Il Reazionario, intervista e studio.
Reazionario come figura e concetto applicato alla scelta politica. E’ reazionario colui che non vuole fretta nel ragionamento preferendo che maturino le scelte anziché affrettarle. Questa intervista osa affermare concetti che “non si potrebbero dire”, ma sono comunque nella mente e nel cuore di un gran numero di persone (la maggioranza?) Certamente finchè non si possono scrivere in chiaro, non sarà mai possibile aprire una riflessione in merito.
Lo scopo di quanto qui scritto non è sovvertire ma riflettere, nel bene come nel male.
Reazionario intervista – Domanda: Grazie Signor “Anonimo” per aver accettato un’intervista così audace. Passiamo subito ai grandi temi: lei è orientato politicamente?
Anonimo: certamente ho le mie idee in linea con l’attuale Governo, però il “problema” è un altro. Non riesco dai telegiornali, stampa e affermazioni da parte di tutti i politici, a capire quello quali siano le proiezioni della Nazione. Cosa saremo fra 6 mesi, quindi 12 e 18 come fra qualche anno? Possibile che non c’è un esponente di partito che sappia spiegare la sua idea d’Italia in proiezione sui prossimi 5 anni? Ecco la mia solitudine.
Domanda: Lei sta parlando d’Italia, ma lo sa che siamo in Europa?
Anonimo: Questa è un’intervista seria o una presa in giro? La UE è un’astrazione monetaria, nulla di più. Sicuramente e culturalmente siamo affini e rispetto la fine del secondo conflitto, oggi non siamo più italiani contro tedeschi, ma europei e su questo, tanto di cappello ai padri fondatori. Però se volessimo parlare di pianificazione e sviluppo, la dimensione resta nazionale. Il resto è finzione.
Domanda: pensa alle elezioni politiche anticipate?
Anonimo: la povertà d’idee dei partiti, in questi mesi, risulta evidente dalla richiesta d’elezioni quando non ce ne sono le premesse. Finchè il Governo ha la maggioranza perché votare?
Domanda: tocchiamo argomenti più scottanti, sull’immigrazione cosa pensa?
Anonimo: non c’è mai stato un referendum popolare che accettasse come multiculturale la nostra società. Ne consegue che ogni provvedimento applicato in questi anni, dai più Governi è illegale. Non ho dato alcuna delega a nessun partito, perchè trasformi il mio Paese in una casba di gente, non coinvolta in un progetto d’integrazione culturale. Ho scritto anche al Presidente della Repubblica su questo argomento, ma lui è di sinistra, quindi è stato tempo perso!
Domanda: ha fiducia nelle istituzioni?
Anonimo: la risposta non può essere a “tutto campo”. Non ho alcuna fiducia nel Presidente della Repubblica, che non può essere che di parte, considerata la sua estrazione di partito. Ne ho meno di nulla sulla magistratura. Quest’ultimi sono degli impiegati statali con diritto a pensione, afflitti (in linea di massima) da un delirio d’onnipotenza, per cui traducono al personale quanto dovrebbero svolgere in forma oggettiva e imparziale. Da qui si capisce quanto manchi una scuola per magistrati. In queste condizioni, non posso avere fiducia verso chi troppo spesso è coinvolto nella vicenda politica. Per il resto ho grande stima verso i Carabinieri e le Forze Armate. Sulla scuola no. Anche i Presidi non hanno corsi di formazione, per cui i dirigenti della struttura sono spesso impreparati, proprio nel ruolo educativo che dovrebbero insegnare!
Domanda: lei in cosa crede?
Anonimo: in colui che si alza tutti i giorni e lotta per qualcosa che in quella giornata potrebbe aver senso. Credo nelle persone che cadono e si rialzano, riprendendo tenacemente a perseguire un’idea. Amo un non politico in politica, per questo mi riconosco in questo Governo. I miei ideali sono Cavour e De Gasperi, ma mi accontento anche di meno se i tempi non offrono di meglio, ed ecco che un imprenditore in politica mi piace, perché dovrebbe fare anziché parlare. Vorrei credere nella gente, quella di tutti i giorni e per questo sono umanamente disponibile, sorrido e cerco di capire, ascoltando prima di parlare, senza interrompere. Sicuramente però mi sento solo.
Domanda: ha fiducia nel futuro?
Anonimo: la fiducia non è un credo, ma la risultante di una serie di azioni e progetti, su cui gioca la fortuna. La fiducia a cui penso è quella che deriva da un tenace lavoro quotidiano, intorno a un progetto. Il punto è se ho un’idea da cui partire o navigo a vista. Ecco il problema, calato un paese dove falliscono 30 imprese al giorno da qualche mese.
Domanda: lei è un reazionario o uno di destra?
Anonimo: credo nel mio Paese e nel valore nella cultura occidentale. Ritengo anche che se ho un assetto e scala di valori, la contrapposizione sia insita nel confronto, che può essere civile o anche duro (qui vedo la Cina e l’Islam fondamentalista quali nemici) Se questo vuol dire essere un reazionario (o fascista come spesso si traduce) a me importa molto poco. Dirigendo un’impresa, ho l’onere di far quadrare i conti, pagare gli stipendi e forse assumere i figli dei miei dipendenti, oltre che assicurare uno sviluppo degno di questa parola. Forse da questa risposta si può rendere conto di quanto le etichette non rappresentino più un valore assoluto, ed ecco l’origine della crisi della politica, ancora ancorata a destra o sinistra, quando la Nazione resta nel mezzo. Se le dicessi che mi interessano i problemi pratici e il futuro dei miei figli secondo Lei, sarei di destra o di sinistra?