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Le nuove tendenze nello sviluppo dei garden. prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Esperienze innovative in ambito garden

Le nuove tendenze nello sviluppo dei garden
dal nostro corrispondente all’estero – Giovanni Carlini

Questa corrispondenza conterrà poche parole e tante immagini. Lo scopo è di far vedere cosa si desidera condividere con i florovivaisti italiani lettori di GREEN UP. Per far ciò servono delle premesse che chiariscano il concetto.

Le premesse

Nel momento in cui queste note sono scritte, qui negli USA una banca privata californiana è fallita e in Italia la Confindustria si dice preoccupata per un calo della produzione industriale troppo consistente e comunque nell’ordine di ide del 6,6 per cento. Messi insieme, questi particolari, sono parti di un unico problema che conduce ad un’unica conclusione per cui la globalizzazione va ripensata. Tradotto in termini pratici, questo concetto, significa crisi di consumi che si sente qui, in Nord America, come in Europa. Se il quadro congiunturale è così strutturato, serve un riscatto sia nella gestione che nell’ aggressività commerciale dei nostri garden, capace di ampliarne il fatturato, ma più credibilmente, consenta di restare sul mercato, almeno con gli attuali livelli di ritorno sulle vendite. Dal 2000 mi interesso di garden e florovivaismo. Fui chiamato in questo settore dal Signor Milani che oggi non partecipa più a questa testata, e in tutto ho visitato tra il Canada, gli Usa, l’Olanda e l’Italia più o meno 5.000 garden, ma solo negli ultimi 18 mesi ho effettivamente constatato, in questo ambiente, due aspetti veramente potenti:
– la preoccupazione per vendite ferme o con tendenza al ribasso;
– l’attivismo nel ricercare nuove forme di coinvolgimento dei clienti.

Le tendenze

Tralasciando la paura che contraddistingue tutti coloro che ho incontrato sulle due sponde dell’Atlantico e che non merita commenti, le tendenze in atto sono:

a) il sempre più attivo coinvolgimento dei bimbi in aree appositamente predisposte per le loro attività ludiche capaci d’attirare i rispettivi genitori;

b) come si coinvolgono i bimbi, il loro naturale estremo opposto è la terza età, qui interessabile attraverso corsi di giardinaggio, che diventano momento di socializzazione per loro molto gradito (le persone mature usano poco internet, ma sentono allo stesso modo il bisogno di comunicare-relazionare e la scusa di un corso, che comporti anche manualità è quanto usualmente cercano)

c) collegata alla formazione per la terza età, c’è il bisogno di trasformare il garden in punto di ritrovo dove non ci si reca solo per comprare, ma anche per trovarsi con le altre famiglie, i bimbi giocano, i nonni si fanno il corso per invasare i gerani, le signore passeggiano tra i vialetti del garden come se fosse un ricco giardino all’italiana e gli uomini parlano di carriere che non decollano allo spaccio bevande del garden;

d) è in atto un ampliamento della gamma di prodotti offerti (vino e formaggio ad esempio) nel senso perfettamente contrario a quanto osservato in Europa. No a candele, animaleria e vasche per pesci rossi, si a prodotti biologici, magari direttamente coltivati dal garden (quindi sotto controllo dell’utenza) che possono essere venduti come frutta fresca o connesse elaborazioni, in forma di marmellate e conserve. Ecco che l’alimentare approda nel garden se frutto di lavoro appositamente realizzato per la propria clientela. Mi spiego. L’alimentare qui presentato, non rappresenta una linea di prodotti in più da aggiungere a quella corrente, ma un “dono”, un qualcosa di riservato ai soli clienti che il garden produce. Non si tratta di diventare contadini, ma interpreti dei bisogni dei clienti, sottolineando che in questo segmento, la grande distribuzione non può accedere .

e) Il garden diventa trasversale su più bisogni, ma non un supermercato o accozzaglia di generi merceologici diversi, ammucchiati tra loro solo per sperare di battere qualcosa in più sullo scontrino. Il garden di un luogo di turismo offre ciò che quella terra sa dare come fiori, piante, frutti e ortaggi con annesso artigianato, direttamente correlato a questo tipo di sensibilità (cestini di paglia, sedie, pomodori trattati)

Un garden di città offre un tipo di genuinità che il supermercato alimentare non può dare e così la pasta in casa, che proviene dalla fattoria vicina, il pesto, il sapone fatto con le essenze naturali artigianali. Un garden di montagna (sorge spontanea la domanda per il lettore: ma il mio garden che cos’è?) offrirà le creme che spesso vengono fatte nelle vallate delle nostre Alpi. Il concetto qui da recepire è semplice, cosa capiscono i clienti dall’immagine fugace della facciata del garden e sul cosa ci sia che ne valga la pena per una visita ? Se il negozio il florovivaismo sa diventare un posto dove è bello incontrarsi con le altre famiglie, fare due passi, bere qualcosa, far giocare i ragazzi e vedere le piante che ci sono per abbellire il balcone di casa, come anche regalare un mazzo di fiori, prendendo pure la marmellata per la crostata da fare in casa o acquistata già fatta e il tutto in un parco o itinerario che consenta un relax, allora il garden ha un senso, altrimenti a che serve e a chi?


Serie di Foto 4: il garden inteso come passeggio, ritrovo, posto di relax rappresenta un livello irrinunciabile d’attrattiva per la clientela. Si è constatato quanto si spenda di più in coppia o in famiglia che da soli. Ciò significa che il garden deve saper accogliere tutte le componenti del clan familiare rispettandone le età e bisogni. Se i bimbi giocano nelle aree ludiche, i genitori nel loro

Serie di Foto 6: in questa serie d’immagini s’apprezzano i circuiti di passeggio nel garden, la loro organizzazione e richiamo con insegna all’ingresso del negozio. Non mancano figure emblematiche come il legno contorto che hanno il solo ruolo di restare in mente ai passanti e attirare interesse.

Conclusioni: il garden o cambia o muore
Il solo commerciante che compra e vende piante in un garden, ha fatto il suo tempo ed è destinato o a scomparire o a vedersi fortemente ridotto nel ruolo e influenza sul mercato, dalla temibile concorrenza della grande distribuzione e dalla mancanza di un’immagine definita agli occhi del pubblico. Al posto del solo commercio serve la produzione e l’intrattenimento, ovvero qualcosa che caratterizzi e individualizzi il rapporto florovivaista- cliente e, non solo, lo differenzi per itinerario e scelte dagli altri. Se questo avviene (come accaduto in diverse altre aziende di garden) si aprono livelli di fatturato importanti e in grado di fare la differenza.

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