Verde urbano e quantificazione del benessere: non è possibile farlo, perchè? Semplice, non esistono statistiche nel merito.
Con grande fatica si riesce a conoscere l’incidenza della spesa a verde urbano su una struttura alberghiera o centro commerciale (Bellagio a Las Vegas come Rancho Cucamonga in California) ma oltre non si va.
NESSUNO HA VERAMENTE STUDIATO E DOCUMENTATO QUANTO UN’AIUOLA IN PIU’ CONSENTA L’INCREMENTO ( o decremento) D’UTILE DERIVANTE DA MAGGIORE VENDITE (o spese di gestione).
Perchè il settore è così completamente scoperto sotto il punto di vista degli studi e ricerche? Probabilmente nessuno ha commissionato una ricerca di questo tipo pur sostenendo la spesa a verde urbano.
Chi dovrebbe muoversi su questo piano?
La ricerca non è per forza di cose affare per le Università, è sufficiente buona volontà e desiderio di ricerca, comparazione ed analisi alla portata di chi voglia capire e diffondere questi dati. Il punto è chi sarebbe disposto a sostenere i costi di ricerca e quanto necessita?
Al di là del costo della ricerca (solitamente 25mila euro e 10 mesi sono sufficienti per 1 ricercatore che diventano 37mila per 2) a chi interessa e in quale contesto andrebbe sviluppato?
Manca tanto un’accademia di florovivaismo e giardinaggio, modello olandese, che sia attiva nel nostro Paese.
Un’istituto di formazione che negli anni diventerà ufficiale, che sia capace in 5 anni di titolare una persona nella gestione di un garden, centro di giardinaggio e florovivaismo e supporti le facoltà d’architettura nelle ricerche sul verde urbano.
E’ l’Accademia di florovivaismo che ci manca!
A scalare, identificato il luogo “eletto” all’interno di questo organismo formativo (che costa 150mila euro all’anno per una frequenza di 25 allievi per classe di corso su 5 anni di formazione e tasse d’iscrizione a quota 7.500 euro/anno) è possibile svolgere LA RICERCA!
Ora si che potremo sapere quanto vale 1 albero piantato in più nei centri urbani come benessere collettivo e livello di litigiosità nella coppia come sociale.