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Piano di assistenza (Recovery fund) con i soldi di chi?

by Giovanni Carlini
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Si chiama piano d’assistenza che tradotto in lingua straniera è detto “Recovery fund“. Il fatto che all’estero Milano la chiamino “Milan” non vuol dire che noi dobbiamo chiamarla in inglese come Firenze/Florence e Roma in Rome.

Lo stesso fastidio si riceve nel martellamento in TV sulla chiusura delle attività lavorative detto per moda ed esibizionismo linguistico “lookdown”.

Non è finita, proseguendo nella riflessione e sul piano lavorativo, lavorare da casa si chiama lavoro agile o da remoto, non “smart working”.

Perché quest’ostilità all’uso esibizionistico dei termini stranieri nel linguaggio italiano? E’ semplice. Prima di tutto l’esibizionismo è una patologia del comportamento deviato, pertanto un atto umano che esprime immaturità. A seguire l’applicazione del pensiero di Vygotskij descritto nel testo “Pensiero e linguaggio”.

Vygotskij afferma: parlare a un bimbo in un linguaggio madre, significa introdurlo nella famiglia. Ne consegue che l’abuso di termini stranieri nel linguaggio corrente, ROMPE l’armonia sociale del clan e della società. Dalla ROTTURA del senso d’appartenenza alla comunità derivano ad esempio anche la latitanza al voto e l’evasione fiscale quale senso di non appartenenza allo Stato. Peccato che un concetto così semplice non sia stato capito praticamente da nessuno oggi in Italia. 

Chiarito che il piano d’emergenza tale è, senza esibizionismo linguistico esterofilo, il punto ora è molto più drammatico.

Dove sono i soldi del piano d’assistenza?

In Italia c’è gente (quello non eletto da nessuno e privo di legittimità politica, tal l’avvocato Giuseppe Conte) che discute come spendere denaro che non c’è. Questo è folle. Siamo in una situazione di vendita della pelle dell’orso senza neppure averlo ucciso.

Ogni considerazione, a questo punto è rinviata agli elettori per pronunciarsi in termini di voto. Voto al quale il Conte non è soggetto perché non risponde a nessuno per le sue scelte (da qui l’illegittimità politica che lo affligge).

Il guaio è che non c’è in vista alcuna verifica politica tale da dimostrare la legittimità o meno dell’attuale esecutivo.

Quando si potrà votare, nel futuro, i danni saranno ormai definitivi conclamando il fallimento della Repubblica italiana. Su questo argomento sono stati già pubblicati due studi in questo stesso sito.

 

Tacendo sul fallimento della Repubblica. Prof Carlini

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