Ue, la prossima frattura. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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La Ue, Unione Europea è prossima alla frattura. Quali gli scenari? Primo articolo di una serie di 3

Forse pochi se ne sono accorti, ma da giugno 2016 ad oggi, novembre, la fine della Ue è prossima. Cosa vuol dire? Significa che è cambiata un’era. I segnali sono stati già lanciati con la brexit e Trump. Il punto è capire come si svilupperà. Sarà una fine traumatica oppure cadrà come già il muro di Berlino? Personalmente immagino una fine soft ma qui dobbiamo anche intenderci cosa voglia dire “fine”.

Con il cambio di governo in Francia e in Germania. Con l’Austria e le nuove elezioni. Con la caduta del renzi in Italia e forse finalmente nuove elezioni. Con la Polonia, Ungheria e Slovenia allineate, per quanto possano poco influire. Con una Ue eccessivamente allargata. Con una moneta, l’euro, in crisi. (l’elenco può proseguire). Con la fuga di capitali dalla Ue. Con gli abusi ed eccessi nell’accoglimento d’immigrati. Con la crisi economica perdurante. Non si finisce più ad elencare le motivazioni! I segnali sono troppi e tutti autorevoli. Non è più in discussione la fine della Ue per come oggi conosciuta. Cosa avremo dopo?

LA POST GLOBALIZZAZIONE

La base della globalizzazione fu “ammucchiata mondiale”. L’unica cosa veramente importante ruotò intorno al consumo. Che le persone di ogni cultura consumino, rappresentò il collante della globalizzazione. Dopodiché ogni differenza si sarebbe azzerata. La giustificazione della globalizzazione ebbe nel CONSUMO la sua motivazione. Si noti che si usa il FU in riferimento alla globalizzazione. L’ISIS è stata una reazione “culturale” alla globalizzazione. In realtà anche tutto il terrorismo si può leggere come un distinguo. Le 9 culture del mondo non accettano la massificazione, specie in ambito consumistico. In realtà, questi diversi modi di vivere, non hanno mai condiviso molto. Si può dire che la globalizzazione sia morta perchè non ha saputo riconoscere le differenze. Nella logica della globalizzazione, che importanza ha la cultura quando l’obiettivo è che sia assicurato il consumo? Le differenze di sensibilità, opinioni e idee, per la globalizzazione, dovrebbero cessare di fronte a un portatile o cellulare! La domanda è: com’è stato possibile crederci. Dal mio punto di vista la follia è che sia accaduto. Per giustificare la globalizzazione e il conseguente sfacelo umano e culturale allargare la base del consumo è stato troppo poco.

Laddove la globalizzazione ha comportato grandi accorpamenti geografici, la nuova era sarà diversa. Al posto di 27 o 26 stati nella Ue non ce ne potranno stare più di 6-7. L’accordo NAFTA sarà limitato al solo vero Nord America, Stati Uniti e Canada. In pratica la post globalizzazione comporta una rifocalizzazione d’area seguendo le linee culturali. Un ritorno ai blocchi senza che siano necessariamente in contrasto tra loro. La Post globalizzazione non include il ritorno al confronto militare. Certamente però il concetto di “blocco” è reale. Si può pensare a un blocco dei paesi dell’est. Un blocco dei paesi mediterranei. Un blocco di quelli del Nord Europa. Un blocco mitteleuropeo. Nella logica dei blocchi la moneta unica ha senso. Oggi l’euro è senza senso, perchè coglie troppe economie diverse tra loro.

Sul piano culturale la post globalizzazione esprime un ridimensionamento dalle precedenti esagerazioni. Il web. L’uso del cellulare. Facebook. L’immigrazione. La disoccupazione. Sono tutti passaggi che hanno contraddistinto la globalizzazione. In realtà è stato anche recepito nel privato l’instabilità lavorativa globalizzata. Da qui una marea di divorzi e separazioni. 

Segue nei prossimi studi 

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Ivan 14 Novembre 2016 - 15:56

Abbiamo opinioni spesso diverse, ma questo suo post è comunque molto interessante ed acuto. In teoria quanto lei scrive dovrebbe realizzarsi, per come le cose appaiono “in superficie”. Tuttavia penso che, sovente, ci siano forze più sommerse, che siano capaci di modificare, rallentare, deviare le tendenze espresse dalla Società alla luce del sole. Non sono un dietrologo. Dico solo che l’analisi di persone normali, quali lei ed io fondamentalmente siamo, rischia di non avere tutte le informazioni utili a disposizione. Vero è che le ultime espressioni di voto nei Paesi da lei citati, siano andati anche contro le aspettative dei cosiddetti “poteri forti”. E’ lecito aspettarsi qualche sorpresa anche nei Paesi che si recheranno alle urne presto. Tuttavia… non sottovalutati la capacità di adattamento e reazione del “sistema”. Una delle mie citazioni preferite è di Mark Twain: “Se votare servisse veramente a qualcosa, non ce lo lascerebbero fare.” Cordialmente.

Giovanni Carlini 14 Novembre 2016 - 20:26

Gentile Signor Ivan, grazie per il Suo gradito commento. Sappia che la diversità d’idee è RICCHEZZA! Bando alle chiacchiere, veniamo al dunque. Il pessimismo cosmico di Mark Twain non si adatta a 2 eventi completamente innovativi, avvenuti in questo stesso 2016: Brexit e Trump. Questo conferma che siamo liberi di farci del male da soli o comunque di poter veramente innovare questo mondo attraverso il voto.
In realtà il voto non ha funzionato o è stato poco efficace a causa dell’estrema modestia dei candidati che ci sono stati fino ad ora.
Detto in altre parole, non i migliori si sono offerti al giudizio del voto. Da questa degenerazione è emersa la crisi della democrazia. Non che Trump sia il meglio, assolutamente! Certamente non è parte del sistema, da qui la speranza che cambi le regole del gioco. A questo punto tifare pro o contro Trump è sciocco, di mezzo c’è il benessere dell’America (e il nostro). Diverso è il caso italiano dove il renzi, privo del voto popolare, resta un clandestino al governo senza meritarsi alcuna benevolenza. Infatti il 4 dicembre verrà spazzato via. Sperando nelle successive votazioni politiche vedremo chi emergerà. Concludendo, in democrazia, possiamo fare la storia se ci recassimo al voto!. In gamba.

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