Quando il capo dell’azienda diventa ingombrante.
Primo di tre articoli pubblicati. Di Giovanni Carlini, sociologo/economista
Quando il capo dell’azienda diventa ingombrante? Incontrando alcuni imprenditori siderurgici è emerso un fattore di debolezza. Moltissime aziende sono state create e fatte crescere da “uomini che si sono fatti da soli”. Si parla di capitani d’industria che hanno saputo trasformare un piccolo magazzino in azienda. Questa forza a volte può diventare un limite, soprattutto quando si parla di fusioni e vendite. Molti imprenditori non sono disponibili ad alcuna sinergia strategica. Che si fa?
Quando il capo dell’azienda non si sa più dove metterlo. Questo è un problema culturale
L’incapacità del capo “a mollare” non è riconducibile solo a un aspetto comportamentale, ma indice di un disagio. Si tratta di un problema che colpisce l’ambito culturale di una generazione.
La tesi di questi 3 articoli vuole sostenere che con la crisi in corso, è finito un modo di fare impresa. Quell’idea d’azienda da mungere per il personale benessere. Oggi l’attività va curata come se fosse una persona, non più come una bestia da soma su cui caricare le aspettative di benessere familiare.
Il falso mito del “faso tuto mì”. E’ a questo stadio che scatta l’imbarazzo di un capo onnipresente!
Negli anni Settanta e Ottanta si spiegò il successo delle PMI (specie del nord-est) con l’imprenditore “tutto fare”. Un personaggio capace d’essere allo stesso tempo sia camionista, sia direttore amministrativo/finanziario. Non solo. Anche stratega commerciale d’ampie visioni e intraprendenza. Non ci sono dubbi che in un mondo diviso “dal muro”, un imprenditore “locale”, che al massimo fosse attivo in ambito MEC fosse adeguato.
Dal 1990 e con rapidità crescenti, il mondo si è reso più largo ma complesso. Il bisogno di restare al passo con il mercato, ha imposto a quello che era l’unico manager e imprenditore, di far entrare in azienda figure specializzate, in grado di saper agire su più piani.
Purtroppo quest’allargamento della base manageriale, nelle PMI e nel sistema distrettuale, si è attuato incorporando persone della famiglia. Significa soggetti privi delle specifiche conoscenze o esperienza. Al massimo i figli con la laurea in tasca, senza capacità sperimentate sul campo.
Le nuove leve dell’imprenditoria industriale, appunto perché membri della famiglia, gestendo l’azienda si sono lanciati in una fase di arricchimento. Ci si riferisce ad auto di lusso e abiti firmati come appartamenti e investimenti di tutti i tipi. Un’azione che ha escluso la continua capitalizzazione dell’impresa com’era accaduto con i padri. Per “dirla tutta”, è stata usata l’attività d’azienda per l’esigenza d’apparire nel sociale, senza preoccuparsi di sostenere il motore di tutta quella ricchezza, ovvero l’impresa.
La sottocapitalizzazione delle PMI e delle imprese agenti nei distretti industriali italiani
Le aziende italiane sono sottocapitalizzate, il che significa che non hanno un capitale proprio, sufficiente per poter agire. In pratica sono troppo dipendenti dai flussi bancari. Questa inadeguatezza comporta che l’80% delle aziende italiane è a rischio di fallimento.
La sottocapitalizzazione, in “soldoni” vuol dire che le imprese hanno sicuramente prodotto ricchezza. Questo valore è però servito per garantire un livello di vita sfarzoso.
Questa devianza dal comportamento virtuoso è definito “etica in economia”.
Parlare di crisi del sistema industriale italiano, senza entrare nel merito dell’etica in economia, significa non coglierne il senso.
La crisi in corso non è un momento d’inviluppo del mercato, ma rappresenta lo sgonfiamento di un falso benessere. In pratica un depauperamento dei mezzi finanziari d’impresa. Per sganciarsi dalla dipendenza del credito bancario serve cambiare un modo di lavorare e dirigere l’impresa.
Le aziende sono persone (anche se giuridiche) con il loro carattere e modo di fare.
Il carattere di un’impresa lo si scopre dalla sua TAM (tendenza annua mobile a tre anni, ovvero un grafico in excel, che indichi come il fatturato mensile si comporta mese per mese) Finchè non si comprende questo concetto non si può dirigere un’impresa.
Continua………….