Scelta tra lavoro e tempo libero vuol dire affrontare uno dei diversi argomenti di microeconomia (in genere nel capitolo 4 o 5).
Apparentemente l’argomento è facile sennonché c’è una complicazione: in ascissa non troviamo il lavoro, ma il tempo libero.
Una variante di questo tipo complica la dinamica di ragionamento. Mi spiego meglio. Quando il lavoro è un bene normale o inferiore?
Per capirsi serve inequivocabilmente studiare il grafico.
Fin qui non è difficile capirsi, basta solo accettare la struttura del piano cartesiano sapendo che N è il tempo “non lavorato” e C il “consumo”.
Il punto d’equilibrio, o meglio la scelta tra lavoro e non lavoro, si trova i E (la persona lavora) oppure anche in A (il soggetto non lavora).
In A la scelta è di NON lavorare perchè ci sono “trasferimenti/redditi” adeguati alla degna sopravvivenza.
Si noti come questi “altri redditi” sono qui conteggiati al loro impatto reale e non monetario, quindi divisi per il livello dei prezzi.
Un successivo livello d’analisi e quindi di criticità, è stabilire se N (tempo di non lavoro) è considerato un bene normale o inferiore.
Qui succede qualcosa di “strano” rispetto a quanto già conosciuto.
Negli studi di reazione al prezzo tra beni normali e inferiori, nel primo caso gli effetti reddito e sostituzione si sommano.
Ne consegue che quando i beni erano considerati inferiori i due effetti si scontrano.
In questo caso studiando la scelta tra N e L (tempo al lavoro) invece, avviene l’inverso, confondendo inizialmente lo studente.
Si rammenti la relazione L (tempo lavorato) = T (tempo, le 24 ore del giorno) – N (tempo non lavorato). L = T – N.
Quando ci troviamo nella scelta tra lavoro e tempo libero considerando N un bene normale, gli effetti reddito/sostituzione si scontrano tra loro discutendo tra chi prevale!!!
Tale inversione dei fattori deriva da come siamo abituati a osservare l’ascissa che solitamente dovrebbe contenere L e non N ma così non è.
Comunque, nel campo della scelta tra lavoro e non lavoro, se consideriamo N un bene inferiore, ES e ER si sommano.
ES = effetto sostituzione.
ER = effetto reddito.
Perchè?
Didatticamente si presentano 3 casi, prego osservare le grafiche:
In questo caso N è un bene inferiore. L’ipotesi è che sia in corso un aumento della paga!
Ipotizzando che i REDDITI SIANO BASSI un aumento del salario in ogni caso porta a maggiore impegno sul lavoro.
Viene da porsi la domanda perchè per un basso reddito o per un indebitato, N sia “inferiore”? Perchè alla crescita del salario il lavoratore lavora!
Diverso è il caso con N considerato un bene normale.
Infine un caso dove N è ancora un bene normale applicato sulla classe media, quindi non ricca come prima ma neppure modesta-povera come nel primo caso.
Essendo N considerato normale permane il contrasto tra effetto reddito e di sostituzione che già conosciamo, ma con una variante; l’effetto reddito è superiore alla sostituzione!
E’ il noto caso dei beni di Giffen applicato, in questo caso alle classi di reddito.
Un reddito medio, non basso non alto, all’aumento della paga subisce un effetto a dir poco “sofferto-contrastato”.
Questa lotta comunque porta a che “il soldo” vale di più sul benessere e vincerà, ma non in quella forma così smarcata che abbiamo visto nel caso 1.
Chi non ha capito alzi la mano; il prof.