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Quadro d’insieme di un’annata negli stampi. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Quando d’insieme: osservatorio sulle condizioni economiche dell’industria degli stampi. Prof Carlini

Riferimenti quadro d’insieme:

www.toolox.com/surcharge.htm
http://www.lme.co.uk/
http://www.tokaicarbon.co.jp

Linee di tendenza: il quadro generale

Il lavoro c’è ma non è pagato

Si discute molto su una presunta confusione di fondo. Chi afferma che “il peggio sia alle spalle”, chi invece debba ancora arrivare e in mezzo c’è l’economia reale quella che soffre. Che cosa accade? Una delle spiegazioni a una situazione d’indubbia incertezza deriva da un errore di fondo; si misura la ripresa economica sugli ordinativi e i fatturati. Questa unità di misura è oggi sbagliata. Lo è nella misura in cui non viene collegata all’aspetto finanziario.

In pratica si lavora, ma non si viene pagati per il servizio svolto. In una parola si soffre per un eccesso di insoluti. Questo fenomeno indica una carenza di liquidità nel sistema. In realtà, sotto il punto di vista macroeconomico di M1 (moneta liquida) ce n’è anche troppa e questo si rileva, ad esempio, dagli alberghi pieni nelle località invernali, dagli acquisti di Natale e nella speculazione operata sui metalli di base. Quindi, e questo è un fattore di grande curiosità nel mondo dei ricercatori sociali quanto economici, perché è la vera novità da studiare, come fa ad esserci liquidità per il superfluo e non per le aziende?

Tutti i riflettori sono accesi sul sistema bancario reo di coprire delle perdite che non vuole rendere pubbliche per questioni d’immagine. Essendo le banche in difficoltà e nonostante le pressioni del Governo, si isterilisce il flusso di liquidità in termini di prestiti, affidamenti, salvo buon fine e quant’altro interessa le imprese.
Se potessimo confrontare due imprese: una completamente autofinanziata e l’altra con necessità di credito bancario sicuramente la prima starebbe meglio, oggi, rispetto alla seconda, ma anche questo non è del tutto vero perché comunque soffrirebbe insoluti dai suoi clienti rientrando nel problema più generale. Concludendo, finchè non si utilizzeranno metodi di rilevazione comuni, non sarà mai possibile confrontare le diverse proiezioni economiche per cui c’è chi dirà una cosa (avendo ragione se ci si basa solo sul fatturato) e chi un’altra, completamente opposta (se connette gli ordini ricevuti ai flussi finanziari). In mezzo c’è la dura realtà di ottime imprese che rischiano, perché non riescono a stabilizzare i loro flussi finanziari per lavoro correttamente eseguito, ma pagato con scadenze molto più lunghe rispetto a quanto concordato.

In pratica l’azienda fa da banca ai clienti dopo aver goduto di ciò dal produttore o cambiando anche altri fornitori al fine di ripristinare precedenti affidamenti già scaduti e non onorati.
Per uscire fuori da questa vicenda (vedi ad esempio un articolo comparso sul quotidiano La Stampa di metà gennaio) l’imprenditore investe, nella sua stessa impresa, “gli ultimi risparmi” rimasti sperando che li abbia conservati!

Le tendenze delle materie prime

Acciaio

In termini di valore il prezzo dell’alluminio era 2 anni fa, quindi nel 2008 pari a 1.035 dollari la tonnellata, quando al 25 gennaio 2010 quotava 420 dollari. Il decremento di prezzo nel corso di questi 2 anni è stato pari al – 59,42% e del – 29,71% su singolo anno (il precedente dato rilevato nel rapporto STAMPI d’inizio gennaio fu pari a 380,5 il che significa un aumento del prezzo, in 1 solo mese del 10,38%)
Una crescita così importante del prezzo dell’acciaio, in un tempo molto ristretto, alla luce del calo mondiale di produzione pari all’8% (informazione diffusa il 22 gennaio 2010 dal World Steel Association) non è una buona notizia perché il caro materie prime apre sempre all’inflazione. Bisogna comunque riconoscere che gli eccessi dell’estate 2008 sono veramente lontani!
Una previsione sul prezzo dell’acciaio, almeno per il primo semestre 2010 non è per un suo apprezzamento, in quanto non ci sono le premesse congiunturali che ne giustifichino un trend rialzista. Con questa informazione gli operatori del mercato degli stampi, in Italia, si organizzino nei loro ordini d’acquisto e giacenza di magazzino.

