Teodosio emerse dopo la triste sconfitta di Adrianopoli subita dai romani nel 378 d.C.
Su questa battaglia e le motivazioni del fallimento è stato già scritto.
Con Teodosio si passa al capitolo 4 del testo di Montanelli: L’Italia dei secoli bui.
Sconfitto e ucciso sul campo l’Imperatore Valente, rimase come autorità imperiale Graziano.
Lo stesso Graziano di cui Valente, geloso di lui, attaccò i Goti in anticipo all’appuntamento con le legioni di Graziano.
Comunque perso Valente, Graziano si trovò allo sbando.
Il disorientamento fu aggravato dall’inettitudine alla carica politica di Graziano.
Guardandosi intorno, l’Imperatore richiamò in servizio un generale romano in pensione; Teodosio.
Il generale visse in Spagna, figlio di un altro omonimo generale romano.
Teodosio padre, dopo aver difeso con successo la Britannia dai barbari fu inviato in Africa.
Il motivo del trasferimento fu per sedare un’altra rivolta da parte dei Mori.
Anche in questo caso Teodosio padre seppe far valere l’Impero.
Qui però scattò una sorpresa che la Storia non ha saputo spiegare.
Pur fedele servitore dell’Impero, Teodosio padre fu condannato a morte.
Nonostante questi precedenti il figlio accettò di servire l’Imperatore Graziano.
Insieme, non avendo un esercito per contrastare i Goti, con azioni di logoramento li fermarono sui Balcani.
Del resto i Goti/Visigoti non avevano alcuna voglia di spingersi oltre Adrianopoli.
Questa non voglia di proseguire oltre il confine, fu utilizzata da Graziano in un abile gioco.
Rispettando la gerarchia Gota e invitandola “a palazzo” a Costantinopoli, riuscì ad affascinarla.
Ci riuscì così tanto da rendere i Goti “federati”.
Graziano riuscì a inglobare nell’Impero il nemico di Adrianopoli.
Tanta fortuna in politica non salvò Graziano dall’assassinio.
Un altro generale spagnolo, Massimo, pugnalò Graziano. L’azione decretò la nomina a Imperatore del bimbo Valentiano II.
Il ruolo di Teodosio divenne così cruciale.
In un passaggio successivo si narrerà di più sul personaggio.