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No vaccinazione: gente frutto della devianza da globalizzazione

by Giovanni Carlini
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No vaccinazione: gente frutto della devianza da globalizzazione. Forse pochi se ne sono accorti, ma la globalizzazione (attiva dal novembre 2001) ha introdotto devianza nella società. Dal precariato nel lavoro, si è passato al precario nei sentimenti e valori.

No vaccinazione come devianza sociale pura. Tradotto vuol dire malattia. Gente che pur d’esprimersi in una forma individualistica esasperata, mette a rischi i figli, non merita neppure la potestà. Significa che l’autorità di decidere sul futuro della prole, è messa in seria discussione per i “genitori” no vaccinazione. Che cosa sta accadendo?

Nulla di specifico nel dettaglio. Si tratta solo dell’ennesima manifestazione d’esibizionismo necessaria in una società globalizzata. 

Nel disagio da globalizzazione, c’è anche il megalomane bisogno di farsi notare. Non è importante la motivazione. Forse questo è veramente l’ultimo degli aspetti da considerare. L’importante è apparire in un qualche modo. Meglio se questo “esserci” giustifica un certo gruppo “elitè” che si distanzi e distingua. Ecco che emerge nuovamente la connessione tra precarietà lavorativa e precarietà affettiva, già esaminata. Il riferimento è al quel 43% di divorzi (dato ISTAT) che si registra in epoca globalizzata. Quindi anche al 60% di separazioni (dato stimato) tra le coppie normali non coniugate. Per normali s’intendono non quelle omosessuali. In questo contesto si considera l’omosessualità come una malattia del comportamento con effetti sessuali.

Tornando ai soggetti “no vaccinazione”, lo studio del loro comportamento esula dal motivo in essere. Il tutto risponde solo, come già indicato, a una militanza fine a se stessa. Un qualcosa tanto da fare per farlo. 

Come curare una patologia sociale di questo tipo? Ecco il vero punto concettuale su cui ruota l’intera ricerca.

Questa malattia dell’esibizionismo, alimentata da un erroneo e maniacale uso dei social, richiede una profilassi sociale. In pratica è necessario che siano lo Stato e la Scuola a intervenire. Purtroppo queste strutture non possono agire, perché sono gli epicentri di malessere sociale. Da qui nasce lo stallo culturale che tutti stiamo soffrendo. Peccato che la società debba considerarsi bloccata da un eccesso di scarto sociale. Si tratta di una precisa responsabilità del partito “di governo”, il cosiddetto “Pd” reo di mancata educazione sociale.

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