Prospettive dagli Stati Uniti
Nuovi sviluppi per garden
Dal nostro corrispondente all’estero – Giovanni Carlini
La crisi negli USA e in Canada ha comportato cali di vendite, per i garden, nell’ordine medio del 40% con punte del 55 negli stati meridionali, dove sono attese perdite ancora più consistenti. Oltre alle chiusure di attività (tra fallimenti e volontarie) la ricerca di nuovi scenari commerciali è indispensabile per un settore che rischia di essere assorbito definitivamente dalla GDO.
Tema: sopravvivenza
Il nemico: alti costi di gestione dovuti a un calo di fatturato molto ampio e non previsto.
Opzioni: chiudere l’attività o cercare nuove formule commerciali.
Considerando questi 3 punti come quelli di partenza per studiare nuove formule commerciali, i florovivaisti statunitensi si sono dati da fare, trovando un aiuto nel bisogno delle amministrazioni comunali per “abbellire” il centro commerciale delle città a bassi costi.
E’ nata così un’alleanza tra i sindaci che hanno bisogno “di fare” e i garden di vendere chilometri di fiori per formare aiuole, spazi a verde dove rilassarsi e consumare la pausa pranzo ad esempio, nel centro urbano, quindi piantare alberi nei viali etc.
Precedentemente quest’esperienza era patrimonio delle grandi città nordamericane; si pensi a Toronto con 7 milioni d’alberi che l’amministrazione comunale pianta a pagamento (99 dollari) su richiesta dei cittadini. Quindi Chicago, con il suo magnificent mile nel cuore della città, grazie al quale ha incrementato notevolmente il giro d’affari grazie allo shopping dei turisti e gli studi sulla coesistenza civile, realizzati a New York e Buffalo, per abbattere il nervosismo sociale grazie a parchi, piante, fiori e viali alberati. A queste esperienze di grande pregio e impegno, hanno seguito in massa le università, dove i genitori degli studenti possono “comprare un albero del campus” e porre un’etichetta del tipo: mamma e papà credono in te.
Oggi, più per necessità e bisogno, che per reale cultura a verde della città (arredo urbano) si è scoperto che un centro cittadino arredato con piante e fiori, è più frequentato e vissuto di uno “tradizionale” e questo soprattutto le sere d’estate, dove i negozi restano aperti fino alle 22 e i pub come i bar alle 00.00 o nel ciclo delle 24 ore.
La differenza tra un centro urbano “tradizionale” e uno arredato è mediamente (al netto delle aree che già sono organizzate per la vita serale e notturna) nell’ordine del 700% il che rende più ottimiste le persone e i sindaci che contano così sulla loro rielezione. Tant’è vero, che l’arredo a verde urbano è entrato nelle campagne elettorali, costituendo parte integrante della piattaforma politica dei candidati. Con prospettive di questo tipo, il garden si muove per offrire servizi di giardinaggio a costi veramente bassi, ma necessari alla sua sopravvivenza. In realtà, l’obiettivo del garden che lavora con la pubblica amministrazione, è quello d’ottenere un appalto sufficientemente adeguato per raggiungere il punto di pareggio (ovvero la copertura dei costi sia di gestione che acquisto materia prima del garden).
Potrebbe apparire una politica miope perché ridotta a margini irrisori, ma consente a molte strutture di non scomparire a vantaggio della GDO che al contrario, non risente di cali nelle vendite di piante per giardinaggio. Nel panorama dei consumi, di fatto, c’è una polarizzazione verso la GDO a discapito dei singoli negozianti, ma questo è tipico di ogni fase di crisi e connessa contrazione dei consumi.
Tornando al tema generale e più pertinente per il gardenista, se l’obiettivo è il sindaco di una cittadina, il punto è come arrivarci! Qui le cose si complicano, perché è solitamente il florovivaista che “educa” l’amministrazione municipale (qui negli USA) offrendo dei pacchetti d’abbellimento semplici e a basso costo, per ingentilire l’iniziativa del governo locale verso gli elettori.
La tipologia di piante utilizzate, francamente non è determinante, perché spazia da quelle grasse alle ornamentali; in pratica la scelta è un falso problema. Com’è osservabile dalle foto qui esposte, si passa a diverse soluzioni senza una apparente logica, l’unico filo conduttore è far spettacolo con le piante, abbellendo e vivendo il centro urbano come prima non accadeva.
DESCRIZIONE ANALITICA CON ESEMPI
Didascalia all’immagine “coming to SFO 141”
La nuova concezione del verde urbano è per “isole”, nel senso che più che disperderlo lungo le diverse vie della città (opzione ancora molto diffusa) serve adesso creare “l’isola verde”, ovvero quel polmone da vivere nel centro geografico della città. Solitamente in queste aree si consumano i pasti e sono attivi negozi e ristoranti.
Una volta realizzata “l’isola” che va contestualizzata in una successione di altri punti verdi similari ecco che torna il concetto “lineare” d’aiuola per dividere le carreggiate o accompagnare i marciapiedi, estendendosi per chilometri dal centro verso le aree semiperiferiche, dove troviamo dei parchi di media grandezza che anticipano le grandi aree verdi di sfogo collocati sul perimetro esterno della città.
