Sapersi scusare è un’arte! Appunti dal taccuino americano Usa.
Tucson (Arizona) – Vivendo negli Stati Uniti, c’è un aspetto quotidiano rituale che impressiona un europeo e un italiano in particolare, nel caso sappia accorgesi della delicatezza: la quantità di “sorry” che riceve dagli americani. Sorry se si trovano davanti all’ascensore, sorry al supermercato incrociando i carrelli, sorry nel cedere il passo, sorry nello spiegarsi offrendo indicazioni, perché non conoscono bene l’italiano e così un’infinità di volte ogni giorno. In pratica il popolo americano è fatto di persone che sanno chiedere scusa, al netto di un’infinità d’altri difetti (chi non ne ha?). Il sapersi scusare è qui parte della cultura locale.
Il punto qui non è esaltare una nazione a discapito di un’altra, ma presentare delle semplici considerazioni cercando una via per essere migliori. In questo senso il taccuino americano Usa giunge al suo scopo.
Ad esempio è un fatto che l’economia statunitense funziona meglio di quella italiana (generalmente, da molti anni si conferma un 25% in più nella produttività) non tanto per caratteristiche sue proprie, ma per un fatto semplice e poco considerato: è rappresentata da persone diverse. Il sistema educativo e familiare americano, benché gravato da importanti vizi, è in grado d’offrire alla società una qualità di personalità meno conflittuale rispetto a quella italiana, nella normale quotidianità.
Detto in forma più semplice, gli americani vivono meglio di noi, litigano di meno e sono più solidali. Tutto questo viene sintetizzato nella loro capacità di dire “sorry”. Il sapersi scusare come arte quotidiana di vita.
Sul perché noi italiani siamo più aggressivi e conflittuali, ci sono molte spiegazioni a cui mancano sistematicamente le soluzioni. Tutti sappiamo dare la colpa a un qualcosa senza ricordarci che solo ed esclusivamente noi siamo in grado, nel nostro piccolo, di cambiare.
Una teoria particolarmente attenta, relativamente alla conflittualità degli italiani, osserva come nel 1945, rimuovendo il regime fascista, sia stato distrutto anche lo Stato, come idea e struttura, sostituito prontamente dalle ingerenze di partito. Da quella data in poi sono cessati gli italiani, come entità culturale, per diventare chi democristiano, socialista, comunista o infine coinvolto nel sindacato. Questa frammentarietà non solo ha espresso un diverso modello di costruzione della società su cui confrontarsi e forse collaborare, ma un effettivo confronto/scontro molto serrato, al limite della convivenza sociale. In Francia si è prima di tutto francesi e successivamente anche gollisti o comunisti, lo stesso in Germania e in Inghilterra, come in Spagna. Da noi, fino agli anni Novanta, ci si identificava in blocchi di partito o di sindacato profondamente contrapposti tra di loro. Oggi, invece, al contrario, il protagonista primo della vita sociale siamo “noi stessi” e in particolare “l’io”, ovvero una struttura comportamentale che non ha nel suo alfabeto il sapersi scusare.
Dal 2000 in poi, alla parola Dio è stata soppressa la “D” per indicare in “io” il nuovo punto di riferimento. Questo, non c’è mai stato negli Stati Uniti.
E’ gioco forza che una nazione costruita sugli “io” entri in costante conflitto con tutti e su tutto.
Ecco descritta, in breve, la storia sociologica dell’Italia dal 1945 ad oggi, i cui risultati pratici sono noti a tutti: un popolo e storie afflitti d’eccessi.
Imprese che investono avendo successo in patria e all’estero e altre che falliscono, con importanti conseguenze sociali (questo accade in tutto il mondo) ma con delle intensità più accentuate e diffuse in Italia. E’ vero che negli Usa sono fallite 130 banche all’anno nel recente periodo di crisi, ma la disoccupazione negli Stati Uniti non comporta povertà sociale, come in Italia, ma forzata mobilità, passando con dispiacere, ad esempio, dalla posizione di manager a tassista. Al contrario, nel nostro paese, non c’è la capacità d’adattarsi e la perdita del posto di lavoro introduce alla povertà, che a volte si può anche trasformare in miseria.
Iniziando a tirare le conclusioni, come già anticipato, manca sempre il vero protagonista di ogni svolta: il singolo. Come educare gli italiani a tornare ad essere un popolo, anziché al contrario dei nichilisti, individualisti arrabbiati? (tecnicamente degli “incazzati sociali”). Su questo versante le aziende potrebbero svolgere un ruolo importante, aprendo a una politica del personale che elevi la produttività, trasformando un luogo di lavoro in un posto per vivere anziché solo “gettare” 8 ore di vita al giorno. Il ragionamento si fa, a questo punto, difficilissimo, perché sono poche quelle imprese dotate di un responsabile del personale o che ne sappiano valorizzare le funzioni. Per di più, molte imprese hanno un numero di dipendenti che non giustifica un direttore del personale. In questo caso sarebbe saggio chiedere al commercialista di potersi affidare a dei manager, che sappiano gestire contemporaneamente 4-5 aziende aprendo a una politica del personale, per trasformare dipendenti e operai in persone nell’interesse dell’impresa. Però sorge una domanda: chi, tra gli imprenditori, ha la mentalità per ricorrere a dei manager sia in pianta stabile che in temporary?
Torniamo al punto di partenza: manca la mentalità e qui il circolo vizioso si chiude. Come se ne esce dalla trappola? Solo e soltanto con l’iniziativa privata e l’audacia di saper rischiare sul fattore umano, considerandolo un elemento strategico nella produzione di ricchezza. Dimenticarsi “le persone” in un progetto sociale e d’impresa, significa zoppicare sin dall’inizio, senza capire perché i conti non tornano, nell’incapacità di saper dire “sorry” a se stesso e alla comunità. Sapersi scusare è un’arte.
Giovanni Carlini
Seguono immagini tratte dal taccuino americano Usa.
Il taccuino americano Usa raccoglie spunti da fonti diverse per organizzare una sensibilità innovativa. L’obiettivo è combattere quella parcellizzazione che subisce la personalità occidentale nel mondo moderno tra personale e professionale spezzando il senso di appartenenza a un mondo certo come la famiglia e il lavoro. Essendo parti di tutto ma appartenenti a nulla le coppie si spezzano, le nazioni si sfaldano e il lavoro si perde a vantaggio di ……..di cosa? Nessuno l’ha capito. Ecco il punto, motivo per cui il taccuino americano Usa è stato scritto.