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Rivoluzione francese nell’Italia del Settecento

by Giovanni Carlini
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Rivoluzione francese come ultimo capitolo del libro L’Italia del Settecento. L’ultimo capitolo, il 35° è la fine del mondo anzi la fine di un mondo.

Stremati (i lettori) da tanti-troppi capitoli che non è facile apprezzare (l’intera terza parte del volume) come già qui descritto, finalmente riprende la narrazione incalzante dell’autore. E’ come se “altri” avessero introdotto a forza una parte quasi estranea alla natura del testo. Infatti nelle prime letture giovanili, 40 anni fa per questo titolo, non ricordavo “la terza parte”.

Tornando alla narrazione del testo, cosa accade come fine del o di un mondo? (Goethe)

Montanelli spiega la Rivoluzione francese nei termini di quella americana, una realtà più trascurata che osservata dall’Europa. 

I coloni americani si erano portati dalla madrepatria il concetto di tassazione contro rappresentanza. In assenza di un parlamento locale liberamente eletto non avrebbero pagata alcuna tassa. A questa regola però contravvennero finché lo sforzo bellico britannico tenne lontani francesi e spagnoli dalle 13 colonie americane.

Gli inglesi, mentre gli europei si sono scannati in continue guerre, fino a quella dei Sette anni terminata nel 1763, si sono concentrati sulla Nazione e le colonie.

Con questa perseveranza la Florida da spagnola divenne inglese e così il Canada da francese a colonia britannica. La questione delle tasse avvelenò i rapporti tra l’Inghilterra e le colonie, in particolare quando i primi chiesero l’aiuto agli indiani contro i ribelli. Fu di fatto una tradimento inglese verso i propri coloni! Questa degenerazione condusse alla distruzione di un carico di the a Boston nel 1773.

In quel momento gli inglesi furono oggetto d’attacchi concentrici da parte della Francia e Spagna fino a capitolare a Saratoga nel 1777. Nel frattempo nel 1776 ci fu la Dichiarazione d’indipendenza americana con l’identificazione dei diritti civili fondamentali:

  • diritto alla vita;
  • il diritto alla libertà;
  • quindi il diritto ad essere felici.

Secondo quest’impostazione ogni uomo nasce con un bagaglio (patrimonio) di diritti inviolabili. In questi diritti c’è anche il concetto di rappresentanza e quindi di tassazione. Una rappresentanza che può anche essere revocata dall’elettore.

A seguire la Rivoluzione francese merita altro approfondimento.

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