Referendum per l’abrogazione della legge che limita la democrazia nel taglio dei parlamentari. Ho già scritto su questo argomento benché sia sollecitato a farlo ancora. Onestamente il concetto è così palese e chiaro che non saprei cosa aggiungere. L’immane stupidità della legge proposta e”approvata” dal Movimento 5 stelle è così “enorme” che spendere altre parole sul concetto appare spreco.
In realtà discutere di ovvio avvantaggia solo chi pesca nel torbido come il 5 Stelle.
La soluzione su cosa votare al referendum del 20-21 settembre in Italia, sul numero dei rappresentanti al parlamento, va impostata su una semplice divisione.
Gli italiani sono 60milioni (non tutti votanti perché ci sono minori d’età. Quelli che votano sono 51 milioni).
I rappresentanti, prima della proposta di legge divenuta poi tale dal 5 stelle, sono 945. Dividendo 60 milioni per 945 = 63.492. Vuol dire che ogni 63.500 persone c’è un rappresentante al parlamento.
Quelli del movimento populista 5 stelle vogliono che ce ne siano 600. Procedendo in modo analogo, 60 milioni diviso per 600 = 100.000. Vuol dire che ci sarà un rappresentante ogni 100mila persone.
Il numero d’abitanti rilevato al 2019 è per la precisone pari a 60,36 persone residenti in Italia (di questi si ricorda e rammenta che ben 10 milioni sono immigrati). Il concetto qui ricordato è che 50 milioni non possono aiutare 10 milioni, al massimo 500mila persone, il resto è in eccesso. Quindi abbiamo 9,5 milioni d’immigrati in più/di troppo in Italia.
Chiarita la parte polemica non pertinente, ma necessaria, la valutazione sulla validità del referendum è nei numeri.
E’ più democratico un paese che ha un rappresentante ogni 63.500 persone o uno che ne ha ogni 100.000?
Data la risposta al quesito si vota di conseguenza.
Il mio parere, molto semplice e diretto, è che preferisco un Paese dove servano meno elettori possibile per eleggere un rappresentante.
A conti fatti vorrei stabilire per legge costituzionale che ogni 30mila o al massimo 50mila elettori ci sia 1 rappresentante.