Home CULTURA E SOCIETÀCRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE E POLITICAPolmonite cinese Parenti di morti da polmonite cinese. Prof Carlini.

Parenti di morti da polmonite cinese. Prof Carlini.

by Giovanni Carlini
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I Parenti di morti da pandemia di virus cinese meritano il più grande rispetto possibile. Su questo non si discute.

Un’apertura di questo tipo alla riflessione che segue è INDISPENSABILE.

Come già scritto s’attendono monumenti nelle pubbliche piazze che celebrino i deceduti da polmonite cinese e i rispettivi parenti.

In prospettiva (ad oggi), di oltre 22.000 decessi sono troppi per non segnare una fase della storia moderna della Nazione.

Oltre a quest’areola di santità, che avvolge i parenti di morti da polmonite cinese, emerge con sempre più vigore un comportamento diffuso classificabile come “assalto alla diligenza”.

In pratica si moltiplicano i casi tesi a “far cassa” sul parente deceduto.

Questa tendenza coglie tutto e tutti senza alcuna distinzione, Regione, Istituzioni, case di riposo, ospedali e comunque sia.

Qui si vuole isolare le responsabilità che rappresentano le case di risposo dagli ospedali.

Probabilmente è un pregiudizio, ma si ha una percezione negativa sulla gestione degli ospizi in generale per cui è sano far luce su questo segmento.

Diversa è invece la vicenda degli ospedali per i quali si auspica a un’amnistia generalizzata che chiuda ogni ipotesi possibile di contenzioso.

L’amnistia, per tutto il personale sanitario di ogni luogo e servizio, tranne le case di riposo, risponde probabilmente a un atto di civiltà.

Ora però, sul piano sociologico c’è da chiedersi che sta accadendo, perchè parte della Nazione è come impazzita? Basta stare a casa solo 2 mesi per “dare i numeri”, tutto qui?

Estendendo il ragionamento sui parenti di morti da virus cinese, perchè anziché essere grati agli sforzi compiuti, “mordono” le istituzioni?

Il pensiero sociologico che qui si vuole offrire compete alla SCOMPOSIZIONE DELLA COMUNITA’ SOCIALE.

Vuol dire che ci sono più motivi per NON sentirsi parte di una comunità in Italia, che al contrario compattarsi intorno a valori condivisi.

Un esempio, piccolo ma significativo riguarda il linguaggio. Se spezziamo la forma espressiva non ci capiamo più tra di noi.

C’è gente che afferma: ti faccio una call.. ma che cosa vuol dire? Probabilmente ti telefono!

Altri soggetti parlano di smart walking quanto in realtà è lavoro da casa usando il computer o lavoro agile.

In TV si sente parlare di ...task force… cosa sono forze d’attacco? In realtà solo gruppi di lavoro.

C’è ancora un’altra espressione di moda: lookdown. Che vuol dire se non chiusura generale?

L’uso improprio di linguaggio non nazionale contribuisce a smembrare la comunità legata a un linguaggio.

Se poi all’importazione di terminologia straniera ci si mettono anche 10 milioni d’immigrati di cui 5 divenuti “cittadini”, il quadro sociologico nazionale critico inizia a completarsi.

La doppia importazione d’immigrati clandestini e di terminologia straniera, rappresentano un passaggio di rottura del sentimento nazionale.

Le conseguenze? la conflittualità!

La Nazione è molto più nervosa e agitata da quando abbiamo Capi del Governo non eletti da nessuno (dal 2012) e doppia importazione.

Sono dettagli da considerare nel quadro complessivo di degenerazione progressiva della relazione sociale nazionale.

Non si è europei se prima non ci si riconosce italiani (a proposito c’è ancora la UE?)

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