Psicologia del consumatore scritto da Giovanni Siri con prefazione di Giampaolo Fabris edito da McGraw-Hill rappresenta un classico, ovvero un testo intramontabile nella materia. Di fronte a un’opera d’arte di questo livello non è possibile non avvicinarsi e studiarlo con grande attenzione ed è esattamente quello che è avvenuto. Purtroppo le attese e il senso di devozione che gli è stato riservato al libro non si è concretizzato nella realtà; il testo è certamente sbagliato almeno nel titolo. Il corretto titolo dell’opera sarebbe: L’ATTEGGIAMENTO PSICOLOGICO DEL CONSUMATORE NELLA MODA. Con questa sintesi identificativa il lettore e lo studioso può felicemente scegliere se leggere o no quest’opera.

E’ palese che se l’interesse dello studioso non fosse concentrato sulla moda, tutto il libro può essere archiviato o non studiato.

Oltre all’irritazione nel trovarsi indirizzati verso un segmento di consumo non considerato indispensabile, certamente interessante ma marginale (il mio vero interesse coglie il consumo quotidiano, perchè si compra carne e non pesce, perchè la bistecca anzichè il pollo) ci sono grandi problemi espressivi. 

Tali gravi problemi nel modo di scrivere sono principalmente:

  • il totale mancato rispetto grammaticale dell’apostrofo davanti alle vocali;
  • l’ossessivo richiamo di parole di sospensione come infatti, inoltre, quindi ed altre;
  • l’infezione del linguaggio con parole straniere, solitamente anglosassoni. Perchè accanirsi sul “multiple selves” quando stiamo semplicemente discutendo di Sè multipli? quindi Brand personality quando vogliamo spiegare che il marchio (non il brand) ha o dovrebbe avere una “personalità” nella quale il consumatore si potrebbe riconoscere?

Quest’accanirsi nell’usare devianza nel linguaggio ha una spiegazione. Il testo da per scontato che siamo passati da un’epoca moderna a post-moderna. Ecco il punto critico e debole dell’intera opera!

La differenza tra modernità e post-modernità è spiegata a pagina 35 dell’opera “Psicologia del consumatore”.

E’ moderno quel mondo che segue criteri di razionalità universale.

Al contrario è post moderno l’atteggiamento che iper-valuta il proprio punto di vista individuale in totale frammentazione del pensiero storico.

In pratica, in era post-moderna, ognuno dovrebbe pensare per sé stabilendo regole e comportamenti individuali da considerare legge e metodo. Francamente alla luce del conflitto russo-ucraino e quello arabo-israeliano, solo per citare l’attualità degli ultimi 2 anni scarsi, non pare che l’individualità sia così impositiva sul sociale. Al contrario resta la società che si scaglia contro un’altra comunità. Essere cittadini dello Stato d’Israele vuol dire far parte di un contesto sociale molto chiaro e netto, da non confondere con quello arabo. Considerazioni analoghe valgono per gli ucraini. In un mondo dove la Cina è una dittatura comunista che potrebbe scatenare una guerra invadendo l’isola di Formosa (detta Taiwan) dove si trova l’estro individuale, pietra angolare della costruzione sociale? Ecco dove il libro “Psicologia del consumare” cessa d’essere un classico, perde la sua importanza, restando un qualcosa che non è più indispensabile da conoscere, ma limitato solo a una nicchia di mercato autoreferenziale.

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