FORMAZIONE

CULTURA

Smart veloce intelligente pericoloso. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
0 commenti

Smart ovvero veloce, intelligente ma pericoloso per la democrazia e il bisogno di privato da parte del cittadino. Il riferimento “smart” è ovviamente indicato verso il virtuale, l’uso di strumenti informatici e in questa sede specificatamente da parte della Pubblica Amministrazione.

Una smart city è una città iperconnessa e controllata, che annulla il privato del cittadino, rendendo tutto verificabile, controllabile, imputabile, colpevolizzabile.

Qui non si tratta di false notizie, è sufficiente una riflessione serena e diretta da parte di tutti. All’invito a rifletterci sopra, c’è anche un invito: smettere d’usare il virtuale come diffusione di fatti privati in termini di radiocronaca. Sono al cinema, mi trovo al ristorante etc… A che serve, a chi interessa saperlo? la radiocronaca di fatti privati serve per farsi seguire da chi e per cosa?

Ovviamente a fronte di questa iper informazione privata al pubblico, corrisponde un drastico calo di libri letti, studi realizzati e pensiero elaborato.

Ecco che internet assume la sintesi di un pensiero mai elaborato.

Con tale chiave di lettura la persona smart, iper connessa e così apparentemente aperta a far sapere a tutti cosa fa, emerge come terribilmente superficiale, priva di concetti profondi sui quali confrontarsi. E per concetti non ci si riferisce a frasi di rito e sintesi del tipo: ecologia, eco-sostenibilità, inclusione e altre parole vuote.

Siamo così giunti al punto. Smart non vuol dire intelligente.

Questa è la lettura che se vuole dare.

La concretezza è diversa.

Smart vuol dire superficiale, immerso in idee di massa e sintesi, incapace di un pensiero autonomo e profondo.

Veramente il cittadino vuole appiattirsi su un telefono (cellulare) usato al posto della macchina fotografica e del computer per non saper esprimere nulla se non quieto vivere? Come diretta associazione d’idee per forza che i divorzi sono a quota 42% delle coppie sposate e al 60% gli abbandoni tra quelle non unite da un vincolo.

Non è in crisi il matrimonio come istituzione, ma la profondità di pensiero delle persone che sono troppo superficiali per sostenere un impegno. Grazie virtuale!

Potrebbe piacerti anche