Come si nota c’è una cultura nell’organizzazione dello spazio a verde della città (landscape) che parte da isole, prosegue grazie a collegamenti floreali lineari quindi piccoli parchi, viali alberati e infine grandi aree verdi per giochi, pic nic, passeggiate, jogging e qualità di vita, in ambiente arboreo capace d’offrire ampio spazio coperto dal sole (ombra)
Didascalia all’immagine “coming to SFO 145 e 151”
Come si nota nelle 2 foto qui commentate, il verde è contenuto in spazi definiti nell’area di transito cittadino. Si usa un vaso oppure una vasca per i fiori al lato del passeggio delle persone, come anche collocato in appositi spazi su un piano visivo diverso da quello abituale per allargarne la visuale. Non ci si è ancora spinti su uno spazio verde inteso, come un prato nel centro cittadino, ad esempio, perché comporterebbe fango quando piove. Qualche tentativo di stendere delle strisce di prato sono state fatte (si parla di 25/50 metri per 50 cm su cui le persone, specie le donne, togliendosi le scarpe, amano transitare a piedi nudi, nel centro della città, guardando le vetrine) ma ciò pone un problema sulle attuali pavimentazioni marmoree e di mattonelle. In questo caso si dovrebbe applicare una delimitazione di terra per consentire al tappeto verde, così esteso, una sopravvivenza per i mesi estivi (maggio-settembre). Una procedura di questo tipo però è ancora costosa, benché gradita dagli elettori, che non sono ancora disposti a pagare per l’arredo a verde della loro città (per il momento)
Didascalia all’immagine “coming to SFO 153”
Si osservi la povertà dello stesso spazio urbano oggetto del nostro intervento a verde, se privo di piante o alcuna formula d’abbellimento. In una dimensione del genere, specie se assolata, non c’è passeggio, richiamo e alcun riferimento. Ecco perché se la stessa dimensione fosse “abitata” da un sistema di verde avrebbe, come poi in effetti avviene, un tasso di frequentazione 7 volte più alto rispetto la sua versione spoglia (dati rilevati dalla facoltà di sociologia e psicologia sociale dell’Università di Stato della città di Chicago). Secondo i canoni più comuni della sociologia dei consumi, uno spazio che rilassa la mente dei consumatori, comporta una triplicazione dei volumi di spesa. Anche se questi dati, studiati per il comportamento sociale statunitense fossero diversi in Europa e quindi in Italia, ci sono ugualmente i numeri per favorire flussi commerciali tali da ripagare le amministrazioni comunali dei necessari investimenti per il landscape dei nostri comuni.
(fonte: Università di Chicago facoltà di Sociologia studi di Psicologia Sociale – anno 2010)
Didascalia all’immagine “coming to SFO 156 e 179”
L’architettura è un passaggio cruciale nel landscape, perché concilia il pensiero e consente ai visitatori in transito, l’appartenenza a valori comuni della propria città.
Didascalia all’immagine “coming to SFO 169”
Si noti la delimitazione dello stimolo floreale, ma anche la sua studiata alternanza di colori tali da favorire la fantasia e quindi il bisogno di consumo delle persone. Questa è una scelta tipicamente commerciale che si alterna a quella di un’altra immagine, la 21 dove l’estensione in lunghezza del supporto floreale (10 metri) concilia la tranquillità e pace sociale del centro della città, quale ritrovo comune d’incontro con altri (il concetto di agorà).
Didascalia all’immagine “discovering SFO 4, 21 e 22”
Questa foto proviene dalla città di San Francisco, scattata a fine giugno mentre le altre ritraggono, nello stesso periodo, la cittadina di Oakland che sarebbe uno sfogo urbano a nord alla metropoli californiana. Laddove la scelta del verde nella prima grande città è per conciliare la compattezza sociale e quindi abbassamento dei costi per vandalismi e conflittualità tra persone, nella seconda invece l’intento è smarcatamente commerciale. Riepilogando: lunghe strisce di fiori servono per rilassare e conciliare, al contrario vasi e delimitati spazi verdi con accesi contrasti di colore, sono funzionali al bisogno di shopping.
Didascalia all’immagine “discovering SFO 20 e 23”
Anche in San Francisco city, la scelta d’unire arte all’arredo urbano a verde (landscape che oggettivamente significa organizzazione dello spazio, qui inteso in senso di verde per la città) è quella perseguita per favorire la pace e solidarietà sociale tra persone diverse, legate solo dal transito nello stesso ambito cittadino.
Didascalia all’immagine “discovering SFO 51”
Ovviamente tutto quanto qui detto non sta in piedi, se non venissero organizzati spazi di sfogo verde collocati nello stesso tessuto cittadino. Si ricordi la geometria del landscape: isole, collegamenti floreali lineari, quindi parchi e oasi, viali alberati e infine ampie aree boschive con ombra intorno alla città.
Didascalia all’immagine “Phoenix 239, 188 e 206”
Se poi si unisse al concetto d’organizzazione del centro urbano, anche il gusto dell’Arizona per collane di sano peperoncino rosso, appese all’ingresso dei negozi (a titolo di porta fortuna) e l’applicazione di piante grasse “ognitempo”, come qui con orgoglio mostrate, la gamma di scelta per abbellire i centri urbani s’allarga a dismisura, dimostrando quanto il problema non sia cosa piantare in città, ma educare gli amministratori dell’ente locale a una nuova frontiera.