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The Prisoner of Parkinson – sexual problems

by Giovanni Carlini
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I problemi nella sessualità deviante studiati nella teoria sociologica, The Prisoner of Parkinson. 

Come noto in tutto il mondo, The Prisoner of Parkinson è una teoria sociologica per malattie di lunga durata. Gli studi sono partiti in ambito di Parkinson, per evolvere verso tutte le malattie nervose di lunga durata. Per durata s’intende un asse temporale di 20-30 anni che si conclude con il decesso del paziente. Prendendo spunto dagli studi condotti da una ricercatrice tedesca, si torna su un argomento scottante. Va premesso che ogni volta si sfiori il tema della sessualità “si scateni la fine del mondo”. Nonostante ciò e l’eccezionale irritabilità dei pazienti e dell’ambiente, in particolare italiano, la ricerca procede.

Dalla Germania, il medico che sta collaborando con questa teoria sociologica, afferma d’aver studiato diversi pazienti affetti da Parkinson. Nel contesto, più donne, in età matura, hanno confidato d’aver avuto ripetuti atti d’omosessualità. Eventi che non pensavano nella loro vita sarebbero accaduti. Nel bisogno di spiegare a se stesse le pulsazioni, ritengono la malattia responsabile dell’accaduto. Questa ricerca, pubblicata in Europa, ha creato ovvie e scandalose reazioni. 

Nonostante lo scandalo e disturbo, resta il fatto che anche in Italia, sono stati studiati eventi similari.

CASO EST – donna

Nel caso “est”, la signora confida d’aver ricercato ben 3 rapporti sessuali con 3 uomini diversi nello stesso giorno. Tale dinamica “eruttiva” non si limitata a qualche evento. Va segnalato un aspetto importante. La Signora è rimasta insoddisfatta. Nel narrare l’esperienza, la donna si chiede la natura dell’impulso sessuale irrefrenabile. Nel dettaglio dovuto a insoddisfazione di coppia o reazione ed effetto da intossicazione da farmaci? Effettivamente, dallo studio emergono entrambe le cause, per cui non è facile trovarne una sola scatenante. Resta il sospetto che l’uso prolungato dei farmaci, tipici nel Parkinson, possano indurre a un disordine sessuale nel paziente.

CASO CENTRO – donna

Nel caso “centro Italia”, un’altra Signora manifesta gli stessi impulsi già registrati. Anche in questo caso il rapporto di coppia è danneggiato. Si può affermare che quasi tutti i rapporti affettivi sono danneggiati nella malattia. Questo aspetto manifesta una cattiva educazione alla sofferenza. The Prisoner of Parkinson si preoccupa anche d’educare i coniugi alla gestione del dolore. Tornando al “caso centro”, la Signora avrebbe voluto concretizzare la stessa esperienza vissuta “ad est”. L’assenza d’occasioni e un tessuto morale più conservatore, ne hanno impedito la concretezza. Comunque anche nel “caso centro” emerge un’esperienza omosessuale certa.

CASO CENTRO SUD – donna

Altra Signora. Anch’essa in crisi di coppia. Anche in questo caso una fortissima pulsione sessuale non concretizzata. Il motivo è assenza d’interlocutori quindi una resistenza morale sofferta.

Nel caso maschile, in linea di massima, vanno rilevati degli aspetti di fondo. La sofferenza dei maschi nella malattia si traduce in ira, nervosismo e invidia.

Queste reazioni celando in genere 2 aspetti:

– la paura della morte;

– una viva scocciatura al senso d’onnipotenza maschile.

CASO EST – uomo

La pulsione sessuale maschile, eventualmente indotta dalla malattia, è più complessa di quella femminile. Solitamente si traduce in eccessi d’irascibilità. In altri casi come quello studiato nella gelosia estrema estesa anche alle amicizie.

CASO CENTRO – uomo

Anche in questo secondo caso, di genere maschile, la pulsione è tradotta in irascibilità. Una grande presunzione del tipo: “Lei non sa chi sono io“.

CONCLUSIONI

Non è ancora certo se l’eccezionale pulsione sessuale sia d’origine farmacologica. Tutti i casi osservati in realtà, pur in assenza di medicine, potrebbero aprirsi a una sessualità diffusa. Certo che il problema resta. Interessante notare come questa sessualità disturbata, diventi “distruttiva” per i maschi. Va precisato come ogni caso (altri non qui citati) si collochi tra i 45 e i 55 anni. Tutti sposati & insoddisfatti della relazione di coppia. Dotati di una posizione reddituale superiore alla media e acculturati. Nella ricerca non va trascurata quell’influenza negativa, che emerge dalla società globalizzata sulla stabilità di coppia. Aspetti già studiati in altri contesti da correlare alla teoria sulle malattie di lunga durata. 

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