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Il Re d’Italia questo bistrattato con una pessima eredità pur essendo Re

by Giovanni Carlini
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Il Re d’Italia questo bistrattato con una pessima eredità pur essendo Re

Il Re d’Italia pur in spoglie, è rientrato nel suo paese. Meno male, era ora, almeno da morti è possibile avere una Patria. Apparentemente le parole “Re e Patria” sembrano superate e non in linea con l’era globalizzata. A parte il fatto che la globalizzazione è morta aprendosi alla post-globalizzazione, ma Patria & Re restano parte del patrimonio culturale mondiale. La prova risiede anche nella gestione della crisi subprime. L’assenza dello Stato (quindi Patria) avrebbe generato la fine dell’epoca contemporanea. Ne consegue che volenti o nolenti, il mondo va gestito attraverso Nazioni e quindi Patrie.

Chiarita l’indispensabilità del concetto di Patria, veniamo al Re. Il Re d’Italia ha troppe colpe. Peggio ancora e di più osservando il comportamento attuale dei suoi eredi. Basta solo questa gente (gli eredi) per apprezzare l’esito del referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

Un corretto comportamento da parte della Casa Savoia sarebbe stato, l’8 settembre 1943, restare a Roma. Porre a riparo la famiglia reale e difendere o presidiare Roma, è il mestiere di un Re. Non averlo fatto ha comportato la perdita della corona. Dispiace non tanto e solo per Casa Savoia, ma per l’Italia intera. Del resto di gente che abbandona il proprio popolo in Italia c’è ne parecchia. Senza scomodare l’ex Comandante di nave mercantile-passeggeri (non ricordo il nome) da cui il naufragio all’Isola del Giglio, la lista è lunga. Non ci sono forse gli ex democristiani come il Signor Casini e la Signora (non ne ricordo il nome, quella che ha fatto carriera cercando la Massoneria e la P2 in Italia) passati alla sinistra?

Lo stesso attuale presidente della Repubblica è un ex democristiano che ha perso la rotta concettuale in politica. Mamma mia quanta gente ha tradito! In tal contesto negare la sepoltura a un Re, reo d’essere uno dei tanti, appare come il bue che dice cornuto all’asino.

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Mario Nava 23 Febbraio 2018 - 16:58

Pur condividendo, parzialmente, alcune delle cose che dice, mi trovo in disaccordo con questa frase: “In tal contesto negare la sepoltura a un Re, reo d’essere uno dei tanti, appare come il bue che dice cornuto all’asino”.
Il Re, per definizione, non è uno dei tanti. è il primo, è la Nazione, è un privilegiato che ha deciso (o non si è opposto) all’ingresso in una guerra per la quale il Paese non era preparato. Inoltre, nel momento del pericolo, ha abbandonato il suo Popolo agli invasori.
Con questo comportamento ha perso qualsiasi diritto vero l’Italia. Ricordo che, nel suo regno, durante la prima guerra mondiale, chi mostrava codardia veniva fucilato sul posto. In quest’ottica, mi sembra che per il Re sia stato fatto un trattamento di favore.
Cordiali saluti

Giovanni Carlini 23 Febbraio 2018 - 20:32

Grazie Signor Nava per il suo commento. Resta il fatto che il Re, pur fallendo come un umano ci serve quale punto di riferimento e se permette i diversi Presidenti della Repubblica italiani sono stati modesti-mediocri rispetto ai diversi Re sabaudi. Ci manca la dirigenza. Oltre Cavour-Giolitti-De Gasperi-Enrico Mattei non abbiamo altre personalità da spendere a favore di questo paese: che peccato!

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