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Vantaggio assoluto e relativo nel commercio internazionale

by Giovanni Carlini
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Vantaggio assoluto e relativo nel commercio internazionale: un concetto semplice ma non troppo.

Le teorie usualmente utilizzate per giustificare il commercio internazionale rispetto alla scelta autarchica (ognuno per se) sono 3:

  • del vantaggio assoluto di Adam Smith – 1759;
  • il vantaggio comparato di David Ricardo – 1817;
  • ricorrendo al modello Heckscher, Ohlin, Samuelson nel Novecento;

In questa sede verrano esaminati in forma concreta e pratica solo i primi 2 modelli.

TEORIA DEL VANTAGGIO ASSOLUTO (Adam Smith 1759)

Siano dati 2 paesi che producono 2 beni. Non c’è scambio di lavoro tra queste Nazioni, ogni ragionamento si svolge all’interno del singolo Stato. L’unità di misura adottata è la PRODUTTIVITA’ a cui s’accede successivamente alla SPECIALIZZAZIONE.

In termini pratici ci sia:

  • l’Inghilterra che produce vino e stoffa. Per produrre vino, la produttività è di 30 litri all’ora. Per la stoffa la capacità è di 20 metri all’ora;
  • la Francia produce anch’essa sia vino sia stoffa, però la produttività è di 20 litri di vino all’ora e 30 metri di stoffa/ora;
  • nell’ambito dello stesso Stato la convenienza è spostare i lavoratori inglesi dalla stoffa al vino senza ipotizzare alcuna ipotesi di migrazione tra Nazioni diverse;
  • la stessa dinamica avviene per la Francia che ha interesse a concentrare i lavoratori nella stoffa;
  • grazie a questi spostamenti interni, s’osservi nel grafico 1 cosa avviene: la produzione di vino e di stoffa sul mercato internazionale aumentano con contrazione del prezzo a vantaggio di tutti. Le Nazioni si sono specializzate (concentrate) nella produzione a loro più congeniale.

TEORIA DEL VANTAGGIO RELATIVO O COMPARATO (David Ricardo – 1817)

Qui il concetto è più complesso e meno intuitivo.

Ci sono sempre 2 Stati, ma uno dei due schiaccia l’altro perchè gode di un’alta produttività. Apparentemente non c’è scampo al commercio internazionale! Lo studio di Ricardo coglie però la diversità nei salari (costo del lavoro).

Per capire questo meccanismo è saggio osservare la grafica 2 appositamente predisposta.

Si resta a disposizione per ulteriori approfondimenti rimanendo comunque freddi sul commercio internazionale a ogni costo, com’è stato abusato in era globalizzata.

Una buona dose d’autarchia non sarebbe una cattiva idea!

Forse prodursi in casa quanto necessario, limitando la dipendenza dall’estero, non è una cattiva idea. Si pensi alle mascherina di protezione dal virus cinese in era pandemica (farsele in Italia anzichè importarle dalla Cina) e così il grano anzichè dipendere dalle sorti internazionali e annessi conflitti.

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