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Robo advice. Consulenza finanziaria robotizzata. Parte 2

by Giovanni Carlini
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Robo advice, la scappatoia delle banche per tagliare i costi sul personale.

L’ESMA[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][1], nel maggio del 2018 ha pubblicato il Final Report indicando le linee guida in termini d’adeguatezza dei servizi di consulenza da adottare in materia di scelta degli investimenti e gestione del portafoglio.

Lo scopo del rapporto, non è solo quello di spiegare lo spirito e concetto del MIDIF2 nella sua versione del 2012, ma anche di meglio focalizzare i problemi principali che sono sorti nel frattempo.

Le nuove prospettive di aggiornamento del MIDIF2

Le nuove prospettive di studio e analisi derivano da due novità:

  • gli studi di finanza comportamentale svolti tra il 2010 e il 2016 dai ricercatori N. Linciano, M. Gentile e P. Soccorso;
  • le recenti innovazioni tecnologiche in ambito di finanza automatizzata, la cosiddetta robo advice(utilizzo del robot per consigliare gli umani nella scelta dell’investimento opportuno).

Nel dettaglio, sul punto due, non esiste una posizione di certezza e sicurezza, tanto che l’ESAs[2]osserva il fenomeno dal 2010, preannunciato un orientamento che si sarebbe dovuto leggere alla fine del 2018. Il ritardo nella pubblicazione dell’orientamento indica che sulla materia del robo advice ci sono più dubbi che certezze.  Lo sforzo, comunque è di contenere il fenomeno all’interno del Mifid2 anziché stilare una nuova normativa ad hoc. 

La crisi del linguaggio per spiegare non facendosi capire

Certamente una sorta di fastidio per il lettore e studioso, su questo argomento come altri similari, è l’inflazione di termini anglosassoni che possono tranquillamente essere tradotti a tutto beneficio dell’utenza nazionale. 

Si vuole segnalare il fastidio che subisce il cliente nella terminologia inglese sull’argomento come atto di non comprensione di cosa stia accadendo; in pratica un importante calo di trasparenza e comprensibilità del linguaggio. 


[1]ESMA, ente di consulenza e supervisione del sistema finanziario europeo. 

[2]ESAs, Autorità Europee quali ESMA-EBA-EIOPA.

La trasparenza dovrebbe ancora essere uno dei passaggi cardine della consulenza.

Certamente l’iniziativa, non ancora conclusa dell’ESAs, cerca di standardizzare sul piano europeo l’approccio al robo advicenon considerando, anche in questo caso, i diversi livelli d’alfabetizzazione informatica che ci sono tra paesi della stessa Ue. 

Il bisogno di uniformare sul piano europeo manifesta ancora una grave lacuna di metodo e sistema alla base del fallimento politico della Ue di cui la Brexit è già manifesta espressione. 

Quanto qui descritto rappresenta un problema che il modello ecosistema FinTech(ricerca di un profilo unico tecnologico dei servizi finanziari nella Ue) non è in grado di recepire, accecato nella foga di standardizzazione per tutti tra Nazioni diverse.

La presenza di sistemi automatizzati nella consulenza 

Esiste comunque un “approccio” al fenomeno robo advice, contenuto nel Final Reportda parte dell’ESMA. Approccio non esente da critiche!

L’ESMA ha diviso in due il tema:

  • quali maggiori precisazioni sono necessarie nella consulenza finanziaria robotizzata;
  • come salvaguardare, in forma protetta, l’utenza dall’uso di robot per scegliere il prodotto finanziario più adeguato al profilo di rischio.

Ebbene, e a sorpresa, l’ESMA non ritiene siano necessarie ulteriori precisazioni di sicurezza, rispetto quelle già esistenti affidando il servizio al cliente da un umano a una macchina. 

Relativamente al secondo punto, cosciente di un pregiudizio negativo verso “la macchina” da parte del cliente, l’ESMA consiglia sia più saggio affinare gli algoritmi che svolgono la scelta.

Complessivamente l’ESMA ritiene che, in ambito di linee guida, non si debba prevedere un perimetro di sicurezza più elevato in ambito di robo advice. 

La preoccupazione dell’Ente è quella di non tradire il profilo al rischio dell’utenza in scelte azzardate. Riesce la macchina ad attenersi a tutte le sfumature richieste dalla clientela nei più ambiti di consulenza?

Non è finita: la robotizzazione per la consulenza finanziaria si basa su macchine diverse:

  • robo advicepuri, macchine per la consulenza;
  • robo advice ibridi;
  • robo for advice. (completa assenza di sentimento umano nella trattativa)

Ebbene qualsiasi ”fattoria”[1]utilizzi robot diversi, l’ESMA ritiene si debba applicare lo stesso protocollo di sicurezza e interfaccia con l’utenza. Una decisione, quest’ultima che ha sollevato non poche riflessioni critiche. Un punto di non chiarezza e come il Final Report accenni soltanto a ben 4 tipi chi macchine descrivendo però l’uso di una sola. 


[1]Terminologia utilizzata per indicare un’impresa che non è a contatto con il cliente, ma vende le elaborazioni future e tendenze di mercato ad altre aziende che a loro volta si interfacciano con il cliente finale.

Certamente resta un punto fermo l’art. 54 del Regolamento UE numero 565/2017 che indica la responsabilità delle singole imprese nell’uso di sistemi automatizzati o semi-automatici nelle prestazioni di servizi alla consulenza. 

