Organizzazione dello spazio di vendita. Nasce, con questo primo articolo, una serie di riflessioni estremamente pratiche, tese a rendere i negozi più vicini e adeguati alle richieste dei clienti.
Mentre negli Stati Uniti l’attenzione del commercio è massima verso l’utenza, altrettanto non è in Italia. Come potremmo modificare il quadro non edificante dei negozi commerciali italiani?
Il primo aspetto che si desidera sollevare riguarda l’accessibilità del bagno. In Italia manca questa cultura. La stessa Rinascente a Milano, pur avendo bagni, non sono adeguati allo stile e all’eleganza che la compagnia vorrebbe esprimere.
Detto in termini più diretti non c’è una cultura del bagno per clienti nei negozi italiani eppure potrebbe essere un ottimo veicolo di trasmissione d’idee e prodotti per la casa!
Al netto dei costi di realizzazione dovrebbe essere previsto per legge uno spazio di bagno proporzionato alla grandezza dell’esercizio commerciale.
Mi spiego. Nel caso della Rinascente a Milano, con uno spazio commerciale occupabile-vivibile da, ammettiamo, 5mila persone, quante potrebbero richiedere l’uso dei servizi allo stesso tempo?
Una legge di civiltà, forse non gradita alla Confcommercio, dovrebbe prevedere che lo 0,5% della clientela ricevibile in negozio, potrebbe aver bisogno di un bagno.
E’ poi nell’arte del gestore del negozio arredare il bagno per clienti come se fosse un dipartimento di vendita per prodotti di casa.
I vantaggi di un bagno “degno di questo nome” per il negozio non si limitano solo alla civiltà del benessere.
Lo spazio commerciale che vende anche quando esposto in bagno riceve solitamente una crescita del fatturato pari al 4% circa rispetto alla privazione di servizi all’utenza.
Nel caso il negozio non sia connesso con i prodotti in uso nella toletta (quindi no fiori, profumi, detersivi e carta da bagno) la crescita del fatturato è ridotta, mediamente a un +2%.
Basteranno questi numeri per pensare una nuova organizzazione dello spazio di vendita in Italia?