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Rapporto metalli al 5 Febbraio di un anno qualsiasi

by Giovanni Carlini
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Rapporto metalli. C’è qualcosa di famelico nei lettori di un rapporto sul settore metalli. Come dei drogati in assenza della dose tutti cercano le “tendenze”. Nessuno considera il quadro generale che è poi quello rilevante!



Rapporto metalli: una droga

Il rapporto metalli da una semplice analisi del mercato è diventato “une dose” per tossici. Si nota un’importante scadimento morale tra gli operatori del settore. Chi potrà aiutare questi schiavi dai capricci delle quotazioni? Il guaio è che qualche azienda sta saltando con annessa perdita di posti di lavoro. Ciò significa che non si riesce a distinguere tra gioco, speculazione e cose serie. La Confindustria non sa educare la classe imprenditoriale.

L’andamento dei prezzi sui metalli di base

Il rapporto metalli impone sempre più di ogni commento i numeri! Si segnala senza alcun dubbio quanto il mercato dei metalli di base sia più pericoloso che mai. Questo perché  l’aumento dei prezzi non trova alcuna giustificazione rispetto all’andamento macroeconomico mondiale.
Perché i prezzi aumentano? Come onestamente osserva la stampa economica, si tratta di finzione speculativa. Vanno anche considerati i cali di produzione in particolare sull’alluminio e il rame.

Comunque la tendenza di crescita dei prezzi, per quanto consistente esprime tutta la sua non logica. Il punto di vista di questa rubrica, non favorevole alla speculazione, indica in effimero l’attuale crescita dei prezzi. Vuol dire invitare gli operatori a non acquistare se non sul venduto. Questo per evitare d’accusare delle perdite nella rivendita del metallo di base, se immagazzinato.

Per quanto si possano capire le aspirazioni di guadagno degli operatori il momento è pericoloso. Assolutamente assurdo, sullo stagno, ad esempio, farsi carico di un valore pari a 13.828 dollari in più per tonnellata. Sono prezzi assolutamente privi di ogni fondamento. Va segnalata la manovra speculativa dei fondi d’investimento sotto il rischio di fallimento.

Le aspirazioni rialziste non possono poggiare neppure sui forti acquisti dalla Cina. 
Esaminando il confronto su 14 anni di quotazioni, ipotizzando un tasso di crescita credibile del 5% ogni valore maggiore è speculazione. Chi rischia?


La crisi sta minacciando le imprese del settore
In realtà la crisi non minaccia solo questo settore d’attività, ma l’intero sistema economico occidentale. Cos’è accaduto? Semplice! È stata mal interpretata la globalizzazione, permettendo con la delocalizzazione il trasferimento di quote di lavoro all’estero. Ne consegue disoccupazione e perdita di quote di ricchezza a favore di chi effettivamente produce i beni. La disoccupazione producendo impoverimento sociale, causa il collasso del mercato interno. Ecco il quadro complessivo della situazione. Colpisce con maggiore importanza chi “vive” con i consumatori senza godere di uno sbocco all’estero.

Insoluti e fallimenti
Le rilevazioni Cribis D&B e Hermes del gruppo Fondiaria indicano più insoluti dalle imprese italiane. La media nazionale è dell’11%. In questa media c’è il “boom” dell’edilizia con un 88% e l’84% del commercio all’ingrosso. Segue l’82% del settore trasporti, il 63% per il manifatturiero e il 13% in agricoltura. Sono numeri in grado di paralizzare il sistema economico.

Probabilmente bisogna abituarsi a considerare la riscossione con beni in natura come sistema di pagamento alternativo. Va ricordato come negli USA un terzo del PIL è di scambio in baratto.

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