Sanità Militare italiana che avrebbe potuto essere “tanto” in questa pandemia, ma che tale non è; che peccato.
Quanto si scrive qui è un sogno non affatto un’accusa.
Il sogno è che con i nuovi investimenti si possa organizzare la Sanità Militare come un’organismo per le emergenze con 10.000 posti letto in riserva.
Posti letto che siano adatti a traumi da colpo, come in un terremoto, o con problemi di respirazione causati da smog o da pandemia polmonare quale quella in corso.
La struttura militare attuale, pur zoppicando, ha messo a disposizione del Paese ben 5.700 posti letto, il che non è poco per “il tirare a campare”.
L’idea è ora un’altra: organizzare in Italia una sanità parallela per le grandi emergenze con capacità di cura e anche degenza (oggi è per la degenza)
I medici militari che animano la Sanità Militare sono professionisti non abituati alla dinamica di un pronto soccorso che gli manca.
Il medico militare cura un “finto malato” che spesso vuole restare più in branda che partecipare alle operazioni giornaliere. Il massimo di un medico militare è lavorare per l’ASL al pomeriggio.
Spesso di vedono medici militari nelle commissioni mediche per le patenti o il riconoscimento di una patologia e annesso grado di gravità.
Che spreco di professionalità!
Lo Stato forma medici militari tramite un’Accademia militare (a Firenze) per poi lasciare disoccupati questi professionisti che s’arrabattono tra il lavoro pomeridiano in Studi, Asl e chi li paga.
Questo “stato d’abbandono” non è sano per la Nazione e per gli stessi medici militari che restano sotto impiegati dallo stesso Stato lasciando prezioso personale in perenne ricerca d’occupazione.
Lo Stato, per fronteggiare l’epidemia polmonare cinese (corona virus) ha stanziato ingenti fondi oltre i parametri che prima erano imposti dal patto di stabilità.
La stessa Ue plaude e incoraggia il Governo italiano su questa via negli investimenti necessari a chiudere l’epidemia.
Ebbene si potrebbe con quel denaro costruire una Sanità Militare al servizio del Paese? Questo è l’auspicio.