Nella doppia elasticità in ambito di microeconomia, proseguendo i due studi già pubblicati in questo sito Web d’approfondimenti, cercando casi concreti che siano d’indirizzo per chi ci legge ecco i gelati!
Il caso concreto serve ai supermercati, ad esempio, come agli alberghi nella vendita delle notti, ai ristoranti etc. Questi studi necessitano a tutti coloro che hanno a che fare con la vendita e il contatto con il consumatore.
Nel caso specifico il gelato si presenta come un bene elastico nel periodo invernale. Vuol dire che un aumento del prezzo di vendita del prodotto comporta una contrazione nel consumo da parte del cliente, in misura percentualmente superiore all’incremento del prezzo.
Ad esempio, se in inverno il gelato dovesse aumentare del 5% la riduzione nelle vendite sarà del 7-8-9%. Una dinamica di questo tipo non è ovviamente tollerabile per un negozio o supermercato che sia. Ne consegue che nessuno s’azzarda ad aumentare il prezzo di un bene elastico.
Ovviamente essendo questo prodotto non necessario, di lusso o voluttuario (se c’è va bene, in caso contrario cambia poco) è definito elastico.
Dalle misurazioni eseguite osservando il comportamento di consumo del gelato nei diversi punti vendita di una città da 200mila abitanti è stata registrata un’elasticità del gelato d’inverno intorno al 3%.
Tradotto significa che nel periodo invernale un aumento del prezzo di vendita di un 1% porta il consumatore a reagire con un -3% nel consumo.
La stessa identica dinamica osservata nei 4 mesi estivi (da inizio giugno a fine settembre) ribalta l’intera prospettiva. Un incremento dell’1% del prezzo di vendita produce si una contrazione nel consumo del bene ma solo dello 0,2%.
Spiegando il concetto meglio, l’aumento di prezzo su un genere di questo tipo (dal lato del negoziante) è bene avvenga nel periodo estivo anzichè quello invernale.
Nella doppia elasticità proseguono le osservazioni su altri tipi di prodotto.