Alluminio
In termini di valore il prezzo dell’alluminio era 6 anni fa, quindi nel 2004 pari a 1.616,5 dollari la tonnellata, quando al 19 gennaio 2010 quotava 2.212 dollari. L’apprezzamento nel corso di questi 6 anni è stato pari al 36,85% e del 6,14% su singolo anno (il precedente incremento registrato nel rapporto STAMPI al 12 gennaio 2010 fu pari al 37,61% nei sei anni e del 6,27% per anno, il che indica un temporaneo arresto del valore dell’alluminio).
Dopo una corsa molto accentuata, motivata da bisogni della speculazione di cercare alternative al rame, anche l’alluminio sta ritornando a valori compatibili con il mercato fisico del metallo.
Sul fronte del mercato effettivo, soprattutto in Italia ma anche nel resto d’Europa, una forte tensione sui premi di pani e billette primarie è stata la conseguenza dell’annuncio di Alcoa di sospendere la produzione agli stabilimenti di Porto Vesme e Fusina, a causa di una sentenza europea sugli aiuti di Stato per le tariffe dell’energia. L’allarme è in parte rientrato negli ultimi giorni dopo alcuni incontri tra le parti –Governo, Alcoa e sindacati –ma si prevede comunque una disponibilità limitata di metallo almeno nei primi 3-4 mesi del 2010. Non solo ma su questo specifico aspetto c’è da rilevare come la Sapa/Alcoa abbia perso, nella sola Italia, il 50% dei suoi distributori di alluminio per infissi che si sono consociati in un Consorzio, l’Allu System producendo un loro prodotto. Pertanto in Italia abbiamo da qualche mese un “made in italy” molto aggressivo per prezzi e qualità.
Non bisognerà attendere molto per assistere alla riscossa della Sapa/Alcoa intenzionata a recuperare il suo attuale gap di prodotto. Queste competizioni sono quelle che rendono il mercato vivo e gravido di novità dove anche gli operatori del mercato degli stampi possono trovare motivi per proporsi, essendo gli estrusori d’alluminio per infissi in piena evoluzione nel nostro paese.

Rame
In termini di valore il prezzo del rame era 6 anni fa, quindi nel 2004 pari a 2.460 dollari la tonnellata, mentre al 19 gennaio 2010 quotava 7.420 dollari. L’apprezzamento è pari al 201,6% nel corso di questi anni, ovvero il 33,60% per singolo anno.
Se si dovesse fare un confronto con il precedente rapporto per STAMPI i dati registrati furono pari al 197,88% e 32,98% nei 6 anni il che indica che il rame si è fermato nella sua ascesa di prezzo. Sulle previsioni per questo metallo di base, emerge un “disagio” per una quotazione di prezzo che prosegue nella sua salita senza apparente logica. L’Assofermet, nella sua rituale nota di mercato scrive “ce la siamo presa prima con i cinesi e gli indiani, poi, quando con l’arrivo dell’estate questi hanno smesso di comprare, allora abbiamo puntato il dito sui fondi d’investimento e gli speculatori, ora, venuta meno la spinta di alcuni fondi, stiamo trovando qualcun altro, a cui attribuire le fortune del metallo rosso e oggi si parla di primi segnali di ripresa, di sicuro non alla domanda di fisico che è latitante a ogni latitudine o ai fondamentali, che da tempo hanno un andamento svincolato dal prezzo (Stock +54% nello stesso intervallo di tempo) Tutte le previsioni di storni pesanti e prese di beneficio sono state puntualmente smentite. Esattamente un anno fa il rame quotava 3.050 USD/t (Settlement del 05/12/08) oggi 7026 USD/t (Settlement del 04/12/09)”
Ecco un passaggio molto profondo del confronto con Assofermet: lo sganciamento del mercato fisico da quello finanziario. Qui il problema si fa acuto. Dallo studio sull’intera storia delle “bolle finanziarie”, abbiamo sempre dovuto convenire che un andamento solo finanziario di una materia prima, non ha le basi per mantenersi autonomo dal suo versante fisico. Da queste scarne righe emerge una insostenibilità di un prezzo in costante ascesa, per cui è “matematico” che si sgonfi, perché non ci sono le condizioni minime per proseguire con questa intonazione.
La nota mensile di Assofermet prosegue: purtroppo da tempo il prezzo del metallo non si fa nelle miniere come in fonderia o lo determinano i consumatori; al contrario si costruisce ad opera e fantasia d’investitori che non conoscono la realtà effettiva del metallo, ma solo la sua solvibilità finanziaria. In questo contesto gli operatori reali sono semplici spettatori di una commedia scritta e diretta da altri.
Sul piano dell’attività effettiva, non ci sono aspetti particolari, in quanto è quella tipica del periodo, ovvero un rallentamento progressivo negli acquisti da parte dei principali consumatori nazionali ed europei. Ciò tradisce un atteggiamento di fondo, per cui sono in molti a stare alla finestra, attendendo di capire come effettivamente il mercato possa evolvere o comunque trovare un livello di relativo equilibrio.
Questa è la previsione prezzi di un “rialzista”, la Goldman Sachs JBWere:

Prospettive sulla grafite
La Tokai, presente anche in Italia come commercializzazione, conferma che a prezzi della materia prima crescenti o comunque fortemente variabili non verrà scaricato sul prodotto finale, alcun aumento.

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