La fine dell’euro? Gli sviluppi in Grecia richiamano direttamente il futuro dell’Italia
In questi giorni, a scoppio ritardato rispetto gli allarmi di metà dicembre, tutti hanno scoperto (e ancora non sanno) i rischi che la Grecia sta portando in area Euro e le connesse conseguenze sull’Italia.
Cerchiamo di capirne qualcosa:
– l’euro, come moneta unica crolla non tanto per “colpa” della Grecia, ma perché rappresenta una buona idea applicata in forma sbagliata. Ne consegue che, come tutte le cose sbagliate, cade, si frantuma senza riuscire a vivere. Nonostante il fallimento tecnico dell’euro non credo ce ne si possa e finalmente sbarazzare, perché è uso, di questi tempi, non fare autocritica mantenendo in piedi quanto è già fallito per il solo fatto di non saper ammettere d’aver sbagliato. Questo riguarda personaggi di un’arroganza clamorosa, come anche in Italia sono stati coloro che hanno spinto per l’euro: Ciampi, Prodi, Napolitano etc.. Dovendo per forza di cose cercare delle soluzioni per salvare a tutti i costi l’euro, si potrebbe immaginare un doppio corso tra moneta nazionale e un’unità di conto internazionale da utilizzare liberamente sia nello stato d’appartenenza che nelle transazioni all’estero, comunque in area Ue. Sarebbe un ritorno allo “scudo” oppure al “serpente monetario, detto SME”, ma del resto l’euro è stato lanciato senza alcuna reale coordinazione politica, sociale, militare in ambito europeo. Concludendo questo passaggio la moneta euro è fallita ma non riusciremo a sbarazzarcene per un fattore cultura: l’incapacità di fare autocritica. L’Italia in questo senso, con l’attuale governo (il cui premier non è stato eletto da nessuno ma imposto da una segreteria di un solo partito) brilla di luce propria nell’incapacità di critica costruttiva, sottoposto a una massiccia cura di “buon umore”, per nascondere le problematiche più semplici: l’assenza di lavoro per 3,3 milioni di persone (che non ricevendo la busta paga, non spendano e quindi il collasso del mercato interno);
– nell’apparente crisi dell’euro, in realtà, sotto inchiesta c’è l’Europa, non tanto come idea, ma nei termini di com’è stata applicata l’Europa unita – UE. Anche in questo caso si dovrebbe salvare il concetto, azzerando l’intera struttura burocratica comunitaria, ma anche questo non sarà possibile;
Certamente in presenza di buone idee mal applicate, non è possibile pretendere che non subiscano dei naturali crolli di credibilità e di struttura, essendo realtà marcie dall’inizio. Come uscirne fuori? sarà possibile riformare l’Europa e l’euro dai suoi fallimenti creando strutture più piccole ed agevoli nella gestione degli interessi comunitari? Certamente il problema non si limita a un aspetto solo filosofico: di mezzo c’è il fallimento di quelle banche franco-tedesche, che hanno finanziato la Grecia seguendo le indicazioni della BCE e che non saranno più rimborsate. Da questo aspetto tecnico, più che la carenza di credibilità sull’euro/Europa, deriverà un’importante crisi di liquidità in tutto il Vecchio Continente, con effetti drammatici in Italia, da cui probabilmente e finalmente il cambio di governo (quello con il premier non eletto da nessuno).
Le soluzioni?
Certo che esistono le soluzioni, il problema è cosa richiedono queste scelte e specificatamente in Italia.
Sicuramente per l’Italia, le soluzioni possibili richiedono un governo reale e non fantoccio come l’attuale. Non solo, anche in Italia serve un cambio culturale teso sia all’autocritica, ma sopratutto alla concretezza delle scelte da sostenere. Ad esempio in Italia il problema è l’esiguo numero di posti di lavoro anziché l’esistenza del Senato come seconda camera del Parlamento o la legge elettorale, che restano problemi interni alla politica, spacciati per questioni di governabilità, quando le persone hanno problemi estremamente pratici come sfratti, disoccupazione e fisco invasivo.
La Grecia è reduce da un’intensa sofferenza sociale e cerca soluzioni per la qualità della vita. Purtroppo solo l’estrema sinistra, in Grecia, è sensibile a questa necessità per cui vincerà le elezioni. Una estremizzazione di questo tipo potrebbe anche accadere in Italia sia per la destra estrema che per la sinistra, certamente chi oggi saprebbe parlare al dolore delle persone (più che negli ultimi 50 anni in Italia) vincerà le elezioni.
Concludendo:
– l’euro è morto, come gestire il futuro?
– con l’euro anche l’Europa va profondamente riformata, come?
– la crisi economica che seguirà ai fatti di Grecia, sarà molto dura, ma forse limitata a pochi mesi, se si dovessero applicare, in Italia, procedure di reshoring per limitare gli errori d’applicazione della globalizzazione (siamo in un’era superficiale dove buone idee sono state tutte mal applicate)
– in Italia la crisi sarà sia economica (drammatica) che finalmente anche politica, sperando in nuove elezioni dove la radicalizzazione estrema potrebbe clamorosamente vincere, se sapesse parlare alla gente di problemi concreti.
Auguriamoci buon fortuna perché ne avremo bisogno.