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Organizzazione aziendale, Richard L. Daft, capitolo 3, critica

by Giovanni Carlini
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Organizzazione aziendale, Richard L. Daft, capitolo 3, critica al testo.

Il riferimento del libro è sulle grandi aziende, quando in Italia, ad esempio, la media è per 3,1 dipendenti per impresa.

Organizzazione aziendale è una scienza a favore del mondo delle imprese. Ovviamente dalla materia derivano molti testi. Nel dettaglio, Organizzazione aziendale è anche il titolo del testo in uso in ogni università del mondo. Richard L. Daft ha avuto gran fortuna in questo e gli siamo tutti grati per il lavoro svolto. Studiando a fondo il capitolo 3 emergono i diversi modelli d’organigramma. In tutto sono 5 schemi più le soluzioni intermedie da studiare caso per caso. Emergono in questo modo:

  • il modello funzionale. Quello classico di un capo che coordina più responsabili. Produzione, qualità, marketing, commerciale e amministrativo con il personale. Il funzionale ben si adatta in un’impresa con pochi prodotti. Lo schema gerarchico è quello prevalente. Si comanda ed eseguono le disposizioni;
  • al funzionale s’associa il modello divisionale. Questo quando l’azienda produce più articoli. Ad esempio, aerei, navi e automobili. In questo caso, al posto del direttore di produzione si troverà il responsabile produzione “navi”. Questi avrà in se il direttore di marketing che è diverso dal suo collega settore aerei. Già qui emerge una pericolosa duplicazione di ruoli e quindi un maggior costo d’impresa;
  • i difetti del modello divisionale sono corretti da quello orizzontale. Qui, il marketing come la qualità e le altre funzioni sono a fattor comune con tutte le diverse produzioni.
  • sino ad ora abbiamo esaminato una suddivisione per area di prodotto, partendo dallo schema divisionale. Una visone diversa d’organigramma sostituisce il prodotto con la macro area d’intervento. Ad esempio navi, auto e aerei sono nel settore trasporti. Ambito diverso da quello, ad esempio, delle energie alternative. Nasce così il modello a matrice.
  • infine, per quelle imprese pur piccine che agiscono sul mondo, il modello a rete. Significa affidarsi ad appalti nel mondo per offrire un servizio.

Quanto spiegato da Daft è bellissimo ma resta dov’è. 

In Italia abbiamo 4,5 milioni d’imprese con un numero di dipendenti medio di 3,1 persone.

In Germania ci sono 4,3 milioni d’aziende con una media di 35 dipendenti l’una.

Nel nostro Paese, quando va bene, siamo nel modello funzionale!

Quando Daft mischia aziende private e pubbliche (ospedali e università) negli schemi organizzativi, crea confusione. Almeno in Italia (ma è così nel mondo) ci sono mentalità organizzative diverse tra il pubblico e il privato! Ecco il punto. Daft, nello studiare l’organizzazione aziendale, tende a dimenticare il fattore umano. Appunto quelle resistenze al cambiamento che le persone soffrono e offrono e il contesto economico globale.

La critica al testo è d’aver isolato l’organizzazione aziendale dal contesto più ampio. 

E’ chiaro come questa critica non esime dallo studio approfondito del pensiero dello studioso! 

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