Ad un’agenzia di sviluppo per garden center partecipano solo i soliti che fatturano tanto?
di Giovanni Carlini
Per partecipare ad un’iniziativa di sviluppo tra garden logori dalla concorrenza suicida svolta tra di loro per decenni, serve essere dei grandi imprenditori con cospicui fatturati da difendere ed implementare? In realtà i “forti” possono anche vivere del loro senza aver bisogno di un’agenzia che li coordini in sinergia con altri. Ora, pur partecipando ad ogni iniziativa, i più importanti gardenisti si trovano fianco a fianco anche con quelli che traducono la professione in hobby o comunque in un impegno meno gravoso ma ugualmente importante per la loro vita.
Il garden numero 10 nel percorso di coordinazione dell’Agenzia operante in Bruce Peninsula, nella Provincia dell’Ontario in Canada fattura oggi 12.000 dollari all’anno. Prima che l’Agenzia assumesse il suo ruolo, il fatturato era poco più di 10.000 dollari. E’ da considerarsi un fallimento questo per il gardenista hobbysta? Può darsi, ma una cosa è certa. L’unico giardino botanico inserito in un garden della regione, organizzato per osservare gli eventi astrali come solstizi, eclissi, movimento dei corpi stellari, l’inclinazione del sole è il garden di Keppel Croft Farm and Gardens di Bill and Dawn Loney a Big Bay, poco dopo il centro di Wiarton.
Il garden della coppia, esteso per soli 4 acri, è un luogo di meditazione per la cultura zen come per ogni momenti riflessivo e si appoggia al bred and breakfast che ne completa il senso e ruolo.
L’accesso al garden, per chi non vi alloggia è di 3 dollari a persona per l’intero arco diurno, e lo scopo è trovare la pace. Può apparire un controsenso, ma il garden di Bill and Dawn produce sì piante esotiche, sì erbe aromatiche e foglie di estrema bellezza e colori, ma offre soprattutto la serenità di un ambiente di riflessione dove la solitudine non pesa e si affianca alla ricerca di se stessi, delle soluzioni e della vita in senso lato.
Anche questo è garden? Se offre un servizio, la risposta è affermativa. Anche questo è un garden!
Servirebbero garden di questo tipo in città congestionate da traffico, smog e vita lavorativa frenetica come Milano, Torino, Roma? La risposta viene da sè ed ogni lettore s’interroghi sull’opportunità di aprire un’isola a garden, nel tessuto cittadino per offrire servizi di ri-appropriazione del tempo personale. Attualmente esistono in Italia, aree ricreative, non ambientate in un garden, ma si trovano dislocate lontane dalle città il cui raggiungimento comporta costi e tempi di percorrenza non indifferenti. Si può obiettare che nelle nostre metropoli ci siano già ville e parchi, che assecondano questo aspetto, in cui non serve pagare 3 dollari per accedervi; ciò è vero. Va considerato come i parchi italiani non siano aree organizzate in settori differenziati di meditazioni, ma grandi spazi di verde urbano, capaci d’ospitare indifferentemente ogni tipo di esigenza; dalla radio ad alto volume, alla ragazza che ha bisogno della tintarella, quindi alla esuberante partita di pallone, al bimbo in carrozzina spinto da una madre accaldata. Indubbiamente troppe tipologie diverse nello stesso ambito di rilassamento.
Bill and Dawn questo lo hanno messo in conto e pur vivendo ai margini della grande foresta canadese, hanno allestito un garden di produzione per piante ed offerta di servizi di relax fisico e meditazione facendone un business.
Assodato che può esistere concettualmente un garden center capace di produrre e servire servizi diversi dalla sola commercializzazione di piante e fiori o candele e ricordini diversi, di che cosa vivono materialmente i proprietari del garden numero 10?
La titolare è un’insegnante precaria da 30 anni che ogni anno viene chiamata dal governo per recarsi nei territori del nord per aprire gli insegnamenti a favore dei nativi del luogo (parenti degli eschimesi) da proseguire successivamente on line con lezioni trasmesse grazie all’uso di cam e microfono. Questa è la fonte primaria di reddito della coppia.
A ciò si aggiunga il bed and breakfast annesso nel complesso del garden con un costo di 75 dollari a coppia per notte. Quindi segue, in terza battuta il garden concepito nel suo senso tradizionale.
A questo punto forse è necessario chiarire che cosa sia un garden per evitare confusioni, proprio nel momento in cui stiamo allargando la sua capacità di inclusione per generi e modalità diverse.
Si definisce garden un luogo di produzione per piante e fiori traendo dalla terra prodotti da vendere (generalmente e direttamente) al pubblico.
