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Repubblica fascista di Salò. Oltre ai disertori e renitenti molti restarono e lottarono.

by Giovanni Carlini
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La Repubblica fascista di Salò resta un dramma sociale aperto nella Nazione. Al di là dei disertori e renitenti alla leva altri lottarono con onore e coraggio. Lo studio numero 6 della serie qui in sviluppo è dedicato a coloro che restarono.

Solo un passaggio per i disertori e renitenti alla Repubblica di Salò a conclusione dello studio 5. Aurelio Lepre, a pagina 155 del testo La Repubblica di Mussolini, ricorda: ..il gran numero di renitenti costituiva la loro forza. A volte erano tutti i giovani di un paese a non rispondere alla chiamata alle armi. Essi poterono così giovarsi della solidarietà dell’intera comunità. Era il sostegno di tutti verso uno e viceversa.

Ora lasciamo i traditori e renitenti per dedicarci a chi è rimasto e ha risposto alla chiamata.

manifesti dell’epoca faticosamente rintracciati e qui presentanti come sintesi di una tensione emotiva e patriottica di quella stagione politica.

Non va trascurata la paga del soldato basata su soldi e sussidi. Per gli Ufficiali si trattò di cifre relativamente consistenti. I soldati ricevettero un soldo di soli 360 lire, ma alle loro famiglie giunse un sussidio tra i 500 e le 2000 lire. Nel contesto dei sussidi si aggiunse anche il rimborso dell’affitto in base all’ultima ricevuta pagata. Quindi ancora 210 lire per ogni figlio d’età inferiore ai 16 anni e 250 per quelli oltre tale età.

Sempre nei sussidi alla famiglia del soldato, si aggiunsero 500 lire per il padre del militare e 250 per la madre. Ancora, il rimborso di un 10% degli acquisti rateali che la famiglia dovette affrontare.

Economicamente parlando, in un’Italia sotto le bombe degli alleati, le famiglie dei militari in servizio ebbero la loro serenità anche se per soli 20 mesi scarsi.

Certamente CHI RESTO’ E LOTTO’ SENZA SCAPPARE ebbe altre motivazioni più ideali e concettuali rispetto alla sola paga.

A pagina 157 si lamenta la cattiva accoglienza che la Repubblica fascista offrì ai suoi ragazzi. Su questo passaggio sarebbe saggio un’autocritica che i fascisti non seppero svolgere! Infatti Lepre a pagina 158 prosegue sul tema. L’atteggiamento dei soldati risentiva fortemente del trattamento che ricevevano nelle caserme.

Per coloro che risposero e restarono, ci sono molte considerazioni da fare. A pagina 167 Lepre ricorda che l’esercito della RSI fu addestrato in Germania.

Lepre prosegue: i soldati e ufficiali che sperimentarono i sistemi di addestramento tedeschi si convinsero della loro superiorità.

Pag. 168: nelle truppe italiane in Germania era diffusa la convinzione che il loro ritorno avrebbe determinato un capovolgimento delle sorti nel conflitto.

A pagina 173 abbiamo però un colpo di scena. La Repubblica fascista non si resse solo su giovani addestrati in Germania. La Decima flottiglia MAS, di Valerio Borghese, rappresentò la differenza. Storici come Deakin e Bocca considerarono la X° MAS come una vera forza militare.

Studiando la X° e non solo, emerge il vero tenore di chi è “rimasto”. In gioco ci fu l’onore della Patria, la promessa fatta, il senso di dignità.

Molti italiani sentirono su loro stessi l’onere di difendere l’onore della Nazione, quindi restarono. Tutti illusi?

Abbiamo bisogno di studiare i manifesti dell’epoca per collegare i valori con il richiamo emotivo pubblicitario.

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