Tratto dal taccuino americano Usa: ostaggio di mia moglie
Oggi non scrivo idee, sono in ferie, mi limito solo a condividere alcuni aspetti socializzabili con i lettori e strappare qualche sorriso amichevole.
Se ogni aspetto della vita ha un prezzo, anch’io devo pagare il mio, per studiare e insegnare qui negli USA quei 2 o 3 mesi all’anno, devo portare per una settimana la mia famiglia a Las Vegas in Nevada. Che sofferenza! Se esiste una città dove mi sento completamente fuori casa, questa è Las Vegas. Ogni anno ci ragiono sopra e il bilancio peggiora sempre di più, ovvero qui non mi ambiento; ma perché?
Tanto per cominciare vedere mia moglie che si muove come se fosse un agente di borsa a Wall Street, tra un negozio e l’altro, mi fa venire i dubbi che sia effettivamente la mia sposa da 30 anni. Non parliamo poi della figlia: la disconosco come stirpe.
La mia più che profonda ostilità per questo guazzabuglio di fenomeni da baraccone, che rappresenta Las Vegas, è dovuta sia a un caldo da 50 gradi all’ombra; quando “passeggio” per le strade della città, sento le suole delle scarpe che si sciolgono (ma possibile che solo io ho queste sensazioni?) che anche un credibile dislivello nei prezzi (in senso peggiorativo) applicato su tutto.
Non solo mi trovo in mezzo al deserto, ma devo anche pagare “di più” quanto trovo decisamente accessibile a Kansas City (Kansas) o a Minneapolis (Minnesota) quindi Santa Fe (New Mexico) Lubbock, Dallas e Fort Worth (Texas) etc.. Non solo, ma le donne benché generalmente spogliate, sono anche poco cordiali (una decisa contraddizione in termini)
In effetti il parcheggio è gratuito, ma quando ho chiesto a mio figlio di comprarmi il suo panino del cuore da Subway (famoso marchio americano) e l’ho pagato 8 dollari, è scoppiato l’inferno e mi sono sentito frodato. Nello stesso locale, un altro papà, anch’egli italiano, mi guarda e approva con uno sguardo del tipo: condivido, ma meglio non dire nulla altrimenti salta la giornata! Las Vegas non l’apprezzo perché qui è tutto falso, a cominciare dall’aria che respiri dentro i centri commerciali. Se per caso dovesse mancare la corrente elettrica, qui son dolori e si dovrebbe scappar via, perché il posto è invivibile. Tornando alla frode su cui la città di Las Vegas vive, essendo tutto falso, la forzatura è ovviamente indirizzata verso un frenetico consumo espresso senza una apparente logica. Si comprano 3 paia di scarpe (quasi non ho tanta vita per consumarle), 2 vestiti, una montatura d’occhiali, dei guanti (chissà che ci fai con dei guanti quaggiù!) quindi biancheria intima e si rincomincia da capo con bibite, panini, scarpe, vestiti: uffa!
Odio e detesto il consumo finalizzato a se stesso, tanto che chiudo ogni possibilità di pagamento a fronte di logicissimi ragionamenti comparativi di costo efficacia (mai vista tanta logica così concentrata) Sto ovviamente esagerando per quanto riguarda la mia famiglia, ma il senso delle cose in fondo è questo. Con questi occhi mi guardo intorno e trovo un esercito di consumatori lanciati nella loro crociata. Molti hanno la “pelle sporca” (è il modo con cui classifico persone completamente tatuate, che riportano un romanzo scritto su di loro) poi osservo gente di colore che va in giro vestita completamente di nero (anche questa è una contraddizione in termini) ne osservo le forme fisiche (principalmente obese) e collego la loro sensibilità alle non felici sorti dell’America (un paese grasso che deve urgentemente dimagrire sotto tutti i punti di vista)
Las Vegas è il simbolo di un sogno infranto, di un qualcosa che non c’è più e che affascina solo un’orda di donne in festa, che comprano a prezzi più cari quanto in fondo non serve. Questa appare ancor’oggi una terapia di gruppo per celebrare i fasti di un mondo passato, peccato che non sia più quella giusta, perché la patologia è cambiata. Ora serve guardare alle catene montuose che dipingono i confini della città, a sud, dove lì piove ogni pomeriggio, ci sono i sentieri di montagna, le dighe e i laghi da solcare con barche a vela, osservando i tralicci che portano energia elettrica nella vicina California. Che brutto guardare il presente e leggere il futuro, quando intorno a te nessuno se ne accorge.
Seguono immagini tratte dal taccuino americano Usa.
Il taccuino americano Usa raccoglie spunti da fonti diverse per organizzare una sensibilità innovativa. L’obiettivo è combattere quella parcellizzazione che subisce la personalità occidentale nel mondo moderno tra personale e professionale spezzando il senso di appartenenza a un mondo certo come la famiglia e il lavoro. Essendo parti di tutto ma appartenenti a nulla le coppie si spezzano, le nazioni si sfaldano e il lavoro si perde a vantaggio di ……..di cosa? Nessuno l’ha capito. Ecco il punto, motivo per cui il taccuino americano Usa è stato scritto.