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Taccuino Americano – PNL. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Quanta superficialità! PNL in un corso a Las Vegas – appunti dal taccuino americano

Ti pareva che mio figlio, (15 anni) in albergo a Las Vegas non trovasse un’italiana impegnata nella frequenza un corso di PNL che normalmente insegno da 10 anni?

Avevo notato lo stendardo del corso ma ho preferito non intervenire perché conosco gli organizzatori e non apprezzo le loro metodiche, in pratica non apprezzo la PNL.

Nel “rispetto” di chi paga 1 mese di corso per acquisire queste tecniche di comunicazione, appunto PNL, gli viene fatto un “lavaggio del cervello” portandolo a un livello d’entusiasmo molto alto. Nei miei corsi, al contrario, pur caricando le persone, insegno loro che la Programmazione Neuro Linguistica è una scuola tra le tante, quindi una metodica d’aggiungere alle altre e di tenersi sempre pronti alla prossima scuola di pensiero.

Il motivo per cui non voglio “gasare” i frequentatori è perché ai primi colpi dalla vita quotidiana, la produttività di un’ entusiasta crolla inesorabilmente fino a tradursi spesso in ostilità. Al contrario una persona carica, che affronta la vita e viene sostenuta, può crescere meglio e bene.
Si tratta di percorsi educativi diversi ma che segnano anche le differenze tra come insegno e la scuola americana di Las Vegas.
Dovendo far contento mio figlio ho quindi incontrato la Signora italiana, ex manager aziendale, che da 1 mese si sta formando qui negli USA, per vendere in Italia corsi di PNL.

Non temo la concorrenza anche perché la signora da friulana si spingerà in Alto Adige.

Quanto mi ha invece preoccupato è la sua certezza granitica nel non riconoscere alla PNL, una preponderante base psicologica. In pratica la PNL è psicologia comportamentale applicata o ai venditori (per le aziende) o per le necessità della vita privata. Non riconoscere questi aspetti significa veramente non aver capito nulla. Ebbene pur discutendo la quinta tesi di laurea quando entro nei meccanismi psicologici delle persone sono veramente delicato, e resto perplesso di fronte a una signora, che benché laureata e già dirigente d’impresa, con un solo 1 mese di formazione inizia a pontificare.
Caspita che superficialità!

Obiettivamente incontrare uno stregone che si finge medico, non è una novità, ma la recente ripresa della crisi economica internazionale, pone dei nuovi interrogativi. Vuoi vedere che di stregoni ce ne sono troppi in giro?
Ecco il grande tema di questo spunto: la superficialità! L’ignoranza grassa di chi non ha voluto credere al doppio colpo della crisi, illudendosi che tutto si sarebbe risolto da sé. Il presidente Obama qui negli USA non ha fatto nulla per parare ai guasti del 2008 (primo colpo) e negli altri paesi le imprese non hanno smesso di delocalizzare sottraendo posti di lavoro (ricchezza) alle rispettive nazioni. Perché si insegna l’economia se poi non la si applica?
Torniamo al punto di partenza per cercare di capirci.
a) la finanziarizzazione dell’economia e delle imprese (speculare) è solo un gioco a somma zero (quanto dà poi si prende)
b) da trent’anni le imprese e i nuovi manager (i somari che hanno studiato l’economia ma non capita) hanno inventato un “modo per far quattrini” ovvero giocando con i soldi dell’impresa e degli altri, senza capire che la ricchezza si produce fabbricando beni!
c) L’unico modo per progressivamente costruire valore è produrre beni e servizi (oggi si producono prima di tutto servizi al 60% e il resto va sia all’industria che al settore primario ridotto a valori inferiori al 5% nei paesi sviluppati)
d) La prova che la ricchezza la produce chi fabbrica è nella Cina di oggi;
e) Per produrre beni serve manodopera. Quindi il lavoro è il primo passaggio cruciale per assicurare sicurezza e stabilità a una società.
f) Il risparmio nel costo del lavoro che ottengono le imprese delocalizzando è minimo rispetto al costo sociale di un disoccupato;
g) L’assenza di una forte base produttiva in un paese (perché finanziarizzata) produce alti tassi di disoccupazione ovvero d’instabilità sociale;
h) Il ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro produce anche matrimoni più avanti nell’età e sempre meno figli (ricambio tra salari e pensioni) e relazioni difficili tra vecchi genitori, che non sanno più educare e giovani generazioni più sole e aggressive;
i) Non solo, ma la non certezza del posto di lavoro produce anche un’inversione nei flussi di ricchezza, per cui se prima erano i genitori a detenere le quote di risparmio più elevate, adesso questa capacità di spesa e utilizzo di denaro si trasferisce ai giovani per cui abbiamo vecchi poveri e giovani instabili nella loro certezza economica (perché a tempo determinato nel lavoro quindi incerto e a rischio di crisi dalle borse tanto da perdere ingenti quantità di denaro risparmiato)

Conclusioni:
1) le imprese che delocalizzano e reimportano il prodotto nella nazione d’origine, rubano ricchezza ai connazionali a cui chiedono di comprare senza percepire salari. Si tratta di realtà che non meritano salvaguardia giuridica, per cui vanno tassate in forme pesantissime per essere espulse dal sistema economico nazionale;
2) l’azienda come soggetto economico va protetta e tutelata solo se produce miglioramento nella qualità di vita della nazione, altrimenti non merita considerazione e protezione;
3) la qualità di vita di una comunità non si misura solo nelle azioni o obbligazioni emesse (debiti) ma nel numero di posti di lavoro offerti, per cui la tassazione d’impresa dovrebbero essere indirettamente proporzionale al numero di addetti.
4) Qualsiasi ragionamento si voglia fare sulla “Ricchezza delle Nazioni” deve partire solo da quanti posti di lavoro sono attivi e dal tasso di disoccupazione.
5) Va ricordato che le democrazie non tollerano alti tassi di disoccupazione (vedi Repubblica di Weimar e ascesa al potere di Hitler) per cui intorno al 30% assistiamo a fasi di collasso sociale;
6) Il prossimo Hitler avrà gli occhi a mandorla con scritto sul bavero della camicia “made in China”
Benvenuti nel mondo della superficialità!

Le immagini sono tratte dal taccuino americano – Hotel Bellagio a Las Vegas

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