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Oggi in Gran Bretagna vince, con ampi margini il partito pro-Brexit, ma non può che essere così, trovandosi la Ue alla fine della sua missione.

Brexit vuol dire: è meglio essere britannici che nella Ue.

Un concetto di questo tipo è completamente sconosciuto in Italia e nel resto della Ue. Ciò che è peggio riguarda la voluta non immaginazione sulle prossime conseguenze sulle Ue dalla seconda vittoria della Brexit.

Sfogliando un libro di recente pubblicazione, qui apertamente criticato per forma espressiva e sostanza, emerge una novità.

A pagina 68 del testo “I sicari della pace” l’autore, Luca Bellocchio, monotonamente pro-Ue, accenna, senza approfondire, le ipotesi d’accordo tra l’amministrazione Trump e il governo britannico.

Quello che non è scritto nel testo del Bellocchio, riguarda la possibilità molto concreta di doppio dazio sulle merci Ue dirette verso gli Usa.

Il meccanismo è semplice.

Oggi i prodotti Ue diretti verso il mercato statunitense partono dai diversi porti per solcare l’Atlantico.

Con i nuovi accordi tutte le merci Ue, con destinazione Usa, dovranno transitare solo attraverso i porti britannici.

In parole povere significa dichiarare la Gran Bretagna come “port of entry” degli Usa in Europa.

Tutte le merci Ue, che ancora vogliono raggiungere gli Usa, pagheranno dazio inglese e dazio americano.

Una simile impostazione porta la nuova Inghilterra a un ruolo di forza verso la Ue e anche finanziariamente in grado di disfarsi delle rissose Scozia e Irlanda.

Perchè perdere tempo e denaro con gli scozzesi e irlandesi, quando una piccola Britannia anzichè Gran Bretagna, potrebbe essere molto ricca e benestante?

Da una prospettiva di questo tipo emerge il fallimento di alcune banche tedesche al cui salvataggio sono chiamati i diversi governi europei.

Si veda ieri sera, in Italia, l’approvazione a forza e di misura di un provvedimento di legge per il trasferimento di fondi dall’Italia alla Germania.

Oggi, con l’elezione e conferma della Brexit, ancora una volta si ferma la globalizzazione per aprire una nuova era.

La nuova stagione vede la fine della globalità.globalizzazione e l’apertura della nazionalità e nazionalizzazione degli accordi a due, tra singoli stati anzichè molteplicità (come sul clima) a 170 stati.

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