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Pomodori doppia elasticità. Calcolo. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Pomodori alla prova del calcolo della doppia elasticità. Proseguendo il nuovo, quanto originale filone di ricerca microeconomico sulla doppia elasticità, ora la ricerca empirica si concentra su un bene alimentare molto diffuso: il pomodoro.

Come da grafica allegata, si noti il naturale contesto di prezzo in ordinata e quantità per l’ascissa. Quindi la bisettrice, che partendo dall’origine coglie la curva di domanda esattamente in un punto detto d’elasticità unitaria. Come noto in questo punto un incremento di prezzo conduce ad un automatica contrazione della domanda. Tali variazioni sono perfettamente equilibrate ed identiche in termini percentuali. Ciò vuol dire che il negoziante non ha vantaggio o svantaggio dalla manovra del prezzo (irrita solo i consumatori che si vendicheranno).

Dalla grafica emerge come l’elasticità dei pomodori si collochi in due posizioni diverse.

Nel periodo invernale il consumo di pomodori si configura come un bene del tipo ELASTICO. Vuol dire che potrebbe esserci come assente. Il pomodoro è considerato un completamento della tavola, ma se non ci fosse non vengono sconvolti gli assetti cromatici e di gusto del pasto.

Con tale percezione, definibile “elastica” la reattività alla modifica del prezzo da parte del consumatore è molto accesa registrando (in un centro abitato di 1,5 milioni di residenti) un’elasticità del 2%. Vuol dire che se il prezzo subisse un incremento percentuale dell’1% la risposta, in negativo, del consumatore, sarà certamente di rifiuto al consumo del prodotto e di dimensione doppia!

I commerciati sono avvisati.

Tutto cambia nel periodo estivo dove lo stesso prodotto è invece ritenuto necessario sulla tavola e nel completamento dei pasti.

In questo caso un aumento del prezzo di vendita dell’1% produce sempre la contrazione nel consumo del bene ma, in termini percentuali, a metà dell’aumento del prezzo. Vuol dire, in “soldoni” che l’aumento del prezzo giustificato è sopportabile dal venditore perchè perde meno consumo rispetto a quanto accade d’inverno.

Sarebbe interessante proseguire la ricerca empirica e ci si sta organizzando per questo, per capire come il consumatore recepisce l’aumento del prezzo nel successivo periodo invernale; si vendicherà e ridurrà permanentemente il consumo del bene già reduce dell’aumento di prezzo dalla passate estate?

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