Sigmund Freud e il lapsus verbale. Un argomento caro al professore
Il lapsus verbale è un tema molto importante per Sigmund Freud. Onestamente leggere quasi un centinaio di pagine sul tema, pone in aperta difficoltà il lettore. Va comunque considerato come i pazienti di Freud spesso cadano in lapsus. Quasi lo facessero a posta per destare la sua curiosità. Secondo me, la reazione per emozione del paziente al professore, porta anche a questo. Certamente però Freud ha voluto indagare a fondo sul disturbo. Ecco il punto. Per il famoso psicanalista di Vienna non stiamo parlando d’errori, ma di SEGNALI.
Freud cerca la traccia da seguire per cogliere quelle evidenze che celano una sofferenza interiore. Uno status di tensione nevrotica. Questo è l’obiettivo dell’intera ricerca psicanalitica di Freud sul tema.
Sul lapsus verbale ci sono 3 studi (almeno fino al 1901). Il primo è di Meringer e Mayer del 1895. Il secondo di W. Wundt del 1901. Il terzo di Freud.
Meringer e Mayes sono ringraziati, ma non condivisi da Freud. Il motivo è che questi ricercatori hanno individuato nel lapsus verbale una componente grammaticale. In pratica iniziali di parole che si confondono. Wilhelm Wundt (1832-1920) porta la riflessione sugli effetti psicologici. In particolare per Wundt agiscono contemporaneamente 2 effetti contrastanti (da cui il corto circuito nervoso). Il flusso non inibito delle associazioni per cui diciamo una cosa, ma ne pensiamo un’altra. Il secondo effetto è il non voluto attenuamento dell’attenzione inibitrice. Per fare un esempio, dico buongiorno a una donna che in realtà vorrei spogliata, per apprezzarla nuda con sandali (primo effetto). Il secondo passaggio è che mi lascio andare a questa fantasia non permessa e concessa. I due eventi producono un blocco morale, che si esprime nel confondere le parole. Questo è Wundt che apre a Freud.