Il paziente ammalato di Parkinson spesso soffre d’invidia verso chi è sano. Studi riferiti alla teoria sociologia al Parkinson – The Prisoner of Parkinson.
Il paziente ammalato di Parkinson lo si può aiutare grazie all’unica teoria sociologica esistente al mondo per le malattie di lunga degenza. Il nome della teoria è già noto in tutto il mondo: si chiama The Prisoner of Parkinson, nel contesto della sociologia della sofferenza (pain sociology). La prospettiva della Teoria è nota: siamo in presenza di una mente sana in un corpo malato, quindi un prigioniero. Questa impostazione vale almeno per i primi 3 step della malattia (articolata su 5 livelli). Quindi un sano in un corpo malato.
Questo essere con la mente sana in un corpo malato, in progressiva perdita di quote di lucidità, ha dei segnali da considerare. Un tipico segno dello scadimento nella lucidità del paziente è la sua invidia verso chi è sano. Ovviamente non si può per nulla generalizzare. L’invidia verso i sani comunque colpisce più i maschi che le donne, forse per un’immaturità caratteriale che caratterizza il genere maschile. E’ difficile fornire delle statistiche in assenza di una ricerca nazionale ancora non finanziata se non per informazioni di base. La ricerca già sviluppata nella direzione del prof. Cipolla, negli anni 2015-2016, da cui questa teoria nasce in forma autonoma, ha rappresentato solo un timido inizio.
Certamente il paziente ammalato di Parkinson esprime la sua patologia in questa macerata e sofferente invidia. Si tratta di un segno della malattia che non va confuso con la genuinità della persona qual’era prima del Parkinson. A questo stadio della ricerca si apre un grande tema: non confondiamo il comportamento odierno del paziente con la sua effettiva natura umana oggi, in trasformazione non voluta.