La probabile suddivisione in due stati indipendenti della Libia. Appunti di geopolitica 6
La probabile suddivisione in due della Libia. Più o meno siamo all’epilogo della vicenda libica. Cosa vuol dire? Di fatto, l’uso della forza più volte minacciato dall’Occidente verso il paese islamico, non ha avuto alcun effetto (e questo è un bene perché immischiarsi in una vicenda tra tribù non è saggio) ma il fatto più importante è un altro. La Libia si spezza in due. Da una parte la Tripolitania ancora sotto il controllo della tribù riconducibile al Colonnello Gheddafi, con il pieno controllo dei giacimenti petroliferi, dall’altra la Cirenaica con i suoi rivoltosi.
Fin qui il problema non è particolarmente grave, perché si tratta di una vicenda interna a un paese sovrano (forse antipatico ma riconosciuto da tutto il mondo, anche se negli ultimi 20 giorni c’è stata un’eccessiva corsa nello schierarsi) il punto però è come si potrà trattare sul piano politico & commerciale ancora con Gheddafi che è quanto in realtà ci interessa?
Ciò che realmente temo, come analista economico, è la perdita d’influenza del mio paese sulla Libia a tutto vantaggio della Cina che non si è schierata, anzi ha chiesto e ottenuto moderazione all’ONU, ribadendo quanto la ribellione libica fosse una vicenda interna.
A conti fatti ci siamo “giocati” il mercato libico! A meno che la probabile suddivisione del paese in due non moltiplichi altrettanto il nostro mercato: è un’utopia da coltivare!
A me scoccia fare il pessimista o pensarla sempre diversamente dagli altri, ma quanto avrei voluto che ci fosse stata più moderazione e meditazione da parte di tutti (Cancellerie come singole persone) Pochi hanno le idee chiare sull’Islam e il mondo arabo, ma tutti hanno detto la loro; sbagliando! Perché viviamo in una società civile così superficiale?
La colpa è senza dubbio della scuola che non ha preteso ai suoi allievi che si studiasse quanto necessario per capire, anziché ripetere a pappagallo le quattro cose dette a lezione.
Sarà possibile da parte delle nostre imprese porre riparo a un incauto giudizio morale, espresso da parte nostra su una cruenta lotta tra tribù tradizionalmente ostili tra loro?
Qui dipende molto dal governo e non più dalle imprese. Ecco ancora una volta confermato come l’autorità del governo, diventa in economia insostituibile. Già quando subimmo il crollo del mercato nel 2008 abbiamo capito l’importanza del Governo, che in epoca di globalizzazione era stato anch’esso frettolosamente superato, considerato obsoleto.
Notate quanta fretta nel decidere (tipico della globalizzazione, ma non per questo corretto) sul valore delle istituzioni e nell’intervenire?
Noi abbiamo bisogno della Libia, ma non la Libia di noi. L’industria cinese e il bisogno di quel paese di petrolio e gas faranno il resto, come già avvenuto in tutto il continente africano. La probabile suddivisione della Libia in due apre scenari anche per altri paesi con il Sudan.
Cosa possiamo imparare da questa vicenda?
Sicuramente che la globalizzazione va profondamente rivista e ridimensionata, non solo, ma urge dedicarsi al mercato interno anziché giocare a fare gli esploratori in mercati, di cui non se ne conosce la storia e dinamiche interne.
Le aziende dovranno dotarsi o chiedere consulenze ai sociologi, economisti e studiosi per ottenere quelle capacità d’analisi che obiettivamente non hanno. Emerge con sempre più chiarezza, quanto inadeguate siano le nostre imprese nell’azione commerciale. Prive di idee di fondo, azzardano per poi doversi ritirare. Perché non riusciamo ad avere imprese complete per quanto piccole?
La crisi libica finirà (forse è già al suo epilogo) ma resta un mondo imprenditoriale italiano orfano di un metodo per agire sui mercati internazionali. I tedeschi lo hanno, i francesi no e gli italiani neppure. Oltre agli stilli della Confidustria, che troppo ha osato nella politica nazionale, degli ultimi mesi, rischiando di sporcarsi nella contesa tra fazioni, si potrà sperare in un memorandum d’intesa imprese-governo, per stabilire quali sono le regole e il metodo per agire sui mercati internazionali oltre le annose vicende sul fisco e aiuti già sul tavolo?
Conclusione: al di là degli umori di piazza, chi ha perso nella crisi libica è l’Italia. Non abbiamo una politica di resistenza all’immigrazione selvaggia e le nostre imprese continuano ad essere impreparate.