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Che non si confondano aumenti di prezzo con maggiore ricchezza

by Giovanni Carlini
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Che non si confondano aumenti di prezzo con maggiore ricchezza. E’ un errore comune nella globalizzazione. Spesso si confondono questi concetti. E’ quell’errore virtuale che commette il distributore-venditore.

Che non si confondano aumenti di prezzo con un’illusoria percezione di ricchezza! Come noto a tutti, i prezzi delle materie prime sono in costante crescita. Questo grazie all’ingresso massiccio della speculazione dal 2004. Prima s’avventuravano sui metalli di base intrepidi investitori. Oggi il pensionato passeggiando in piazza, discute di ferro e alluminio. Apparentemente il processo potrebbe apparire un passo in avanti verso la democratizzazione del mercato.

In realtà, osservando da trent’anni il mondo della finanza, ho sempre visto il crollo dopo l’euforia. Quando i prezzi non rispettano “i fondamentali” il resto è speculazione. Il fenomeno tecnicamente si chiama “rottura del mercato”.

Infatti il Sole 24 Ore dell’8 giugno 2017 titola. Gli investitori delusi voltano le spalle alle materia prime. La festa (follia) iniziata nel 2004 è finita nel 2017. Quanti guasti e quante aziende sono fallite!

Il vero pericolo da speculazione lo ha già espresso il Presidente degli Stati Uniti. Quindi il presidente del Fondo Monetario Internazionale. Si è aggiunto quello della Banca Mondiale. Ci sono le riflessioni della FED e della Banca Centrale Europea. Il pericolo per un “secondo colpo” nella crisi.

Gli economisti più lungimiranti descrissero la crisi, come “curva a W”.

Ecco il punto. Oggi non siamo in grado di sopportare un rilancio della crisi. Dopo Brexit e Trump, il mercato globale collasserebbe. Forse è un bene che la globalizzazione finisca, non ha saputo mantenere le promesse. Una globalizzazione con delocalizzazione ha rappresentano un flagello per l’Occidente. Pur essendoci politiche di reshoring il danno è fatto. Tutti concetti descritti nei libri di Bauman e altri autori. 

La precarietà da lavorativa è diventata affettiva. Ecco il motivo dei divorzi al 43% e degli abbandoni al 60% nelle coppie nomali non coniugate. Sono i numeri del dramma sociale.

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