla lavorazione di minerali a basso contenuto di nichel. In teoria l’impiego di questo prodotto dovrebbe limitare i prezzi.
Si conferma così la tendenza a trovare soluzioni in altri prodotti, per evitare una insana crescita dei prezzi.

STAGNO
Da segnalare come sia crollato l’export indonesiano. In marzo, secondo le statistiche ufficiali, l’export di stagno è precipitato del 41% a 6.576 tonnellate. Le cause vanno ricercate sia nel cattivo tempo, che ha ostacolato l’estrazione, ma anche e soprattutto della domanda, che resta “alla finestra” attendendo novità sia di prezzo che di prodotto.

ZINCO
Perché la Anglo esce dallo zinco cedendo le sue attività? Uno studio della banca elvetica Credit Suisse, conferma quanto oggi la produzione sia superiore ai consumi di 11 milioni di tonnellate, ma che entro il 2016 servirà una capacità aggiuntiva di 6 milioni, per cui è aperta la ricerca per nuove miniere. Attualmente chi probabilmente subentrerà alla Anglo, dovrebbe essere il più importante produttore di zinco al mondo, la Xstrata, che l’anno scorso è stato respinta nella prospettiva di fusione con la società britannica. Sicuramente per gli operatori, assistere a una contrazione nel numero dei produttori non è un buon segnale.

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