Quando la Giustizia impazzisce. Una voluta confusione tra penale e fiscale per pareggiare i conti in deficit dello Stato. Un’azione di questo tipo, espone l’intero impianto giudiziario al rischio d’illegittimità. Si tratta di una precisa responsabilità che si è assunta il Governo tecnico Monti nel 2011 e successivamente del “Pd”.
Quando la giustizia impazzisce. Indipendentemente dall’estrazione, tutti ci siamo battuti attraverso il lavoro e lo studio per un certo tipo d’Italia. Invecchiando, ho anche imparato che l’idea di società più giusta è sostanzialmente comune a ogni indirizzo politico. Non ci sono differenze tra partiti sul cercare una nazione ricca, forte e sana. Ben alimentata e lontana dal freddo, fame e guerre. Detto questo (che è ovvio) iniziano i guai. Veniamo al fatto concreto.
Benché sotto ispezione da 3 settimane, da parte dell’Agenzia delle entrate, un imprenditore mi concede un’intervista. Ragionando insieme ci viene a far visita un altro imprenditore, della stessa zona. Si tratta di un signore che avevo contatto per telefono giorni prima. Questi si scusa per aver chiuso rapidamente la comunicazione con me. Spiega d’avere i telefoni sotto controllo.
Ci guardiamo in faccia senza saper cosa dire pur non avendo niente da nascondere, o così ci sembrava. L’ospite, ci spiega: “…al controllo dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza, i telefoni sono intercettati e così la posta, email”. Il tutto ovviamente senza un mandato del giudice che giustifichi l’operato. Quando la giustizia impazzisce.
Riprendendomi dalla sorpresa (negativa) abbozzo una domanda: ma non è possibile. Per intercettare serve un mandato del giudice. Non solo, anche una proiezione di reato che sfondi i 5 anni (mi pare).
L’imprenditore che ci è venuto a trovare afferma: sarà anche così. Nell’ispezione che ho subito per 2 mesi, so per certo che siamo stati intercettati prima e dopo. Questo perché un tecnico dei telefoni ce lo ha raccontato. Imbarazzati abbiamo dovuto rispondergli che eravamo sotto accertamento fiscale. A quel punto il tecnico ha detto: ho capito è tutto chiaro, fanno sempre così. Quando la giustizia impazzisce.
Ho guardato in viso i due imprenditori. Per quanto ne so, non hanno nulla da temere. Questo perché conosco molto bene le rispettive contabilità e problematiche aziendali. Nonostante ciò ho provato dolore nel leggere il terrore nei loro occhi.
Non si tratta di paura per “aver fatto/non fatto qualcosa”. E’ paura allo stato puro, esistenziale. Tradotto in altri termini, si chiama terrore senza esagerare.
A questo punto la domanda. Che ci fa la paura e il terrore dipinto in faccia a degli imprenditori che ho l’orgoglio d’aver servito?
I conti già non tornavano prima, figuriamoci adesso! Io non ho lottato e servito la Nazione per ritrovarla in queste condizioni. Chiariamoci: lo Stato deve comunque fare i suoi controlli e i vigili, ad esempio elevare le multe. Così la legge perseguire i colpevoli, ma è la criminalizzazione di massa non è tollerabile. C’un un sistematico abuso del diritto va contenuto e combattuto!
Dalla lettura della stampa economica, costantemente noto un richiamo alla criminalizzazione penale di ogni passaggio fiscale. In realtà si tratta di un costante abuso del “penale” che ne snatura il senso. Oggi il contenzioso con lo Stato, passa o attraverso il penale o le angherie di Equitalia. La somma degli abusi di Stato non genera più solo distacco del cittadino dal Paese. In realtà è ribellione sociale che per il momento si concretizza in voto di protesta. In alcuni casi nel suicidio quale pratica d’allontanamento da questa visione d’Italia. Non è difficile pensare a uno stadio successivo di protesta.
Che si fa? Limitarsi a dire che il disagio sociale possa diventare scontro aperto non è sufficiente.