La trasparenza, secondo il Rapporto Finale dell’ESMA, non riguarda un determinato recinto di protezione dell’utenza dall’uso-abuso della macchina, al contrario, come già accennato si concentra sulla sola scrittura degli algoritmi. 

Un algoritmo che non offre al cliente la gamma dei servizi e informazioni richieste in base e ottemperanza dell’art. 24 del Mifid2 e delle già citate disposizioni Ue 565/2017. In questa “limitatezza” d’offerta dell’algoritmo, l’ente che utilizza i robot, in luogo di umani nella consulenza finanziaria, deve intervenire per integrare l’informazione carente.

Il gap informativo da colmare 

Per rendere più umano il servizio alla consulenza robotizzato è necessario:

  • informare il cliente del livello di umanità che il sistema conserva e a che grado di trattativa, nella scelta del prodotto, è possibile ricorrere a un essere umano;
  • precisare al cliente il peso delle sue risposte, date alla macchina, nel processo di selezione che incanalano verso una scelta anziché altre;
  • precisare a quali fonti la macchina ricorre per consigliare la scelta;
  • un richiamo sulle tempistiche d’aggiornamento del profilo personale  e propensione al rischio del cliente.

Sulla qualità delle informazioni per la scelta dell’investimento che il cliente offre e richiede alla macchina, ci sono delle precisazioni da fare. Si discute sull’opportunità nell’uso di un testo interattivo per giungere alle informazioni finali e strategiche alla scelta. 

Il profilo di rischio e le informazioni fornite dal cliente

Sul rischio di una cattiva relazione o scelta di prodotto tra macchina e cliente, ci sono due aspetti da considerare:

  • il questionario da compilare prima d’accedere al servizio;
  • la qualità delle domande da inserire nel questionario.

La questione del questionario diventa cruciale nell’uso di robot del tipo robo advice,considerata l’inesistente o molto limitata presenza di controllo umano. 

I quesiti sono:

  • il cliente ha fornito informazioni adeguate per formulare una scelta?
  • le domande del questionario sono chiare?

Le aziende che si affideranno solo a computer, tagliando fuori la componente umana, dovranno organizzarsi per neutralizzare il rischio di una “consulenza sterile” (termine qui introdotto per la prima volta). La consulenza sterile emerge dal matematico interagire della macchina con un cliente da convincere con i suoi dubbi e domande. 

Certamente va rilevato come l’ESMA non abbia, al momento, introdotto alcuna prospettiva d’umanizzazione degli algoritmi. 

Qui che si tocca la parte debole dell’intero sistema.

Requisiti organizzativi e nuove competenze

Nel Rapporto finale della ESAs se inizialmente ci si è preoccupati della relazione e interazione macchina-cliente, successivamente (e non senza polemiche da parte degli operatori, come già accennato) la relazione si è concentrata principalmente sulla tecnologia degli algoritmi. Questa scelta di campo, pare sia voluta e piegata al tentativo di standardizzare le norme in ambito europeo (il vero cancro della cultura moderna europeo pro e filo Ue).

Seguendo tale prospettiva, tutte le imprese, in ambito di consulenza, che usano sistemi automatizzati, che possono essere:

  • dedicate al rapporto diretto con il cliente;
  • “fattorie” di generazione dati (a favore di altre imprese di consulenza)

si dovrebbero concentrare in un monitoraggio continuo degli algoritmi. Per fare questo è prescritto che:

  1. sia documentato il disegno d’insieme della struttura dell’algoritmo;
  2. dotarsi di un sistema di test per tastare lo scopo esistenziale dell’algoritmo, documentando la verifica per singoli passaggi;
  3. avere dei registri di gestione e modifica o aggiornamento degli algoritmi;
  4. aggiornare gli algoritmi alle modifiche del mercato;
  5. cercare gli errori all’interno degli algoritmi;
  6. monitorare il successo/insuccesso delle scelte consigliate dall’algoritmo;
  7. che ogni passaggio qui indicato sia registrato per singolo passaggio al fine di garantire la successiva revisione di sistema.

Perché quest’azione di controllo sia possibile è saggio che nascano nuove competenze tecnologiche oggi non affermate in nessun percorso scolastico.  

Competenze già indicate nel Midif2 all’art. 25 para.1

La super visione degli algoritmi.

L’ESMA avendo spostato la sua attenzione sul solo algoritmo, pretende ora un censimento e supervisione su un mondo ancora oscuro indicando precisi livelli di responsabilità e ricaduta giuridica.

Su questo aspetto ci sono due versanti da considerare.Certamente l’ESMA sollecita un maggior controllo e comprensione del concetto di algoritmo da parte degli addetti ai lavori segnalando però come “l’algoritmo” resti completamente sconosciuto al cliente che si affida a un “non si sa che cosa sia”.

Il cliente non ha idea di come le sue informazioni siano elaborate dall’algoritmo. E’ già sufficiente questo solo aspetto per togliere trasparenza all’intero sistema nell’uso di strumenti automatizzati.

La “soluzione” pare che sia nell’accentramento a livello europeo del dibattito (ancora il cancro della cultura europea pro Ue) senza alcuna ricerca (nel caso esista) a livello nazionale calibrata sul preciso campione sociale nazionale.Sul bisogno d’accentramento si è già espressa la European BankingFederation(EBF) nel 2016 togliendo ogni speranza a una via nazionale di ricerca da confrontare solo successivamente con le ricerche delle altre Nazioni. 

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