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Una fase di tristezza che non è un momento, è quello che coglie Milano e la nostra Nazione. La differenza, che qui si vuole marcare tra fase e momento è intuitiva.

GIUSTAMENTE, seppur tardivamente, il Governo centrale, pressato dai governatori del nord, ha decretato poco fa la chiusura generalizzata di ogni attività.

Non so se tale chiusura riguarda solo Milano, la Lombardia o l’intero Paese. In ogni caso il provvedimento è il benvenuto per tutelare la salute dei miei connazionali.

Per quanto, questo provvedimento, sia stato evocato e richiesto ora che è reale e concreto, porta con se una grande tristezza.

Posso capire che i cinesi, ancora incivili, muoiano di fame/carestia e di malattie, ma che questo accada nella civile Europa e in Occidente è proprio una vigliaccata.

Si conferma ancora una volta quanto la Cina sia una Nazione immatura politicamente e socialmente; in fondo non di più di una dittatura comunista.

Con tali premesse che ci fa la Cina nel contesto delle Nazioni democratiche ed avanzate? Francamente non ne ho la più pallida idea.

Non è la prima epidemia per la Cina degli anni recenti dopo la carestia da 25 milioni di morti degli anni Cinquanta del Novecento.

Prendersela con la Cina è giusto a cui chiedere i danni che per l’Italia ammontano a 25 miliardi di euro. Però arrabbiarsi con la Cina significa sopratutto evitare di comprare il “made in China”.

E’ qui che serve l’embargo e la vigilanza evitando ristoranti cinesi, merci cinesi, prodotti cinesi e di altre nazioni, quanto nostri,contenenti però componenti cinesi!

Una fase di tristezza si supera progettando un’ampia revisione della globalizzazione che ad oggi ha reso più povero l’Occidente a vantaggio appunto della Cina e altri paesi che non meritano.

Non meritano perchè l’agiatezza va conquistata attraverso la Rivoluzione francese, industriale, guerre e lotte che non appartengono alla storia degli altri popoli se non dell’Occidente.

Perchè abbiamo travasato ricchezza dall’Occidente ad altri? Nessuno l’ha capito. Un mondo giusto non prevede la disoccupazione per i nostri figli.

Siamo entrati nell’era del virus cinese, ma credo ne usciremo cambiati.

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