Adrianopoli e Valente nel 378 d.C. Prof Carlini

Il concetto barbari, come presentato dal libro, è stato già accennato nel precedente studio pubblicato con il titolo “limes”.

In quella narrazione, chi premeva sul confine “alla chetichella” entrava nell’Impero. Entrando veniva solitamente arruolato nell’esercito imperiale. Un esercito romano che era ormai vuoto di romani.

Con la separazione delle carriere tra civile e la militare, il soldato non fu più romano.

L’armata fu sub appaltata ai barbari; persone che iniziano a far carriera. Infatti troveremo Generali e imperatori barbari nella storia del tardo impero romano.

Questo “quieto vivere” per incorporazione di barbari nell’Impero, s’interruppe con l’arrivo degli Unni dall’est.

In realtà gli Unni giunsero dalla Mongolia e Cina. Popolazioni scacciate progressivamente fino all’Europa.

La spinta e accelerazione che gli Unni diede ai barbari, condusse alle “invasioni barbariche”.

In questa dinamica maturò la battaglia di Adrianopoli. 

Spingendo verso ovest tutte le popolazioni barbare, gli Unni travolsero anche i Goti. Questi erano da anni in attesa d’ospitalità da parte dell’Impero. In effetti Roma aveva fatto filtrare i Goti tra il limes. Quest’azione però comportò la spoliazione della popolazione Gota. In pratica i romani se ne approfittarono come al mercato. Le ragazze divennero concubine, i ragazzi soldati o contadini.

Addirittua, nell’imminenza dello scontro ad Adrianopoli, l’imperatore Valente, rifiutò il sostegno di un contingente militare Goto. Si trattò di un folto reparto di Goti disposti a battersi contro i loro stessi fratelli. Valente rifiutò il sostegno del reparto mercenario Goto, provocando il loro re-ingresso nelle forze avversarie.

Non solo, ma su Adrianopoli sarebbero dovute convergere anche le forze romane di Graziano, nipote di Valente e giovane generale. Valente, geloso di Graziano, preferì attaccare i Goti senza rinforzi.

Ferito sul campo, con i due terzi dell’esercito romano distrutto (i più esperti veterani) e 27 generali caduti, Valente fuggì. L’imperatore fu raggiunto da una pattuglia gota e bruciato in un capanno senza che fosse riconosciuto.

Valente, per battersi ad Adrianopoli, giunse dalla Persia mentre suo nipote dall’Europa. Le due formazioni rappresentarono il fior fiore dell’esercito imperiale.

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