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Taccuino americano: VLA – Very Large Array

by Giovanni Carlini
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Taccuino americano:Very Large Array

di Giovanni Carlini

100 miglia a sud di Albuquerque, in New Mexico, uscendo dall’autostrada (la 25 freeway) e arrampicandosi per circa altre 40 miglia sulle montagne, finalmente si giunge in una vallata molto ampia (un ex lago) dove, a sorpresa, nel vuoto più assoluto, spuntano una ventina di paraboliche, come se fossero immensi radar puntati verso il cielo. Si tratta delle orecchie del mondo per ascoltare i rumori/voci dallo spazio siderale. Una visuale impressionante, focalizzata in diversi film di cui almeno due memorabili, «The Indipendence  day» e «The contact»,  che conferma un dato inequivocabile: qui, negli Stati Uniti, la spesa per la ricerca & sviluppo è imponente.

Ufficialmente quest’impianto, che si chiama Very Large Array, è stato pensato, finanziato e costruito per ascoltare lo spazio, ma la sproporzione lampante tra spesa sostenuta e l’oggettiva necessità, suggerisce altre finalità, la cui consistenza e dimensione non è nota, ma non è questo il punto.

Lasciando le teorie del complotto a chi vuole seminare zizzania, c’è un fatto che resta confermato: in questa terra, in Nord America,  si studia e migliora il mondo. Che poi la manifattura, nel caso di prodotti maturi, venga delocalizzata con grave danno per i livelli occupazionali nazionali è un altro aspetto, che solo la politica può correggere con i noti processi di reshoring.

Il 60% delle aziende private spende in ricerca una cifra oscillante tra l’11 e il 40% del fatturato. Si noti bene che il termine di paragone non sono gli utili, ma il volume delle vendite conseguito, il che esprime un punto di riferimento molto importante per comprendere quanto il sistema delle aziende americane sia proteso verso il miglioramento di processo e prodotto, garantendo così la produttività che costituisce il cuore pulsante dell’attività d’impresa. A questo punto il pensiero corre agli imprenditori italiani, molti dei quali in attività commerciale, afflitti da una lamentela costante: il mercato italiano si è fatto più difficile, selettivo e su minori volumi. Tutte critiche reali, ma viziate da un problema di fondo: sono state studiate e applicate poche varianti al prodotto e ai processi di stoccaggio/immagazzinamento. Indubbiamente, 30 anni fa si vendeva un prodotto che oggi è stato sicuramente affinato e migliorato dal grossista/rivenditore, grazie a prove eseguite ed esperienza vissuta sul campo, ne consegue che non è vero che quanto si vendeva allora è lo stesso di oggi. La gestione di magazzino, in questi ultimi decenni è diventata una scienza non ancora completamente applicata dagli operatori benché studiata dai ricercatori (gli imprenditori più audaci). Poi c’è il problema che il prodotto non è modificabile dal commerciante in quanto solo il produttore ha i mezzi e la conoscenza per farlo. Nonostante ciò, il non aver applicato tutte le corrette innovazioni e procedure nella gestione di magazzino e spinto per una personalizzazione sul prodotto rappresentato e venduto – procedendo anche a volte alla realizzazione di un bene parallelo e innovativo non conflittuale (questa è la parte più difficile) – quantifica la differenza tra chi resta sul mercato e chi chiude.

Il ragionamento qui descritto è partito dall’astronomia applicata per giungere alle PMI italiane le quali, anche se nel campo manifatturiero, spesso non sono dotate neppure di un ingegnere, perché attualmente dirette dal figlio del fondatore, oggi in prossimità della pensione che «sa tutto». Ebbene, i tempi sono mutati nel senso che senza studio, ricerca e applicazione il prodotto diventa obsoleto in un «batter d’occhio», specie se in una società votata al futile e all’appariscenza in forme ancora più importanti rispetto al passato. Impressiona leggere la critica alla società mossa agli inizi del Novecento da studiosi molto autorevoli preoccupati della superficialità del comportamento di quei tempi.

Addirittura la prima guerra mondiale è scoppiata anche per verificare se una generazione di smidollati (così definita dagli Stati maggiori dei diversi eserciti europei) avesse fatto il proprio dovere.

I tempi cambiano, ma l’inquietudine per la tenuta della società resta benché, in ogni caso o forse anche per solo inerzia, il senso di comunità resta. In questo movimento d’idee e di partecipazione alla vita, il prodotto, se non anticipa il gusto e i bisogni dei consumatori, è da considerarsi perduto (obsoleto). Questa intensa attività di ricerca e anticipo dei bisogni dei clienti dev’essere svolta da persone effettivamente preparate: non basta essere la figlia del proprietario per assumere la carica di direttore di marketing! Ecco perché servono almeno ingegneri in produzione e imprese commerciali in grado di rimodellare e personalizzare alcuni prodotti, senza tradire il mandato d’agenzia ricevuto dai produttori. Solo la personalizzazione della vendita identifica un ruolo sul mercato e questo vale sia sui grandi marchi, in grado di rappresentare una garanzia, che sui piccoli, capaci d’offrire la continuità d’esserci.

Concludendo: solo la ricerca e lo sviluppo di processo e prodotto garantiscono, in tempi difficili (che vanno a peggiorare) la possibilità di restare sul mercato.

Il taccuino americano è una serie di ragionamenti che partono da aspetti diversi non concatenati con una fine: riunire la personalità che oggi è spezzata tra professionale e personale lasciando l’uomo in una solitudine esistenziale. Questo è dovuto all’appartenenza a tanti mondi senza sentirsi parte di nessuno. In fondo il taccuino americano cerca di trovare degli spunti alla qualità della vita per migliorarla.

 

Nella foto, la distesa di radiotelescopi di Very Large Array foto prelevate dal taccuino americano

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VLA ovvero il Very Large Array è costituito da 27 antenne paraboliche del diametro di 25 metri ciascuna, disposte lungo 3 bracci, ciascuno lungo 21 km, a forma di una gigantesca Y

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Giovanni Carlini

 

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