Per questioni di budget all’asse portante dell’attività di garden è stato aggiunto un aspetto molto commerciale nel senso di spaziare sul mangime per animali domestici, quindi candele, souvenir, pendagli da arredamento in architettura d’interni, oltre a vasi, terricci, sostegni per vasi da appendere alle griglie delle finestre etc. Questo è un garden. In effetti all’aspetto di produzione, oggi con la GDO, si chiama ancora garden center una vasta area di sola commercializzazione dei prodotti appena indicati, relegando l’atto di produzione in altri luoghi o addirittura eliminandola, grazie all’acquisto diretto dai produttori e sola offerta al pubblico.
Questo è il garden center e chi svolge un lavoro di questo tipo è un gardenista.
Qui in Canada la visione tradizionale di garden (produzione e commercializzazione di piante e fiori) si amplia e specializza includendo aspetti come l’ecologia applicata, il relax e l’albergazione; ma restando pur sempre garden!
Per amore della precisione la tipologia qui descritta è definibile “Farm & Gardens” nel senso che la proprietà vive il luogo di produzione e vendita, ma è una sottigliezza che non cambia il significato di fondo.
Il grafico n.1 esprime due concetti: il numero di gardenisti partecipanti al programma di sviluppo (32) e la loro crescita in termini di fatturato in 7 anni. La corretta lettura di questa raffigurazione spiega, partendo dal primo dato, che 2 gardenisti (vedi curva in alto) sono cresciuti del solo 10% nel periodo (seconda curva in basso nel grafico). Proseguendo, 3 gardenisti su 32 sono cresciuti del 25% nel corso di tutti i 7 anni. Quindi 6 gardenisti hanno visto il loro fatturato crescere del 44%, ed ancora 1 soltanto su 32 è cresciuto del 60%. Ma ben 7 gardenisti hanno affermato il loro fatturato all’80% in più rispetto a 7 anni fa, e 8 hanno raddoppiato il loro giro d’affari con una crescita del +100%.
La produzione di questo garden, intesa in senso classico riguarda piante grasse, fiori, sfere di plastica con all’interno luci per illuminazione, quindi piante da regalo, ed ambientazioni. C’è il giardino per la meditazione zen, lo shop con i prodotti classici che vendono tutti i garden del mondo, una serie di incamminamenti ricchi di diversi colori di piantine ed erbe appositamente studiate per realizzare uno shock cromatico nel visitatore; per abbellire il tutto vengono usate anche cariole, ormai in disuso, come invasi per fiori e piante.
Anche Bill and Dawn hanno dovuto lottare per estrarre, da un terreno molto roccioso, la terra necessaria per poter lavorare. Trenta anni fa, come fecero altri gardenisti, la coppia unì e miscelò guano a escrementi di ovini con sabbia prelevata dalla spiaggia, fino a riprodurre in aree ben ristrette dell’attuale garden, le condizioni minime alla coltivazione. La fortuna volle che questa penisola si affacciasse sulla regione dei grandi laghi e quindi le relative spiagge fossero impregnate con acqua dolce, anziché salmastra. Questo particolare ha permesso l’uso massiccio di sabbia senza portare con sè il cloro tipico dell’acqua marina, che avrebbe inibito la produzione di terra. Oggi per arricchire il suolo così ottenuto, questo garden, come tutti gli altri, protegge il terreno con strati di truciolato (almeno 5 cm). Questa pratica evita che l’acqua piovana possa portare via la terra e crea, come effetto minore, una sensazione nel rendere più soft il passo quando ci si cammina sopra, molto gradito ai visitatori, che percepiscono così la delicatezza del posto che stanno visitando. Oltre al truciolato per protezione, il miglioramento della terra per garden, si ottiene anche con integrazioni di fertilizzante in misura del 10% (il terriccio più diffuso è il peat moss spagnum). Altri imprese invece, sempre come fertilizzante, raccolgono le erbacce in appositi contenitori all’aperto (griglie avvolte su se stesse a forma di cilindro) e lasciano per 2 mesi che il composto si ossidi all’aria ed acqua, fino a distribuirlo nuovamente sul suolo dell’azienda rigenerando così l’humus.
Tutti gli accorgimenti indicati esprimono una civiltà contadina, ma con una decisa capacità di convivenza in un mondo globalizzato ed altamente competitivo. Sicuramente il miglior gardenista è un contadino, ma se questo può essere vero in teoria, qui ci si accorge che questi “contadini” sono ecologisti, professori, impiegati statali in attività o in pensione, insomma gente unita da una passione: ottenere dal suolo il proprio sostentamento e soddisfazione. E quando questa terra non c’è la si “fabbrica”! La tenacia di questi gardenisti giustifica il loro successo ed esempio.